Dopo l'incidente delle liste elettorali del Lazio e della Lombardia, molti si sono scagliati contro l'osservanza troppo rigida delle leggi: non mancano i riferimenti a Paolo che viene banalizzato facendogli sostenere che bisognerebbe guardare non tanto alla Legge, quanto alla "sostanza delle cose" o, nei casi peggiori, alla legge "naturale". Dico che questa e' una banalizzazione perche' il pensiero di Paolo e' assai piu' radicale e, in fondo, apocalittico: nessuna legge e' capace di portare la salvezza all'essere umano perche', per ottenere questo, ci vuole un intervento divino che interrompa lo scorrere della storia. La "natura" non segue nessun ordine divino, ma al contrario, come ci dice il celebre passo di Romani 8, "geme e soffre le doglie del parto" nella stessa attesa in cui vivono gli umani.
Al tempo di Paolo, gli unici che parlano di "legge naturale" sono gli stoici ben pasciuti come Seneca, che pensano che un principio divino abbia ordinato il mondo cosicche' loro possano stare sopra e tutti gli altri sotto. Poi, per ripulirsi un poco la coscienza, immaginano di poter mangiare in scodelle di argilla, anziche' nei piatti d'oro che usano tutti i giorni, o di poter trattare i loro schiavi come amici.
L'appello alla legge naturale, quando viene dal piu' forte, non e' altro che una bella scusa per riscrivere le norme a proprio uso e consumo (come avviene nel caso di Berlusconi). In piu' ha anche il vantaggio di far credere a chi subisce il sopruso che questo sia voluto da Dio e dall'ordine cosmico: in fondo, un modo efficace di nascondere il fatto che la legge "naturale" altro non e' che quella "della giungla".
2 commenti:
"la mancanza di rispetto per le norme comuni e la prontezza a servirsi di ogni cavillo per il proprio interesse non sono tratti che possono sorprendere se si conosce un po' il carattere nazionale."
Vedo che lei professore pur trovandosi cosi lontano dall'Italia ha centrato esattamente il nocciolo della questione.E i recenti risultati delle elezioni regionali non fanno che confermare questa situazione.L'italiano preferisce che qualcuno decida per lui anche a costo di sacrificare liberta' e diritti;tendenza gia' insita naturalmente e rafforzata da 30 anni di svilimento culturale operato dalla televisione commerciale che resta il canale privilegiato di interazione delle masse."Panem et circenses";gia' i romani l'avevano capito.....
"non c'e peggior sordo di chi non vuol sentire" aggiungo io....
Purtroppo, devo confermare che questa e' proprio una delle maggiori differenze fra il posto in cui vivo adesso e la patria. E lo dico senza alcuna soddisfazione.
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