mercoledì 7 luglio 2010

SBL nella tempesta


L'associazione biblica americana (che e' poi in pratica anche un'associazione mondiale) si trova da alcune settimane al centro di un dibattito abbastanza acceso sulla propria identita' e sullo scopo del proprio lavoro. Il tutto e' scaturito da una lettera aperta di Ron Hendel, professore di Bibbia Ebraica alla University of California - Berkeley, pubblicata un paio di settimane fa sulla Biblical Archeology Review. Hendel sostanzialmente annunciava di essersi deciso, a malincuore, a non rinnovare la sua iscrizione alla SBL perche' negli ultimi anni quest'ultima avrebbe progressivamente abbandonato lo "studio critico" della Bibbia per ammettere ai suoi incontri annuali fondamentalisti e fideisti di ogni risma (come Pentecostali e Avventisti). In questo modo si configurerebbe una "battle royal" fra "fede" e "ragione" che, sempre secondo Hendel, non dovrebbe trovare posto in una organizzazione come la SBL.
Eccezionalmente, la direzione stessa della SBL ha risposto in via ufficiale smentendo alcune delle affermazioni fatte da Hendel e aprendo una pagina web in cui tutti i membri dell'associazione hanno la possibilita' di lasciare la loro opinione sulla questione. Questa decisione (molto saggia, a mio parere) ha permesso di sviluppare una discussione assai articolata in cui molte delle incomprensioni iniziali sono state superate e mi sembra si siano fatti degli oggettivi passi avanti.
Siccome anch'io sono un membro della SBL, mi pare giusto aggiungere alcune parole per dire come la penso. Ho gia' detto in passato, parlando delle proposte di Hector Avalos, che sarebbe utile una netta separazione, a livello di dipartimenti universitari, fra gli studi teologici e quelli storici applicati alla Bibbia. Tuttavia, non sono sicuro che questo ragionamento sia da applicare anche alla SBL, che e' un'associazione professionale. Penso che, in questo caso, il massimo di inclusivita' e di attenzione per le opinioni differenti vada incoraggiato, anche se alla fine molte non piaceranno e finiranno per essere respinte.
In particolare, credo che la retorica usata da Hendel nella sua lettera sia quanto di piu' negativo si possa immaginare: richiamandosi a Spinoza, infatti Hendel istituisce una contrapposizione fra "ragione", intesa come tutto quello che sta dalla parte dello studio storico-critico della Bibbia, e "fede", che appare come qualcosa di chiaramente e totalmente "irrazionale". Come si capisce dalla conclusione, Hendel non ha di mira tanto i "fondamentalisti" quanto i "post-modernisti, femministi e eco-teologi (sic!)", che minacciano la sua concezione ormai sorpassata di "ragione". In fondo, con questo modo di argomentare, Hendel non fa altro che imitare il fideismo che aveva rimproverato all'evangelico Waltke poche righe sopra. I due estremi si toccano e tutto questo parlare di "ragione" altro non e' che esercizio polemico.

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