Tanto per non perdere l'abitudine, ho deciso di scrivere alcune note prima di andare a letto, ma senza nessuna pretesa di completezza, perche' il programma e' troppo vasto per poter essere anche solo enunciato qui.
Vorrei riferire solo di due relazioni che mi sono parse interessanti. Anzitutto, ho ascoltato Christian Askeland, un dottorando dell'universita' di Cambridge, che ha parlato di un papiro copto della Bodleian Library contenente la parte finale del capitolo 20 di Giovanni. La cosa e' interessante, perche' quasi tutti gli studiosi pensano che il capitolo 21 del Vangelo sia in realta' un finale secondario, aggiunto da un redattore al Vengelo gia' finito. Askeland ha sostenuto, in maniera piuttosto convincente, che il papiro copto e' solo un esercizio di scrittura (anche non molto ben riuscito) e quindi non puo' dirci molto sull'estensione del Vangelo usato dal copista.
In un'altra sessione, Daniel Schowalter ha descritto il tempio dedicato ad Augusto ed eretto da Erode a Omrit, nel posto vicino a Cesarea, in cui Marco ambienta la famosa "confessione" di Mc 8:27-30. Molti commentatori interpretano questo passo come un attacco all'autorita' dell'imperatore, ma Schowalter ha fatto notare che Marco non ha nessuna critica anti-imperiale, al massimo una critica al messianismo giudaico, dal momento che subito dopo Gesu' predice che il Cristo dovra' soffrire e essere messo a morte. L'archeologo ha concluso chiedendosi come mai Marco ha collocato la "confessione" proprio in quel luogo. A mio avviso, ci sono pochi dubbi: l'autore del Vangelo voleva sfruttare la potenza dell'immagine imperiale per esaltare quella del Cristo.
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