lunedì 28 dicembre 2009

Gesu' povero o ricco?

In questi giorni natalizi uno dei discorsi piu' diffusi e' quello che fa perno sulla vicinanza di Gesu' ai poveri e sulle misere condizioni della sua nascita: tutti i predicatori, dal papa fino al parroco della piu' piccola chiesa ripetono questo concetto, tanto che affermare il contrario sembrerebbe un'assurdita'.
Invece, non si puo' mai dire mai ed infatti, sul sito della CNN-today, il giorno di Natale e' apparso questo articolo che riporta le idee di alcuni predicatori americani sostenitori del cosiddetto "Prosperity Gospel" (Vangelo della prosperita'). Secondo questi uomini di chiesa la ricchezza non sarebbe affatto un male, ma il segno e il risultato della devozione a Cristo: per questo motivo, essi non sono disposti a immaginarsi un Gesu' povero (nemmeno alla nascita), ma sostengono con convinzione che egli sarebbe stato ricco, anche perche' nessuno sarebbe disposto a credere alla predicazione di un povero, mentre tutti prestano fede a chi e' facoltoso (le somiglianze con la situazione italiana attuale sono del tutto casuali). In se stesse queste idee non sono altro che la dimostrazione del livello di follia a cui il consumismo puo' portare le societa' occidentali, ma danno anche lo spunto per discutere di un problema classico della ricerca sul Gesu' storico: la collocazione sociale del profeta di Nazaret.
In genere, ci si accosta alla questione in modo assai superficiale, pensando che si possano ricavare informazioni sul Gesu' storico da versetti dei Vangeli che di storico hanno ben poco. Un buon esempio viene ancora dal Prosperity Gospel, per cui Gesu' sarebbe stato ricco perche' Giovanni ci racconta che, alla sua morte, i soldati romani si sarebbero giocati ai dadi la sua famosa tunica inconsutile (Gv 19:23-24). Tuttavia, oltre al fatto che Giovanni non e' una fonte molto attendibile, bisogna osservare che questo episodio della tunica ha poca probabilita' di essere storico, dal momento che pare essere stato introdotto per dimostrare l'avveramento di una profezia che viene riportata dal Vangelo stesso (Sal 22:19).
Non so dare una risposta al quesito iniziale (sapete che sono un po' refrattario agli studi sul Gesu' storico), ma vorrei solo proporre un'osservazione di metodo: i Vangeli sono stati scritti da qualcuno che aveva una certa preparazione letteraria e quindi doveva avere dei mezzi per permettersi di "sprecare" tempo a studiare. Mi sembra impossibile che degli autori antichi, provenienti dall'elite, possano descrivere il loro eroe come un povero straccione: a me non vengono in mente esempi (a meno che non si tratti di parodie e del topos del filosofo che abbandona tutti i beni per amore della sapienza). Ancora una volta, ho l'impressione che i testi su Gesu' ci raccontino molte piu' cose su chi li ha scritti che non sull'oggetto della narrazione.

5 commenti:

Aguado ha detto...

Giovanni,

quando leggo i tuoi articoli mi viene in mente sempre la costante canzonatura che il cristiano Bultmann fa dello stesso Cristo.

Che Gesù non fosse nato in una famiglia povera lo si capisce già dal censimento che Giuseppe e Maria sono costretti a fare. Quasi certamente possedevano infatti un terreno non edificato vicino a Gerusalemme.

Ma anche se Gesù fosse stato benestante come origine, scelse comunque di vivere in povertà facendosi accompagnare da poveri pescatori del posto. E la gente gli credde ugualmente tanto da volerlo fare re.

La povertà di cui parla la Chiesa, e che tu non sembri capire, è il distacco da tutto perchè da nulla si dipende se l'ideale è il Padre.

Se hai tempo sarebbe interessante se documentassi quel che sostieni.

Grazie e a presto sul mio blog: Ragione&Fede.
Aguado.

Anonimo ha detto...

Caro Giovanni,
molti sono gli elementi posticci riportati dai vangeli ed inseriti non sempre ad arte, solo per identificare Gesù come Messia, grazie ad una corrispondenza con varie profezie OT o addirittura autoreferenziali. La tunica, che tu ricordi, la nascita verginale, il luogo di nascita, la stirpe... Non posso che essere d'accordo con te nell'affermare ciò che moltissimi dimenticano: non sono testi attendibili, storici, ma manuali devozionali.
Allo stesso modo potrei usare l'Iliade per tracciare l'Achille storico, e lì almeno una certa corrispondenza con l'archeologia c'è.

Caro Aguado, a proposito di Bultmann, non ricordo esattamente la frase (basterebbe google, ma sto diventando pigro), ma adoro in modo in cui accosta spiriti e tecnologia. Sui tuoi successivi tre paragrafi... be' mi pare tu stia usando più fede che ragione (del resto è un ossimoro). Non si sa se la famigliola sia stata sottoposta a censimento o meno ( o quello, o Erode) quindi dedurne delle proprietà è quantomeno contestabile. Poi, saranno pescatori, ma con un certo grado di alfabetizzazione. Quindi o il pescare è solo una metafora, oppure si tratta del rampollo Findus dell'epoca: sempre pescatori sono, in fondo. Sulla povertà predicata dalla Chiesa, be' qui non ci credono nemmeno loro, basta fare un po' di storia sull'accumulo di tesori nella storia della chiesa, da Anania allo IOR.
wishes
Longhi

Anonimo ha detto...

Mi sembra piuttosto chiaro che la famiglia di Gesù non fosse particolarmente abbiente. A testimoniarlo è l'offerta che Maria compie per la purificazione dopo la nascita del figlio due tortore o giovani piccioni, offerta concessa ai poveri (Luca 2: 22, confronta con Levitico 12: 8). Inoltre il Salvatore non aveva frequentato scuole rabbiniche, tanto che la sua conoscenza delle scritture suscita stupore (Matteo 13:53,56; Gv 7:15).

La ricchezza di Gesù, a mio umile parere, è però enorme. La sua Grazia e il suo insegnamento consentono a chi ha orecchie per ascoltare di vivere anche oggigiorno di rendita. Invito tutti alla meditazione. Un saluto e una benedizione, don Eusebio

Giovanni Bazzana ha detto...

Caro Aguado,
grazie per l'interessante commento e grazie soprattutto per avermi accostato a Bultmann: sono lusingato.
Sul piano storico, secondo me tu la fai troppo facile. Se ammettiamo che la storia del censimento sia vera (cosa che mi sembra molto difficile), si trattava di una apographe', un censimento sulle persone fisiche di cui abbiamo copiosa documentazione per l'Egitto: nel documento ufficiale si doveva indicare la residenza e i componenti del nucleo familiare. Se Giuseppe e Maria se ne sono dovuti andare a Betlemme e' perche' uno di loro possedeva una abitazione o una parte di essa in quella cittadina (non capisco quindi perche' parli di un terreno non edificato vicino a Gerusalemme). Naturalmente questo scenario presenta due problemi: il primo e' ovviamente come mai i due coniugi non trovano posto nel katalyma, se avevano residenza in Betlemme. Il secondo problema riguarda la posizione sociale della famiglia di Gesu': il fatto di dover sottostare ad una apographe' non dice nulla sui beni che possedevano (ancora fra i documenti egiziani abbiamo esempi di famiglie che non possedevano piu' di un quarto di una casa e quindi erano poverissime).

Tu parli ancora di "poveri pescatori", ma dal racconto di Marco si nota che, quando Giacomo e Giovanni sono chiamati da Gesu', essi lasciano sulla barca il padre "con i garzoni" (1:20). La pesca era un'attivita' regolata dallo stato che vendeva ai pescatori il diritto di pescare: pare chiaro che i figli di Zebedeo non provenissero da una famiglia cosi' malmessa, se avevano potuto avanzare il capitale per acquisire i diritti e anche armare la barca con tanto di lavoratori dipendenti.

Sulla poverta' della chiesa, invece, non posso che ripetere quanto dico di solito: le letture teologiche della Bibbia sono infinite e tutte legittime in principio. Per questo motivo, Gesu' puo' essere rappresentato come un povero in canna o come un povero solo in spirito o perfino come un ricco a seconda delle esigenze della parenesi o del predicatore di turno.

Saluti ed auguri.

P.S. Cosa pensi che avrei dovuto documentare in questo post?

Giovanni Bazzana ha detto...

Caro Longhi,
grazie del commento: vorrei fare due osservazioni.
1. Tu elenchi una serie di particolari che sembrano essere stati "inseriti" nel Vangeli come compimenti delle profezie della Bibbia ebraica, ma vorrei aggiungere che nel tuo elenco non si trovano cose tutte necessariamente uguali. Per esempio, sulla questione della tunica ci si puo' esprimere da storici, visto che si tratta di un fatto naturale (il fatto che i boia si tengano le proprieta' dei condannati non e' ahime' inusuale), e la conclusione e' che probabilmente l'episodio non e' storico. La concezione verginale, invece, e' un evento soprannaturale se mai ce ne fu uno e quindi dovrebbe essere trattato diversamente.

2. Per quanto mi riguarda, tutti i documenti possono essere usati nella ricostruzione storica, dalle liste della spesa fino ai poemi epici (quindi anche i "manuali devozionali"). Ovviamente, il punto e' mettersi d'accordo su cosa se ne puo' ricavare e come vadano trattati criticamente.
Auguri anche a lei.