Una conferma alla mia tesi e' venuta gia' due giorni fa proprio leggendo la risposta (scritta da Pier Giordano Cabra e pubblicata sull'Osservatore romano) ad una lettera di Hans Kung, molto critica sui risultati del pontificato di Ratzinger. Non mi interessa qui il merito della questione dibattuta da Cabra e Kung, ma vi invito solo a notare l'uso che Cabra fa, nella parte conclusiva del suo testo, delle citazioni prese da 1 Cor 13, quando rimprovera a Kung di aver mancato di stile non riconoscendo il "primato" della carita'. Kung ha messo in dubbio l'efficacia del lavoro di Ratzinger e l'ha fatto pubblicamente: in questo modo, secondo Cabra, ha violato il principio della ecclesia patiens (la "Chiesa che soffre" e, ci verrebbe da dire, sta zitta). Mi sembra evidente che in questo contesto Cabra usa il termine carita' come Paolo usava agape, ma in realta' "carita'" qui non ha alcun senso, se non retorico, e la parola piu' giusta da usare sarebbe "lealta'": criticare mette in crisi tutto l'organismo ecclesiale che e' totalmente identificato con il suo capo e con le sue azioni. Non c'e' dubbio che Cabra sia preciso nell'impiego delle citazioni: purtroppo, si deve anche notare che questo stesso atteggiamento e' quello tipico delle organizzazioni mafiose e di quelle che noi oggi comunemente chiamiamo "sette".
sabato 24 aprile 2010
La carita' di Hans Kung
Alcuni giorni fa ho pubblicato un post nel quale discutevo delle possibili traduzioni di agape in Giovanni, affermando che la normale resa in italiano con "amore" mi pareva fuorviante. Un attento lettore mi ha chiesto se penso che lo stesso ragionamento sarebbe applicabile anche al capitolo 13 della Prima lettera ai Corinzi, un passo che e' molto famoso anche come "inno" alla carita' (anche li' il greco e' agape, ma le traduzioni italiane hanno fatto una scelta diversa). Personalmente, penso che il discorso che facevo si adatti perfettamente anche al passo paolino e che in questo caso una corretta comprensione sia impedita dal fatto che spesso e volentieri il capitolo 13 viene estrapolato dal suo contesto e piegato ad usi che non sono i suoi originari. Questo avviene anche qui negli USA (dove la traduzione comune e' "love"), perche' l'inno viene usato nei matrimoni e riceve quindi una carica emotiva e affettiva che non ha niente a che vedere con il discorso paolino. Per Paolo, al contrario, il capitolo 13 fa parte di un lungo ragionamento (capitoli 12-14) con cui l'apostolo controbatte ai profeti di Corinto, che si sono ribellati alla sua autorita', e cerca di ricordare loro la "lealta'" dovuta alla comunita' sopra ogni altra cosa (che vuol dire: l'obbedienza assoluta dovuta ai suoi ordini).
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4 commenti:
l'attento lettore ti fa i complimenti per il blog, ma - forte del suo intuito e del suo catechismo - rimane scettico su questa interpretazione dell'agape, che ritiene troppo restrittiva.
se è indubbio che per agape non si intende l'amore romantico e sentimentale (e forse per questo ci è preferito carità ad amore) e che comprende nel suo significato anche lealtà e ubbidienza (e in questo forse è affine all'idea di giustizia divina come fedeltà di Dio alle sue promesse), mi pare che sia anche più di questo.
rimanendo ai corinzi, una lealtà paziente, benigna, rispettosa, umile, mite, disinteressata, onestà, oppure - tornando a Gv - una lealtà che dà la propria vita per gli amici è qualcosa di più di una semplice adesione alle regole del gruppo.
Inoltre, passando a matteo, credo che quando si dice di amare i nemici si usi proprio il verbo agapao. forse, ma mi rendo conto che il discorso andrebbe molto per le lunghe, per sondare il termine agape bisognerebbe raffrontarle con "l'odio" a cui, mi pare, viene a volte contrapposto, oppure al contrappunto tra agapo e fileo nel dialogo tra pietro e gesù.
"l'effetto setta" in gv mi sembra sia dato più dal fatto che l'agape venga rivolta esclusivamente verso gli amici (e mancano gli inviti ad amare i nemici), piuttosto che al significato di agape in sè.
Caro Luca,
grazie per i complimenti e per l'interessante conversazione.
Volveo solo aggiungere due cose: anzitutto, sono pienamente d'accordo sul fatto che la mia proposta non puo' assolutamente esaurire il significato di agape. Era principalmente pensata per stimolare la riflessione su qualcosa che spesso diamo troppo per scontato (e, in questo senso, sono soddisfatto del risultato).
Infine, aggiungerei che non vedo nessun problema nell'immaginare che Matteo usi il termine in modo diverso (Giovanni in effetti e decisamente piu' settario degli altri): i vari autori del NT hanno sovente linguaggi e teologie anche molto differenti.
Ciao
è un grande piacere poter discutere con serenità e competenza di sacra scrittura. non con tutti è possibile.
aloa
Grazie, provo lo stesso piacere.
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