Mi sembra giusto dire due parole sulla questione del "queer" per spiegare bene di che si tratta, visto che questo tipo di studi in Italia e' assai poco diffuso. "Queer" in inglese significa qualcosa come "strano" e tradizionalmente e' stato un termine impiegato per indicare soprattutto i comportamenti sessuali non "normali" o non socialmente riconosciuti e accettati. Con l'accrescersi della sensibilita' per questi temi negli ultimi due decenni, i "queer studies" si sono diffusi in tutti i settori dell'accademia: dalla letteratura alla storia, si trovano ovunque esempi di persone che, a motivo dei loro comportamenti non solo sessuali, sono marginalizzate, disprezzate o perseguitate perche' non farebbero quello che fa la maggioranza o non si adeguerebbero a quella pericolosissima fantasia che viene chiamata "legge naturale".
E' facile capire come Gesu' sia una personaggio "queer" per eccellenza (per esempio, dal punto di vista sessuale, non si sposa contravvenendo a quello che i suoi contemporanei consideravano addirittura un comandamento divino). Tuttavia, essere "queer" e' molto piu' che avere una morale sessuale "non ordinaria": Gesu', andando contro tutte le aspettative sociali del suo tempo, spinge i suoi discepoli ad abbandonare le loro famiglie o si associa a donne, ponendole perfino in posizioni chiave all'interno del suo movimento. La cosa disturba e infatti, alla prima occasione buona, le autorita' lo fanno fuori.
E' importante, credo, capire che in gioco c'e' una questione di potere, il potere di stabilire cosa deve essere definito "normale" e di sconfiggere i propri oppositori tacciandoli di "anormalita'". E' per questo motivo che, ad esempio, i sacerdoti cattolici che rimangono insolitamente celibi non sono "queer", perche' questa scelta garantisce loro una superiorita' "ontologica" sulle altre persone, come ha ricordato ancora di recente il loro capo. Al contrario, sono "queer", per esempio, gli omosessuali che, come ho visto notato molto acutamente su di un blog, si devono sentire rovesciare addosso ostilita' continua in numerosi discorsi pubblici, ma poi, quando si azzardano a rispondere in modo altrettanto sconclusionato, sono i soli a patirne immediatamente le conseguenze.
10 commenti:
Solo qualche nota senza alcuna intenzione di iniziare una filippica.
- Queer sarebbero «persone che, a motivo dei loro comportamenti non solo sessuali, sono marginalizzate, disprezzate o perseguitate perche' non farebbero quello che fa la maggioranza». Mi chiedo, rapportandoci al presente, cosa faccia la maggioranza e chi sia davvero anticonformista. Pensando alle recenti politiche di paesi come la Spagna, la Francia e anche gli USA nonché osservando i sempre più comuni commenti a favore di cose come l'autodeterminazione, l'aborto, le unioni omosessuali, mi sembra che ci sia una gremita maggioranza che la pensa in un modo non proprio cattolico.
Questo però porta ad un'altra riflessione: la maggioranza ha sempre torto? e i queer sempre ragione? Probabilmente no, ma allora bisognerebbe definire qualche criterio in più per determinare se il queer di turno ha ragione ad essere queer oppure no.
- Perché definisci la "legge naturale" come una "fantasia" e per di più "pericolosissima"?
- Gesù non si è sposato ma, così facendo, ha dato l'imprinting ai sacerdoti cattolici. Perché il celibato cattolico garantirebbe «una superiorita' "ontologica" sulle altre persone»? Se c'è una cosa che proprio getta sul piano dell'inferiorità il cattolicesimo è proprio il celibato dei suoi sacerdoti, ritenuti inadatti a pontificare su una morale sessuale che non riconoscerebbero. Nonché sono ormai in molti, in quella maggioranza di cui sopra, ad usare il celibato come argomento di insanità mentale.
- Può sembrarti strano ma i sacerdoti cattolici non hanno poi tutto questo potere ed i loro oppositori sono tali perché prima si sono sentiti trattare da "anormali" e non il viceversa. Mi sembra evidente che, per esempio, gli omosessuali non abbiano nulla da contendersi con la Chiesa cattolica, quindi non sono nemici neanche potenziali né pericolosi. Al contrario, poiché la morale cattolica non transige, le lobby diventano opposizione.
In cosa consisterebbe questo "potere" oggetto della contesa?
- Non vedo nelle parole del Papa tutta questa marcata omofobia. Forse gli attribuisci tutto ciò che viene detto dai cattolici sull'omosessualità ma il Papa, diversamente da ciò che pensa chi non conosce la Chiesa e i suoi componenti, non è il "mandante" della morale sessuale. Se poi esprimere la propria opinione sulle azioni e i costumi altrui è omofobia dovremmo cominciare ad usare parole come "cattofobia", "cristofobia", "teofobia" etc. perché di opinioni avverse, ne abbiamo tutti. Il fatto che riporti mi sembra un'accusa un po' pesante: dire al pontefice che è omofobo e per di più che lo è perché a sua volta un omosessuale represso è esagerato. Ti rammento che una recente sentenza italiana ha condannato un uomo per aver chiamato "gay" un suo collega effettivamente omosessuale. Cosa avrebbe dovuto fare la stessa corte di giustizia nel caso di Busi che ha dato dell'omosessuale ad una o più persone senza averne nemmeno la certezza?
L'articolo al quale ti riferisci però mostra una cosa che reputo significativa: mentre il pontefice usa parole di accoglienza per l'ateo, Busi usa parole di fuoco contro il cattolicesimo. Mi sembra un atteggiamento sbagliato in partenza, anche se ci sono ragioni alla base.
Perdonami per il commento eccessivamente lungo, non pretendo una risposta puntuale e precisa ad ogni singola mia frase. Invece sono incuriosito dal tuo pensiero sulla legge naturale, anche se forse è OT.
Ti faccio ancora le mie scuse,
saluti
Caro Hayalel,
non devi scusarti e mi fa piacere ospitare qui un tuo commento: tanto piu' che, pur essendo tu di certo in disaccordo con le mie opinioni, hai espresso le tue perplessita' in modo del tutto civile.
Scusami tu, invece, se non ti rispondo in modo dettagliato su tutto, ma in effetti ci vorrebbe molto piu' tempo di quello che posso levare in questo momento al lavoro e alla famiglia. Magari in futuro, pero', potrei scrivere qualche post integrativo.
Una sola osservazione la voglio fare prima di passare alla questione della legge naturale che ti interessa particolarmente (e anch'io ritengo cruciale). Dovrei forse integrare quanto ho scritto dicendo che i cattolici non sono "queer" secondo la mia definizione "nei paesi occidentali". Ci possono ben essere altre culture o altre situazioni in cui i cattolici sono nella posizione di essere "queer" (penso per esempio ai casi di alcuni paesi islamici in cui la pratica religiosa cristiana e' repressa in modo anche violento).
Non vorrei pero' che confondessi "queer" o no con le categorie di "giusto" o di "sbagliato": potra' anche darsi che in alcuni casi le due cose coincidano (questa e' la scelta etica che ciascuno deve fare autonomamente e responsabilmente), ma non voglio sostenere affatto che essere "queer" o essere minoranza voglia automaticamente dire essere nel "giusto". Quello che e' sbagliato (questo si', lo sostengo) e' dire che chi e' in minoranza "sbaglia" perche' e' "anormale" o peggio "innaturale". E' solo in minoranza, punto e basta.
Veniamo quindi alla legge naturale: ho scritto che questo concetto e' una "fantasia" perche' sono convinto che non esista alcuna legge naturale, ma che si tratti di una pura e semplice costruzione intellettuale. Ci sono molte costruzioni ideologiche come questa (e probabilmente sono anche necessarie per la vita sociale umana), ma la legge naturale e' particolarmente "pericolosa" perche' ha un fascino quasi irresistibile. Aiuta senza dubbio a vivere con meno pensieri e per chi controlla la societa' offre uno strumento di dominio molto efficace. Temo molto la legge naturale, perche', come direbbe mia moglie, conduce infallibilmente a "naturalizzare" i propri comportamenti: ovviamente, se un comportamento o una morale sono "naturali", quelli che non coincidono sono "innaturali". Il passo successivo, e non ci vuol molto a farlo come dimostra ampiamente la storia, sono persecuzioni e repressioni, perche', se uno fa cose innaturali, che cavolo di dignita' umana potra' mai avere?
Non e' solo una questione religiosa, bada. Io sono nato in un paesetto di montagna: fino a poche decine di anni fa si riteneva che quelli che stavano dall'altra parte della montagna fossero "per natura" diversi da noi (altra lingua, altra nazione, altra etnia) e fossero "per natura" in competizione con noi. Su questa cosa, non tanto tempo fa, abbiamo fatto delle guerre (con benedizione anche religiosa, ahime') e ci sono morte centinaia di migliaia di persone.
E' questo il "potere" di cui parlavo: la possibilita' di influire sulla vita delle persone. Il Papa ha diritto a pensarla come vuole sull'omosessualita' (non sto nemmeno a difendere Busi come vedi, tanto e' indifendibile), ma non posso non considerare questo aspetto. Io ho amici che sono stati minacciati di morte dai genitori(!) quando hanno detto loro di essere omosessuali e ci tengo a rimarcare che questi "genitori" si professavano e si professano cattolicissimi. Ti sembra che le parole di una persona con tanta autorita' morale, che definisce quello che fanno i loro figli "contro natura", non possano aver pesato? Per questo dico che il Papa parla in modo "sconclusionato": possibile che una persona della sua intelligenza non abbia considerato questo aspetto e non lo abbia giudicato il piu' importante, prima ancora di qualunque principio astratto?
Spero di aver detto abbastanza per chiarirmi, almeno su questo punto.
Un saluto.
Caro Giovanni,
capisco quanto sia dispendioso rispondere e quale fastidio possa dare un commentatore. Chiedo scusa anche per questo. Scrivo un ulteriore commento (forse fin troppo lungo) perché temo che stiamo attribuendo due significati diversi alla locuzione idiomatica "legge naturale". Con questo nome io intendo quel principio etico universale, insito nella natura dell'uomo, che gli permette di distinguere il bene dal male. Non intendo invece la "legge della natura", che non ha alcun valore etico, ma è la constatazione di quanto accade nel mondo naturale e biologico.
Ovunque c'è civiltà, salvo rare eccezioni, sappiamo che c'è, per esempio, un atteggiamento avverso all'omicidio per scopo di rapina. Questa, come tante altre caratteristiche comuni a tutti gli uomini costituiscono ciò che chiamo "legge naturale".
Ritornando all'omosessualità, la "legge della natura" è il "pezzo forte" della difesa omosessuale. Come argomento a favore viene spesso detto che essa esiste in natura ed è stata osservata in diverse specie di animali. Mi sembra evidente che quando si parla di omosessualità e natura, nessuno vuole intendere che non sia esistente nel mondo naturale. Il problema è che nel mondo naturale ci sono anche episodi di cannibalismo, di infanticidio etc. L'argomento della natura non si presta né ad una difesa, né ad una critica dell'omosessualità. Ciò che invece dobbiamo valutare è se un comportamento sia giusto o meno ed è qui che entra in gioco la "legge naturale". Così come giudichiamo il cannibalismo in natura come una cosa brutta ma esistente (allo stesso modo l'infanticidio) dovremmo essere capaci di fornire un giudizio su tutto il resto. Non è certo facile discernere soprattutto quando non si riesce a distinguere l'attrazione fisica dall'amore (amore inteso come desiderio del massimo bene per qualcuno), cosa che lo scarso controllo sui costumi ha favorito creando in questo caso, sì, delle ideologie, ma ciò non significa che il giudizio non possa essere elargito.
Il punto è che non si decide giusto o sbagliato di comune accordo o si finisce per consentire le cose più atroci. Il fatto stesso che alcune azioni possono essere definite "atroci" dice che non tutte le morali sono equivalenti. La morale di un criminale organizzato, di un adescatore pedofilo, di un serial killer sono immorali a prescindere dai discorsi che possiamo costruirci sopra, a prescindere dal fatto che alcuni criminali organizzati possano sentirsi minoranza e possano pretendere che la loro moralità sia equiparata alle altre.
Saper distinguere il bene dal male non aiuta per nulla, a meno che non si abbiano le idee chiare sul senso che ci sta dietro. Spesso è molto più drammatico dover fare qualcosa contro sé stessi in nome dell'onestà e del bene. Mi risulta alquanto difficile, inverosimile e fantasioso che questo principio possa diventare uno strumento di potere poiché è soltanto uno strumento di giudizio. Come ho già detto, non è che gli omosessuali avessero qualche argomento scomodo alla Chiesa e che per questo Ella li abbia dichiarati "non naturali" perdendo questa fetta di possibili fedeli (o sudditi, se vogliamo). Al contrario il Papa e la Chiesa riconoscono che un omosessuale è innanzitutto una persona e, in secondo luogo, che ha più problemi degli altri perché non viene accolto già nella famiglia di appartenenza (ma questo è un problema educativo della famiglia non della Chiesa e, aggiungo, anche io conosco vicende simili alle tue) però si rendono anche conto che cedere il passo alle azioni sessuali che non hanno finalità dignitosa per l'uomo è contrario alla legge naturale.
Mi sembra di aver già detto tutto il necessario su questo OT, grazie per avermi risposto. Spero dal canto mio di aver specificato il mio pensiero. Qualora non sia stato chiaro, è un tema che ho trattato molto sul mio blog.
Signor Hayalel potrei avere più informazioni per accedere al suo interessante blog?
Grazie e un saluto dall'Italia.
G.Nicora
Prof. Bazzana, mi spiace non ricordare il nome di una docente universitaria di Toronto, di religione anglicana, che io ritengo "queer" per la sua modalità di accoglienza verso gli omosessuali prostitute e altri.
Il suo fine è di far conoscere l'amore che Dio ha singolarmente per ogni uomo indistintamente.
Non mi pare che attualmente la maggioranza dei cattolici di ogni ordine e grado abbiano lo stesso atteggiamento ( certo ci sono anche delle eccezioni : rare).
Salutissimi. G. Nicora
Salve professore,
in merito ai comportamenti sociali e alle nuove forme di aggregazione che Gesu' porta avanti distinguendosi dal comune sentire del periodo storico in cui vive ho letto un interessante libro di Pesce-Destro:l'uomo Gesu',luoghi,giorni,incontri di una vita.Quello che mi e' piaciuto e' l' approccio che i due studiosi hanno;cercare di ricostruire dai comportamenti di Gesu che si ricavano dai vangeli i suoi pensieri e le sue convinzioni applicati alla vita di tutti i giorni.Se avesse letto il libro mi piacerebbe sapere la sua opinione.
Grazie
Caro Hayalel,
mi dispiace che tu abbia avuto l'impressione che io trovi fastidosi i tuoi interventi: in realta', mi rammarico perche' non ho la possibilita' di dedicare piu' tempo alle risposte dettagliate che i tuoi interrogativi richiederebbero.
Mi dispiace anche del fatto che tu abbia percepito una confusione fra legge di natura e legge naturale nelle mie parole. Intendevo certamente la seconda e condivido totalmente la definizione che tu ne dai come "principio etico universale, insito nella natura umana" (gia' l'esistenza di quest'ultima mi pare assai discutibile, ma non vorrei aprire altri discorsi tangenziali).
Questa tua definizione si fonda su una struttura metafisica di matrice aristotelico-tomista di cui il pensiero ha fatto giustizia almeno da un paio di secoli. Tu citi "l'omicidio a scopo di rapina", ma vorrei vederti a spiegare questo concetto a qualcuno che proviene da una cultura in cui non esiste la proprieta' privata, tanto piu' a farglielo accettare come principio etico. Oppure prendi tutti i casi in cui la nostra stessa cultura permette "l'omicidio a scopo di rapina", per esempio in guerra (e ovviamente, guarda caso, chi vince stabilisce anche quando si e' trattato di guerre e quindi omicidi e ruberie sono stati legittimi).
Alla radice del problema c'e' pero' un dato difficilmente contestabile: se esiste una essenza del cristianesimo, questa e' per definizione escatologica e quindi fondata sull'idea che tutto l'ordine naturale e' irrimediabilmente viziato e bisognoso di un intervento risanatore di Dio. E' chiaro che su un fondamento del genere e' ben difficile fondare una chiesa (e tanto piu' una burocratica come il cattolicesimo di oggi): quindi, come soluzione immediata si sono prese dosi massicce di filosofia greca, che certamente aiuta a governare la struttura, ma quando i nodi vengono al pettine crea un mostro a due teste la cui tenuta culturale e esistenziale e' quanto meno problematica.
(continua)
La legge naturale non e' affatto necessaria per evitare atrocita' e le altre terribili cose che tu paventi: tanto e' vero che il concetto della legge naturale c'e' sempre stato e atrocita' e quant'altro se ne sono sempre verificate lungo tutta la storia dell'umanita' (spesso, come ho gia' scritto sopra, ad opera proprio di quelli che si appellavano a questa supposta legge naturale).
Le societa' stabili si formano regolarmente in seguito all'accordo di una maggioranza che stabilisce alcuni criteri etici comuni: ovviamente ci saranno alcuni che tralignano in modo piu' o meno orribile a seconda del parere della maggioranza e che vengono di conseguenza puniti (e' quello che e' acaduto a Gesu', ucciso perche' sembro' un criminale a quelli che allora stabilivano cosa era o non era corrispondente alla loro legge naturale). Il punto e' che credere nell'esistenza di una legge naturale porta a considerare non solo sbagliati, ma "innaturali" e a demonizzare i comportamenti di quelli che non la seguono. I delitti ci saranno sempre in qualsiasi tipo di societa' umana (di utopie totalitarie ne abbiamo avute abbastanza per poter formulare almeno questo giudizio), ma se si rinuncia almeno all'idea della legge naturale ci si risparmierebbero alcune demonizzazioni e le persecuzioni che spesso le seguono. Purtroppo, l'ideologia per la quale la morale ci viene fornita dall'esterno gia' bella e pronta e' un sogno pericoloso: la realta' e' che la nostra etica ce la dobbiamo sudare assumendoci ognuno la responsabilita' delle decisioni che prendiamo di volta in volta.
Saluti e grazie ancora per la conversazione.
Cara/o G.Nicora,
non c'e' dubbio che molte altre confessioni potrebbero darci lezioni di accoglienza oggi come oggi.
Grazie dell'osservazione
Caro Greco,
grazie per la menzione del libro di Pesce che ho letto e trovato assai stimolante soprattutto per il modo innovativo di avvicinarsi ad un tema su cui e' stato versato un mare di inchiostro. A prescindere dal giudizio su questioni specifiche il lavoro scientifico di Pesce e' di prima qualita' e permette di continuare a sperare nel fatto che l'Italia possa mantenere una tradizione di ricerca sul NT di livello adeguato al panorama internazionale.
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