L'ultimo numero della Review of Biblical Literature riporta una mia recensione del libro di Giuseppe Pulcinelli "La morte di Gesu' come espiazione: la concezione paolina". Consiglio, a chi fosse interessato a questo importante argomento, la lettura del volume che e' ricchissimo di informazioni sui testi dell'antichita' e sul dibattito teologico, soprattutto tedesco, degli ultimi anni.
Sulla quarta di copertina, il lavoro di Pulcinelli viene presentato con queste parole:
"Nella teologia e nella predicazione cristiana si fa costante riferimento all'efficacia espiatoria della morte di Gesù, generalmente espressa con il pro nobis, presente già in alcune delle più arcaiche confessioni di fede cristologiche. Il presente studio si propone di indagare il processo ermeneutico che ha portato le prime comunità cristiane, il cui pensiero è riflesso negli scritti neotestamentari, a esprimere attraverso la categoria dell'espiazione il senso della morte di Gesù. Particolarmente interessante si rivela in questo senso l'epistolario paolino, per la ricchezza di categorie utilizzate nel descrivere il senso e la portata salvifica di questa morte. Il lavoro di Giuseppe Pulcinelli ha preso in considerazione tutti gli aspetti di questa operazione ermeneutica, innestandosi sulla discussione offerta da vari autori contemporanei. All'analisi esegetica degli specifici testi paolini egli affianca l'esame dei passi propri della grecità classico-ellenistica e del giudaismo vetero- e inter-testamentario, che contribuiscono a lumeggiare il senso esatto del tema."
Nella recensione si possono leggere alcune mie osservazioni specifiche sulla tesi di Pulcinelli, ma vorrei dire qui due parole piu' generali. L'autore del libro, che e' un teologo cattolico, appare molto preoccupato del fatto che la concezione sacrificale della morte di Gesu' sia ripugnante per la sensibilita' moderna. In effetti, e' assai difficile accettare l'idea di un Dio che esige la morte di un innocente per perdonare un'offesa ricevuta.
La risposta di Pulcinelli e' ingegnosa, ma mi pare alla fine incapace di risolvere il problema. Il libro dimostrerebbe che nella Bibbia Dio non appare mai come la divinita' adirata che "esige" il sacrificio espiatorio, ma sempre come il Dio che, per amore dell'umanita', fornisce egli stesso i mezzi dell'espiazione. Tuttavia, perche' un argomento del genere funzioni bisogna chiudere gli occhi su tutta una serie di implicazioni logiche: prima di tutto, se c'e' la necessita' di una espiazione bisogna che qualcuno, un essere soprannaturale la richieda. Certamente Dio fornisce anche i mezzi per placare la sua stessa ira (e questo paradosso richiederebbe una spiegazione), ma questo non fa scomparire l'ira o la necessita' della morte di un innocente.
Chi mi legge sa che io penso che molti di questi problemi si risolverebbero semplicemente gettando a mare tutta la terminologia e le metafore sacrificali, ma questo sembra un risultato difficile da ottenere.
1 commento:
A me sembra un segreto... di Pulcinella
Dominikos Kyrgiakos
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