Mark Goodacre (ottimo, come spesso accade) ha recentemente registrato nel suo podcast una puntata su questo interessante problema (ascoltate qui, se vi interessa sentire la sua opinione). Nell'ultimo capitolo della Lettera ai Romani Paolo saluta un gruppo di persone a lui note nella comunita' romana: fra questi, al versetto 7, egli menziona due personaggi, Andronico e Giunia, con parole di lode, dicendo, fra l'altro che essi sono "illustri fra gli apostoli". Il secondo nome ha sempre costituito un interessante problema, perche' appare in accusativo nel testo (Iounian) e quindi potrebbe, in teoria, derivare tanto dal femminile (Iounia) quanto dal maschile (Iounias). Ovviamente, dato il carattere maschilista di gran parte della storia del cristianesimo, in tempi moderni si e' sempre dato per scontato che si trattasse di un uomo: sarebbe possibile che ci sia stato un apostolo in gonnella? Di recente, molti studiosi, fa i quali in particolare Epp, hanno ripreso in mano la questione e hanno chiarito senza ombra di dubbio che il nome era femminile, semplicemente perche' nell'antichita' non si trova nessun uomo che porti il nome Iounias. Ci sono assurde e risibili contorsioni interpretative compiute dagli evangelici piu' conservatori per negare che si tratti di una donna apostolo, ma non vale nemmeno la pena di parlarne qui.
Al contrario, ho notato con piacere che la versione italiana della Bibbia CEI ha il nome Giunia gia' nella edizione degli anni '70. Ma niente paura: non pensate che il Vaticano sia stato preso d'assalto nottetempo da una masnada di liberali estremisti. La CEI puo' accettare che ci sia una donna apostolo perche' alla fine, per i veri cattolici, quello che dice Paolo non conta niente e di sicuro non obbliga a cominciare ad ordinare le donne-sacerdote (a differenza che per gli evangelici, per cui la parola di Paolo e' legge). I preti sono solo uomini perche' loro sono gli eredi dei 12: nonostante quello che si crede comunemente i 12 e gli "apostoli" sono due gruppi ben distinti in tutto il Nuovo Testamento ed erano, a quanto pare, tutti uomini.
3 commenti:
"Ci sono assurde e risibili contorsioni interpretative compiute dagli evangelici piu' conservatori per negare che si tratti di una donna apostolo, ma non vale nemmeno la pena di parlarne qui."
Eppure mi sembra che ormai più nessuno abbia dei dubbi che Giunia fosse una donna. Il punto centrale della discussione è la corretta traduzione di "en tois apostolois" (Romani 16:7), cioè se inteso è "by the apostels" o il più usuale "among the apostels". Peccato che tu non dica nulla al riguardo!
Caro Elijah, non dico nulla al riguardo proprio perche' considero questo problema esattamente l'esempio lampante di una contorsione interpretativa motivata solo dal fatto di non poter accettare, su basi ideologiche, che una donna possa essere stata definita apostola. En piu' dativo ha quasi sempre significato inclusivo e ci si deve arrampicare sui vetri per giustificare le traduzioni "by the apostles" o "to the apostles". Comunque, grazie per l'osservazione.
Il problema è che nessuna arrampicata sugli specchi è in grado di appianare le difficoltà di traduzioni alternative, a meno di voler sottomettere la logica al capriccio ideologico.
La proposizione relativa introdotta da "hoitines" ha funzione epnalalettico-attributiva, cioè specifica le qualità dei termini nominati in precedenza, di un insieme ("tois apostolois"). Il verbo "eisin", attivo, in funzione di copula, è seguito dal nome del predicato "episemoi". Dunque, come potrebbe indicare un'azione passiva da giustificare la resa "by the apostles"?. Inoltre, il sintagma "en tois apostolois" è complemento libero, circostante, non complemento obbligatorio come invece presuppone la resa "to the apostles". Infatti omettendo "tois apostolois" la proposizione "hoitines eisin episemoi" ha senso compiuto, cosa che invece non accade se si pensa a "to the apostoles". Infine, il contesto, le norme epistolografiche cui si conforma il messaggio del postscriptum danno ragione a Giovanni (Bazzana).
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