Uno dei piu' vecchi, e piu' duro a morire, pregiudizio sul Vangelo di Tommaso vuole che questo testo sia da considerarsi "gnostico": personalmente, io ho molte riserve sull'uso del termine in assoluto, ma in piu', quando si cerca di applicarlo a Tommaso, i ragionamenti diventano assai strani. Vorrei proporre un solo esempio, che ruota attorno alla traduzione di uno dei logia piu' controversi, il 21.
In questo "detto" Gesu', rispondendo a una domanda di Maria, dice che i suoi discepoli sono come "piccoli bambini che risiedono in un campo che non e' loro. Quando i padroni del campo arrivano, essi diranno: 'Lasciate il nostro campo'. Di fronte a loro, essi si spogliano nudi per restituirlo a loro e per lasciar loro il loro campo". La traduzione, come si vede, e' complessa e da' non poco filo da torcere agli studiosi. Un primo problema sono i "bambini": e' assai difficile capire cosa ci facciano dei bimbi in un campo. Tradizionalmente, gli interpreti dicono che si tratta di un particolare irrealistico e che quindi la storiella e' un'allegoria: dietro l'allegoria starebbe il mito gnostico degli eletti che sono puri come bambini e vengono scacciati dal mondo (il campo) dagli arconti malvagi (i padroni). Plisch, nel commento di cui ho gia' parlato, presenta una soluzione notevole: il termine copto che traduciamo con "bambini" sarebbe in effetti un errore commesso nel tentativo di rendere il greco "pais" (che puo' voler dire tanto "bambino" quanto "servo"). In sostanza, nell'originale si sarebbe trattato di servitori a cui era stato dato in usufrutto un campo (la stessa vicenda che si vede nella famosa parabola dei vignaioli omicidi in Mc 12:1-9 e paralleli).
Anche la parte finale del logion presenta numerosi problemi, soprattutto perche' ci sono molti pronomi di terza persona plurale che potrebbero essere riferiti o ai servi o ai padroni. La cosa meriterebbe un discorso piu' lungo, ma mi limito a citare una diversa costruzione, ancora una volta dovuta a Plisch: "essi [i servi] si spogliano nudi cosicche' [i padroni] restituiscano loro il campo e [i padroni] lascino loro [ai servi] il loro [dei padroni] campo". Mi sembra che non ci sia bisogno di dilungarsi per evidenziare come questa storia diventi quindi assai simile a molte parabole della tradizione sinottica (per esempio, le due sul tesoro nel campo e sulla perla in Mt 13:44-46), in cui si insegna come si debba essere disposti a qualunque sacrificio per il regno di Dio. E' ovvio che, in quei casi, nessuno parla di gnosticismo e anzi si arriva spesso a ricondurre il tutto al Gesu' storico.
3 commenti:
La nudità, di solito, è una pista interessante in questo genere di testi. Tu come interpreti questo dato in questo loghion?
Ciao
Alessandro
Interessante. Così presa, la parabola sembrerebbe ricollegarsi, dal punto di vista tematico, al detto sul mantello e la tunica di Lc 6,29/Mt 5,40: la nudità come forma di protesta nei confronti dell'oppressione economica?
Johannes Weiss
Caro Alessandro,
grazie della domanda, che in effetti punta l'attenzione su una questione essenziale. La nudita' ha i piu' svariati significati negli antichi testi cristiani: da quello appunto metafisico della spogliazione dalla corporeita' alla nudita' dei riti d'iniziazione (come nel Vangelo segreto di Marco).
Ho letto in un articolo di Peter Nagel proprio su questo logion che, in effetti, se si immagina un greco gymnos dietro al testo copto, la possibilita' di vederci un riferimento all'essere indifesi, sopraffatti da chi ha un potere economico o politico superiore, e' assai realistica.
Prima di leggere il commento di JW (che ringrazio per l'acuta osservazione) stavo anch'io pensando alla somiglianza con il passo di Q che lui cita (anche se non sono del tutto convinto che si tratti di una protesta sociale): confesso che avevo perfino pensato di scriverci qualcosa, visto che non ho trovato niente del genere nella letteratura che ho visto finora. A questo punto, pero', mi tocca aspettare che JW si faccia vivo per vedere se possiamo farlo a quattro mani ;)
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