sabato 3 ottobre 2009

Il Nuovo Testamento e Qumran: 7Q5


Alcune settimane fa ho promesso ad un amico che avrei scritto qualcosa sulla relazione, sempre molto discussa, fra i rotoli di Qumran e il Nuovo Testamento. Mi pare giusto iniziare dalla questione che, almeno fra il pubblico piu' vasto, ha ottenuto piu' risonanza: fra gli scritti depositati nelle grotte prima del 68 della nostra era si sono trovati frammenti dei Vangeli? La risposta e' no: la maggioranza dei testi ritrovati sono in ebraico o aramaico e sono stati scritti da una comunita' di ebrei che non sapeva nulla ne' di Gesu' ne' del cristianesimo. In una delle grotte (la settima) sono stati ritrovati alcuni frammenti di papiro scritti in greco, uno dei quali (tecnicamente chiamato 7Q5) alcuni anni fa ha suscitato un po' di scalpore.
Negli anni '70 un gesuita spagnolo, padre Jose' O'Callaghan, esperto di papirologia, sostenne che nel piccolo frammento che vedete nell'immagine qui sopra si dovevano leggere due versetti del Vangelo di Marco (per la precisione Mc 6:52-53). La proposta, che al momento non aveva ottenuto grandi consensi, e' stata poi riproposta ed e' ora uno dei cavalli di battaglia dei movimenti cristiani conservatori che vorrebbero dimostrare che i Vangeli (in questo caso, Marco) sono stati scritti il piu' possibile vicino alla vita di Gesu' e magari anche da testimoni oculari degli eventi.
Purtroppo, l'ipotesi di O'Callaghan e' molto fragile per vari motivi e posso dire che oggi quasi nessun studioso serio la condivide. Anzitutto, le lettere leggibili sono solamente 20 e questo rende l'identificazione estremamente aleatoria (le stesse lettere nello stesso ordine potrebbero in effetti appartenere anche ad altri passi di altri libri). Inoltre, se si vuole che il papiro, cosi' com'e', corrisponda a Mc 6:53 bisogna ipotizzare che le parole "fino a terra" siano cadute, ma questo vuol dire davvero arrampicarsi sui vetri, dal momento che nessun manoscritto di Marco manca di queste parole.
Una piccola nota di colore per concludere: una decina di anni fa un mastro carpentiere impiegato a DisneyWorld, Ernest Muro, osservando i frammenti di papiro della grotta 7 (ma non 7Q5), noto' che le fibre avevano disegni e scanalature simili. Questo lo condusse a capire che molti frammenti venivano da uno stesso rotolo, che doveva contenere niente meno che una versione greca del Primo libro di Enoch! C'e' quindi una buona possibilita' che 7Q5 non sia il Vangelo di Marco, ma una delle visioni di cui ho gia' parlato altrove.

9 commenti:

Bruno ha detto...

Ma Ernest Muro, oltre a fare il carpentiere, si occupava anche di papirologia? In ogni caso la storia è estremamente affascinante, caro Bazzana, vada avanti così

Giovanni Bazzana ha detto...

Caro Bruno, si tratta evidentemente di uno dei casi (non del tutto sporadici) in cui un dilettante ha insegnato qualcosa ai professori.

Frances ha detto...

Caro Giovanni, come valuti la presa di posizione di papirologi come O. Montevecchi e S. Daris, favorevoli all'identificazione del 7Q5 col vangelo di Marco? E cosa ne pensi dell'identificazione di Hemer con alcuni passi della "Guerra del Pelopponeso di Tucidide? Grazie in anticipo per l'eventuale risposta.

Giovanni Bazzana ha detto...

Cara Frances,
scusa per l'attesa, ma ho avuto alcune giornate un po' piene.
Personalmente credo che questa sia solo parzialmente una questione che richiede l'intervento dei papirologi: in fondo, anche quelli che citi hanno piu' o meno ripetuto gli argomenti di O'Callaghan. E mi pare anche comprensibile visto che il dibattito non verte essenzialmente sulla lettura del frammento (io non mi considero un papirologo esperto, ma mi pare che l'opinione dei papirologi di esperienza sia assolutamente imprescindibile in due soli casi: se la lettura e' incerta o se si tratta di datare paleograficamente un documento).
La mia opinione e' che il frammento e' troppo piccolo perche' si possa essere certi di qualunque identificazione: ovviamente Marco resta possibile, ma la storia lavora con la probabilita' e la scarsa probabilita' mi induce a mettere da parte l'ipotesi marciana.
Ci sono poi aspetti del problema che non entrano molto nel dibattito, ma potrebbero essere importanti: per esempio, alcuni anni fa un amico, Daniel Stoekl BenEzra, ha pubblicato su "Dead Sea Discoveries" un articolo con il quale ritiene di aver dimostrato che la grotta 7 e' piu' recente delle altre dieci (questo sposterebbe di molto i termini del problema).
Alla fine, il problema piu' scottante: mi pare che il dibattito rimanga aperto solo in Italia e che l'identificazione sia sostenuta solo da una certa scuola o da una certa corrente di pensiero: non so se questo sia risolutivo, ma mi pare che, con spirito storico, bisognerebbe interrogarsi anche su questo.

Frances ha detto...

Caro Giovanni, grazie della tua gentile risposta. Ti segnalo un mio articolo sullo scambio fonetico delta/tau nel 7Q5:

http://zetesiss.altervista.org/?p=154

G. Bastia ha detto...

Amelia Sparavigna, ricercatrice di Fisica del Politecnico di Torino, ha eseguito una elaborazione dell’immagine del noto frammento 7Q5 attribuito nel 1972 a Mc. 6,52-53 dal papirologo J. O’Callaghan.

L’analisi tende a escludere che il tratto diagonale presente nella presunta lettera ni visibile nella seconda linea del testo del frammento appartenga a un tratto di inchiostro: si tratterebbe, secondo la ricercatrice, di un piccolo difetto della superficie scrittoria (papiro), come del resto ipotizzato da altri che si sono cimentati nella questione (es. E. Muro e S. Enste). Niente traccia di inchiostro, dunque.

La presenza del pronome αυτων, necessaria per identificare il frammento con Mc. 5,52-53, nella contestata linea di testo sarebbe pertanto da escludere.

Chi è A. Sparavigna: http://staff.polito.it/amelia.sparavigna/

Documento sul frammento 7Q5: http://arxiv.org/abs/0903.5045

Non nascondo che se un tempo ero molto possibilista sulla possibilità dell'identificazione proposta da O'Callaghan, in seguito, anche a fronte di ulteriori riceche come queste, sono diventato molto più scettico.

Saluti.

Giovanni Bazzana ha detto...

Caro G.
grazie dell'informazione: sembra un elemento decisamente importante per giudicare sull'intera questione.

G. Bastia ha detto...

Gentile prof. Bazzana, vorrei chiedere la sua personale opinione su un'altra questione, mi scuso se la posto qui ma mi pare che non sia altrove trattata. Vorrei chiederle che ne pensa del vangelo segreto di Marco ritrovato da Morton Smith. Qual è la sua opinione su quei frammenti di testo nella lettera di Clemente di Alessandria? A parte la questione dell'onestà intellettuale di un grandissimo studioso quale fu Morton Smith, sulla quale non mi pronuncio, anche se mi sembra strano che uno come Smith si sia messo a fabbricare documenti falsi, a me è sempre parsa strana la coincidenza di abbondanti sezioni di testo dei frammenti pseudo-marciani con altre parti del vangelo di Marco canonico, possibile che vi siano verbi, addirittura forme verbali, costruzioni grammaticali, modi di iniziare le frasi così coincidenti con altre parti? Sembra quasi che uno abbia scopiazzato frasi che si trovano nel testo "canonico" cambiando i soggetti e altri dettagli... Ma è una mia personale impressione poiché vedo che per altri una tale sovrapposizione è un punto di forza a favore dell'autenticità: il confine tra un falso confezionato copiando parole e stile di un autore e un originale in cui l'autore ha la tendenza a ripetersi è infatti tutto da stabilire. Mi sembra anche che il racconto del miracolo nel vangelo segreto sia uno di quelli più piatti di tutto il vangelo, da un punto di vista di nuove parole introdotte (risp. ad altre pericope), verbi, ecc... Possibile che un autore "originale" arrivi a ripetersi in modo così pedissequo rispetto al resto? Lei che ne pensa in proposito?

Cordiali saluti.

Giovanni Bazzana ha detto...

Caro G.
che domanda interessante (ormai nella notte dei tempi, io ho perfino scritto la mia tesi di laurea su questo argomento!)!
Faccio una premessa. C'e' stata negli ultimi tempi una tendenza ad attaccare l'autenticita' del VSM mettendo in dubbio la buona fede e l'onesta' intellettuale dello scopritore, M. Smith. Ti dico subito che io rigetto totalmente queste insinuazioni di Carlson, Jeffery e compagnia bella: oltre ad essere moralmente sgradevoli (perche' portate contro una persona che non puo' piu' difendersi), non hanno nemmeno alcun fondamento scientifico, come e' stato ampiamente dimostrato da lavori piu' recenti.
I problemi effettivi invece non hanno ricevuto adeguata attenzione: a mio parere bisogna distinguere due questioni.
Anzitutto, c'e' l'autenticita' clementina della lettera sulla quale mi pare ormai non ci siano molti dubbi: ne ho parlato ancora recentemente con Bovon e anche grandi esperti di Clemente, come Le Boulluec, si dicono convinti che la lettera sarebbe autentica.
Il problema specifico del VSM e' pero' piu' intricato e molto pochi se ne sono occupati. In effetti, come dici molto bene tu, se si guarda allo stile non c'e' modo di capire se il testo sia una parte perduta di Marco o se si tratti di un centone fatto ad arte da un imitatore dello stile marciano. Quando me ne sono occupato avevo ipotizzato che si potesse ritenere il testo autentico mettendolo in parallelo con la Semeia-quelle giovannea, ma sono passati molti anni e ora che sono piu' vecchio non sono piu' nemmeno molto sicuro dell'esistenza della fonte usata da Giovanni! In sostanza penso che si entri in un campo in cui la soggettivita' dei giudizi e' molto grande ed e' resa ancor piu' problematica dal fatto che sappiamo davvero poco sulle modalita' di trasmissione dei testi evangelici prima della fine del II secolo. Mi spiace di lasciarti insoddisfatto, ma devo riconoscere di non avere piu' un'opinione ben delineata su questo punto specifico.