Quasi tutti gli studiosi concordano nel pensare che, quando si parla del regno dei 1000 anni, si deve pensare a una mescolanza nata dall'intepretazione di due distinti passi della Bibbia ebraica. Il primo e' un versetto di un salmo (90:4), che dice che agli occhi di Dio mille anni sono come il giorno di ieri che e' passato: non c'e' dubbio che questo versetto dovesse avere una notevole importanza per i primi cristiani, dal momento che esso e' citato pari pari nel Nuovo Testamento, dall'autore della Seconda lettera di Pietro (3:8): "Una cosa pero' non dovete perdere di vista, carissimi: davanti al Signore un solo giorno e' come mille anni e mille anni sono come un solo giorno". L'intero brano della lettera ha un contenuto decisamente apocalittico e questo fa capire che la citazione del salmo deve in qualche modo essere legata alla fine del mondo, ma come si compie questo scatto ulteriore?
Entra quindi in gioco un altro passo della Bibbia: la famosa storia della creazione del mondo in sette giorni raccontata nel primo capitolo della Genesi. Si interpreta questo capitolo in modo tale che non si riferisca solo ai primi sette giorni del mondo, ma all'intera esistenza del mondo: ai sette giorni corrispondono, come dice anche il salmo, settemila anni. Nei primi seimila Dio "lavora" e quindi mantiene in esistenza l'universo con tutte le sue tribulazioni, ma l'ultimo millennio e' quello in cui Dio si "riposa" e concede un periodo di riposo anche ai giusti che lo hanno servito per tutto il tempo precedente.
E' questo concetto che ha spinto molti a calcolare la cronologia del mondo secondo la Bibbia nel tentativo di prevedere quando sarebbero scattati i 6000 anni e sarebbe finalmente venuta la fine. E' questa idea che spinge ancora alcuni fondamentalisti a negare le datazioni dei fossili preistorici, perche' altrimenti sarebbe impossibile affermare che il mondo non ha piu' di 5000 anni.
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