Certe volte mi capita di pensare che la consapevolezza dell'ebraicita' di Gesu' e' ormai tanto diffusa sul piano storico che non ci sarebbe nemmeno bisogno di ribadirla ancora. Poi arriva il commento o la dichiarazione ufficiale che smentiscono questa illusione, ci riportano tutti al punto di partenza e mi fanno capire di nuovo come sia importante ribadire il concetto ogni volta che si presenta l'occasione.
In questi ultimi tempi si e' molto parlato del celibato che viene richiesto ai sacerdoti cattolici e molte voci si sono levate a fare l'apologia di questo antico isituto: l'ultima che mi e' capitata sotto gli occhi e' quella di Sandro Magister, giornalista dell'Espresso, che si occupa di questioni vaticane e gestisce un sito ricco di informazioni sulle attivita' della gerarchia cattolica. Proprio qui e' apparso un lungo contributo nel quale Magister si propone di dimostrare che l'idea che l'obbligo del celibato sarebbe un'innovazione relativamente recente fa "a pugni con la teologia e con la storia". Con questo si intenderebbe dimostrare storicamente che in sostanza gia' gli apostoli, se non dovevano essere celibi (cosa che non si puo' fare perche' e' esplicitamente contraddetta dalle fonti), almeno dovevano astenersi da ogni rapporto sessuale con le loro mogli perche' l'ordinazione sacerdotale avrebbe richiesto loro una consacrazione totale.
Dal punto di vista storico questa teoria non ha alcun fondamento e non e' un caso che, per dimostrare che questa era la prassi "fin dall'inizio della Chiesa", Magister, dopo aver citato due ambigui versetti del Nuovo Testamento, passa direttamente ad un testo del quarto secolo, mentre tutta la bibliografia che ci fornisce e' uno smilzo libretto di uno storiograficamente ignoto cardinale austriaco.
Tuttavia, non sono interessato alla discussione degli argomenti di Magister (anche se ci sarebbe molto da dire), se non in un punto assai importante che ha che fare piu' con l'ideologia che con la valutazione delle fonti. Ormai tutta la gerarchia cattolica parla regolarmente del Gesu' ebreo e i giornalisti come Magister descrivono con passione gli incontri amichevoli fra il Papa e famosi rabbini americani, ma quando si tratta di venire alla sostanza e di tirare le conclusioni storiche relativamente ai punti nodali delle dottrine ecclesiastiche i nodi vengono infallibilmente al pettine. Si ha un bel dire che Gesu' e gli apostoli erano Ebrei e come tali vanno pensati e descritti storicamente: se si traggono le conseguenze di questo principio bisogna per forza pensare che gli apostoli si comportassero come la maggioranza degli Ebrei del loro tempo e considerassero non solo il matrimonio, ma anche la procreazione un comandamento divino. Fare l'opposto, come nel caso di Magister, significa riproporre lo schema tradizionale che sovrapponeva i tardi sviluppi del cristianesimo alle sue "origini" e, cancellando gli Ebrei dal cuore della storia cristiana, preparava la strada alle persecuzioni.
8 commenti:
Avevo letto l'articolo di Magister rimanendo nel dubbio se davvero il Vaticanista fosse convinto del suo scritto o fosse rimasto, più semplicemente, vittima del ruolo.
D'altra parte costoro, intendo gli apologeti vaticani, hanno vita facile, visto che ormai, nell'immaginario collettivo dei lettori, Gesù era un bel uomo dalla pelle rosata e dall'ordinata chioma biondo-castana: anche qui ci si dimentica del fatto che Gesù, doveva avere dei tratti somatici tipici dell'area mediorientale (capelli scuri, pelle olivastra), per non dire poi di tutta l'iconografia dei primi secoli che vedeva il Cristo dapprima imberbe e poi barbuto e, secondo alcuni padri della chiesa, persino brutto e deforme .
ma non sarai il nuovo H.Kung?
un abbraccio
io non capisco che senso ha parlare di celibato e NON di castità, se poi si vuol far passare il celibato come atto di castità.
celibe significa NON sposato
casto significa NIENTE sesso
a me sembrano due cose molto differenti tra loro.
Poi ci sono nella storia, fino a Papa Adriano II, ultimo papa sposato (867-872), vescovi, preti tutti sposati con figli.
san Bonifacio (VII-VIII secolo) riferisce al papa che quasi nessun vescovo o prete è celibe.
Nell'836, il concilio di Aix la Chapelle ammette apertamente che nei conventi avvengono aborti per nascondere le gravidanze.
E' solo nel 1074 che Papa Gregorio VII stabilisce che chi deve essere ordinato deve fare voto di CELIBATO.
Ed è Papa Giovanni Paolo II che dichiara nel luglio del 1993 che "il celibato non è essenziale al sacerdozio e non fu promulgato come una legge, da parte di Cristo".
ma tra il dire e il fare ...
beatrice
Caro McG,
hai ragione: anche a me i "vaticanisti" sono sempre sembrati delle strane bestie.
Grazie del commento.
Caro Luca,
non so se prenderlo come un elogio o come una provocazione... ;)
Cara Beatrice,
mi scusi se rispondo con tanto ritardo alla sua ottima osservazione, ma quanto lei dice e' anche uno dei problemi piu' grossi dell'intera apologia di Magister (non ne avevo parlato nel post pr non renderlo troppo "pesante").
In effetti, il nostro giornalista confonde sistematicamente "continenza" (che e' termine molto frequente nel greco degli antichi cristiani, come "enkrateia") con "celibato". Nei primi secoli molti cristiani, che leggevano con coerenza l'invito di Gesu' a diventare "eunuchi per il regno dei cieli", ritenevano che potesse salvarsi solo chi rinunciava completamente ai rapporti sessuali. Ovviamente, non si poteva fondare una religione duratura su queste basi e questi rigoristi finirono ben presto per divenire eretici, con il nome di "encratiti".
E' un bel paradosso (per non dir di peggio) che adesso vengano usati per giustificare il celibato dei sacerdoti cattolici di rito latino, ma questo succede quando non si conosce o si fa finta di non conoscere bene la storia.
Grazie e saluti.
"bisogna per forza pensare che gli apostoli si comportassero come la maggioranza degli Ebrei del loro tempo"...
l'ha scritto proprio lei dr. bazzana..
"come la maggioranza" non significa "come tutti"...
Caro Domenico,
grazie dell'osservazione, che approvo totalmente.
Ho scritto come la maggioranza perche' in effetti sappiamo molto bene che non tutti gli Ebrei del tempo di Gesu' rimanevano celibi (un caso famoso e' Paolo che proprio su questo polemizza indirettamente con Pietro).
Siccome si tratta di un'analisi storica, se dobbiamo stabilire cosa facessero delle persone su cui non abbiamo informazione diretta, decidiamo correttamente di pensare che facessero quello che faceva la maggioranza e accettiamo il margine di imprecisione che e' per forza di cose insito in questo ragionamento come in tutte le dimostrazioni scientifiche. Cio' basta per provare che Magister ha torto quando dice che pensare diversamente da lui "fa a pugni con la storia".
Per quanto riguarda la teologia, il procedimento e' assai diverso: si puo' credere per fede che si siano verificati fatti del tutto eccezionali (ad esempio, la resurrezioen di Gesu', dal momento che, lei converra' con me, la maggioranza dei morti non risorge) ed e' del tutto legittimo crederlo, ma non pretendere che non faccia a pugni con la storia.
Saluti
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