Oggi la classe di papirologia ha letto e commentato il libro di AnneMarie Luijendijk, professoressa al dipartimento di Religion dell'universita' di Princeton, "Greetings in the Lord: Early Christians and the Oxyrhynchus Papyri (Saluti nel Signore: Cristiani delle origini e i papiri di Ossirinco)". Il libro, molto bello, e' il risultato di una tesi di dottorato nella quale Luijendijk ha esaminato la sterminata collezione di papiri trovati ad Ossirinco da Grenfell e Hunt alla ricerca di informazioni sulla vita qutidiana dei cristiani che si trovavano nella citta' egiziana nel terzo e quarto secolo della nostra era. In effetti, Ossirinco e' probabilmente la citta' dell'antichita' su cui abbiamo piu' informazioni, perche' le migliaia di papiri scoperti dai due studiosi britannici ci danno la possibilita' di conoscere praticamente ogni dettaglio della vita culturale, politica e sociale del tempo. E' tanto piu' interessante studiare come si muovevano i cristiani in questo contesto e in un tempo chiave per la diffusione della nuova religione, quando abbiamo da un lato le ultime e piu' violente persecuzioni e dall'altro il cristianesimo che improvvisamente diviene "la" religione dell'impero con la "conversione" di Costantino.
Il libro di Luijendijk e' ricchissimo di spunti interessanti (e scritto anche in una prosa vivace insolita per i volumi papirologici), ma vorrei solo menzionare un aspetto che mi sembra interessante se si considerano anche certe discussioni abbastanza di moda oggi in Italia. Luijendijk inizia esaminando l'annoso problema di identificare i cristiani nei documenti: quali criteri si dovrebbero usare? Mi ha colpito notare il fatto che quasi nessuno si identifica o viene identificato con il termine christianos (la parola e' usata solo tre volte in tutti i papiri egiziani!). Inoltre, pocchissimi citano la Bibbia (appena una mezza dozzina di citazioni o eco nelle piu' di cento lettere private attribuite a cristiani): questo suona particolarmente strano a noi che siamo abituati a dire che i cristiani delle origini avevano sempre in mente la Bibbia, si potevano esprimere solo citando la Bibbia e cosi' via.
C'e' chi ha spiegato questo affermando che i cristiani nascondevano la loro identita' per timore delle persecuzioni, ma Luijendijk giustamente non da' molto credito a questa ipotesi. In realta', la situazione non cambia dopo Costantino e soprattutto pare impossibile che nelle condizioni di vita egiziane (pare che a Ossirinco ci fossero anche condomini di 7 piani!) qualcuno potesse tenere nascosto per anni di essere cristiano. Proprio ieri ho letto la lettera di un certo Copros che racconta allegramente ai famigliari di come ha evitato la condanna mandando un suo amico a scrificare al posto suo davanti al tribunale. In questo caso, come accade spesso, le nostre fonti letterarie ci danno una visione un po' deformata delle cose: pare che i cristiani non fossero tutti martiri, ma che molti non faticassero a trovare vie per coesistere nella societa' pagana.
4 commenti:
Finalmente uno studio sociologico esaustivo sul cristianesimo primitivo egiziano basato sullo studio dei papiri documentari. Questo materiale è così importante in quanto ci restituisce il quadro effettivo ed immediato, senza filtri letterari autorevoli dei cristiani egiziani del primi secoli. Io ho una copia della tesi di dottorato di questa monografia, ma ancora non avuto il tempo di leggerla. Grazie della recensione!
Cara Frances,
devo anche dire che il testo e' molto leggibile (ovviamente immagino che la versione dissertazione sara' piu' strutturata). Concordo sull'importanza dei materiali papirologici: per fortuna qualcosa si muove.
Un saluto.
Credo che l'esegesi papirologica possa rivelarci altre inaspettate e gradite sorprese. Coma già dicevo relativamente ai rotoli del Vangelo di Tomaso, la documentazione "in presa diretta" puoi darci una visione "destrutturata" del cristianesimo antico. Non crede anche lei, prof Bazzana, che si dovrebbe investire maggiori risorse in questo senso? Non crede che i buoni Bernard Grenfell ed Arthur Hunt, e i loro ottimo lavoro, meriti attualmente miglior fortuna? Grazie per l'attenzione.
Ludwig
Caro Ludwig,
concordo pienamente sul fatto che chi lavora con le fonti papirologiche (ma parlo pro domo mea) debba ricevere piu' credito.
Ho solo due piccoli appunti sul rapporto fra Vangelo di Tommaso e papiri documentari:
1. Certamente entrambi questi tipi di fonti ci danno una visione "destrutturata", pero' penso che Tomaso sia meno "in presa diretta" dei papiri documentari. Questi ultimi non sono stati preservati da nessuna tradizione, ma ci sono giunti per caso: Tommaso, almeno nella sua forma completa, e' gia' un prodotto di una tradizione. Non e' un caso che a Nag Hammadi qualcuno lo abbia inserito con altri testi in un codice.
2. Tommaso e' un testo non privo di elaborazione letteraria, e' un prodotto delle elites educate. I papiri documentari ci portano un gradino sotto e ci aprono una prospettiva anche su coloro che non erano in grado di produrre un'opera del genere.
Grazie del commento, che mi ha dato l'occasione di aggiungere queste due riflessioni.
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