Vorrei dire un paio di parole su una delle apocalissi di Nag Hammadi, l'Apocalisse di Pietro: qui Pietro riceve da Gesu' una lunga rivelazione nella quale Gesu' insegna al suo apostolo a vedere e sentire la realta' spirituale oltre le apparenze materiali. Il testo e' a tratti assai bello quando gioca su questo scambio di percezioni, ma l'immagine piu' famosa appare verso la fine, quando Gesu' viene crocifisso e Pietro, accanto alla crocefissione vera e propria, vede un Gesu' vivente che, da un albero, ride di coloro che lo mettono a morte.
Quasi tutti gli studiosi vedono qui un esempio del dualismo gnostico che oppone la materia cattiva allo spirito buono: in realta' non c'e' alcun accenno al fatto che la materia o il corpo siano cattivi, solo incompleti e incapaci di comprendere lo spirito, come gli aguzzini che vogliono far soffrire Gesu', ma non riescono perche' lui sta su un piano infinitamente superiore. Il problema e' che molti si ostinano a leggere i testi di Nag Hammadi con gli occhiali prestati da Ireneo e dagli altri scrittori dell'antichita' il cui unico interesse era quello di mettere in cattiva luce i cosiddetti "gnostici". In realta', guardando bene, si vede che il Gesu' dell'Apocalisse di Pietro non e' diverso da molti martiri che sono descritti in testi "non gnostici": per esempio, Policarpo dimostra tanta fermezza, quando viene messo al rogo, che chiede lui stesso di non essere inchiodato e le fiamme, che dovrebbero bruciarlo, si allargano come una vela attorno al suo corpo che rimane intatto.
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