Aggiungo una piccola nota a margine del tema della schiavitu' in Paolo, visto che negli ultimi tempi ho scritto qualche post su questo e che nei giorni scorsi mi e' capitato di leggere con interesse un articolo (apparso in uno dei piu' recenti fascicoli di New Testament Studies) di Peter Arzt-Grabner, professore di papirologia e scienza biblica del Nuovo Testamento all'Universita' di Salisburgo. Il contributo, dal titolo "Gott als verlässlicher Käufer: einige papyrologische Anmerkungen und bibeltheologische Schlussfolgerungen zum Gottesbild der Paulusbriefe" (Dio come compratore affidabile: alcune osservazioni papirologiche e conclusioni di teologia biblica sull'immagine di Dio nelle lettere di Paolo"), si occupa in particolare del termine arrabon ("caparra"), che Paolo usa in due versetti della Seconda lettera ai Corinzi (1:22 e 5:5).
Arrabon e' uno dei molti concetti legati alla vita economica e commerciale che Paolo usa nelle sue lettere. Arzt-Grabner ha gia' dimostrato in un minuziosissimo volume dedicato alla Lettera a Filemone (pubblicato nel 2003) che Paolo mostra una notevole familiarita' con le formulazioni specifiche dei contratti di apprendistato per tessitori, che conosciamo in numerose copie papiracee: a un punto tale che appare affidabile la tradizione di Atti 18:3 - l'apostolo sarebbe stato un imprenditore nel campo della tessitura. Arzt-Grabner produce una lunga serie di testimonianze papirologiche in cui il termine arrabon viene utilizzato per indicare l'acconto che un compratore consegna al venditore come caparra del pagamento finale che avverra' entro un tempo stabilito e contestualmente alla consegna della merce. Ci rimangono numerose ricevute che attestano la consegna di queste caparre per l'acquisto di ogni tipo di beni (anche schiavi), ma anche di servizi (nell'articolo troviamo l'esempio di un contratto per la raccolta di olive e, molto curioso, per la cattura di topi). Arzt-Grabner conclude che, in un mondo di incertezza come quello antico, l'arrabon serve a dare ai venditori la sicurezza che i compratori completeranno l'acquisto, pena la perdita della loro caparra.
Questo elemento di garanzia sarebbe, alla conclusione dell'articolo, la ragione per cui Paolo usa l'immagine dell'arrabon nella sua lettera: servirebbe a confermare nei suoi destinatari la fiducia in Dio che, come compratore affidabile, ha lasciato una caparra. Ovviamente, e' interessante cercare di capire quali siano gli altri elementi di questa transazione metaforica. Giustamente, Arzt-Grabner avverte che nell'uso metaforico di Paolo non ci si puo' aspettare di trovare la medesima precisione di un contratto. Quindi, nella Seconda Corinzi Paolo non avrebbe un venditore e soprattutto lascerebbe un po' in ombra il ruolo dello Spirito: potrebbe essere l'arrabon stesso o un servizio (l'attivita' dello Spirito "nei nostri cuori") per cui Dio ha pagato un acconto imprecisato (questa e' l'opzione per cui propende Arzt-Grabner).
Trovo interessante, invece, provare a pensare lo Spirito come caparra e "noi" come gli schiavi acquistati da Dio. Scegliere questa opzione permetterebbe di rendere coerenti questi versetti con altri passi paolini (per esempio il gia' discusso 1 Cor 7:22-23) e di identificare anche un "venditore", il "peccato" come in Rm 6:15-22.
12 commenti:
Caro Giovanni,
trovo suggestivo che la visione paolina preveda, anziche' la liberazione dal peccato, la transazione dal padrone-peccato al padrone-Dio: una sorta di "acquistaci dal male" invece che "liberaci dal male", con tutte le conseguenze teologiche che questa metafora comporta.
Che ripercussioni ha avuto questo studio di Arzt-Grabner? Qualcuno ha cercato di confutarlo? E se si', con quali argomentazioni?
Buona serata,
Giuliano
Caro Giuliano,
grazie per il commento.
Volevo solo puntualizzare che l'ultimo paragrafo del post e' una riflessione completamente mia, non qualcosa che si trova nell'articolo di Arzt-Grabner.
Sulle risposte a quest'ultimo, temo che sia un po' presto per averne: il contributo e' apparso nel numero di luglio della rivista.
Ciao.
A Giovanni Bazzana:
una curiosità fuori tema, adesso che ti sei trasferito in Italia, utilizzi ancora l'email dell'università presente nel link del profilo? Volevo sapere quale email usi attualmente.
Ciao.
Michele
dott. Bazzana,
mi sembra che nella Seconda lettera ai Corinzi in entrambi i versi sia chiaramente scritto che la caparra è stata data agli uomini (nel cuore degli uomini)..
Se vogliamo vedere in questo Spirito una caparra allora il venditore è l'uomo stesso...
Caro Michele,
l'indirizzo funziona sempre: sono in Italia solo in sabbatico.
Ciao
A Giovanni Bazzana:
ti avevo chiesto della tua email perchè circa un mese fa ti avevo mandato un'email al riguardo a dei documenti online su Paolo che avevo trovato in un motore di ricerca di materiale accademico e sull'affidabilità di tale motore di ricerca, non so se ti è arrivata a te. In tal caso te la rispedisco.
Ciao.
Michele
Caro Domenico,
in effetti Arzt-Grabner prende in considerazione questa possibilita' e poi la scarta subito, perche' e' difficile capire che cosa avrebbero potuto vendere gli essere umani a Dio. Credo che l'unica soluzione ragionevole sia che la caparra e' consegnata in favore degli umani indipendentemente da come si vuole intendere il ruolo dello Spirito.
Saluti
Caro Michele,
scusa, ma non mi sembra di aver ricevuto nulla. Il tuo messaggio potrebbe essere finito nello spam: puoi provare a riinviarlo?
Ciao
Dott. Bazzana,
forse per arrivare ad un punto fermo ci si dovrebbe chiedere:
l'uomo come è diventato schiavo del peccato?
il Peccato l'ha costretto contro la sua volontà a farsi suo schiavo come nell'antichità gli schiavi erano tali contro la loro volontà?
o è l'uomo che volontariamente e liberamente per proprio tornaconto si è fatto schiavo del peccato?
Caro Domenico,
gli esseri umani si sono fatti "volontariamente" schiavi del peccato?
Romani 5:12-14? Il peccato originale?
Direi che se stiamo discutendo di questo siamo proprio arrivati ad un punto fermo: per quanto mi riguarda, la discussione e' chiusa anche qui.
Grazie.
Il peccato originale ha portato la morte agli uomini; i peccati intesi come rottura di una legge data sono venuti dopo. E la rottura di una legge presuppone sempre la volontarietà perchè ci possa essere colpa.
In ogni caso Dott. Bazzana la ringrazio della discussione.
Caro Domenico,
e io che mi sarei aspettato di finire con le citazioni di alcuni passi paolini e non con una riga di teologia dogmatica!
Comunque, grazie anche a te.
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