Le parole del vescovo di Como inducono a fare un po' di paragoni fra l'insegnamento della religione nel nostro paese e in altri contesti. Nello specifico, la scuola in cui insegno attualmente, benche' nata da una particolare denominazione cristiana (quella unitariana), offre corsi di preparazione alla professione di ministri del culto non solo a cristiani di ogni tipo, ma perfino a islamici e buddhisti. Il tutto e' fatto nel piu' alto spirito ecumenico e ad un livello scientifico di tutto rispetto, senza nessun problema se, come nel mio caso, un cattolico si trova ad insegnare il Nuovo Testamento a anglicani o luterani.
In Italia, invece, gli unici insegnanti che si occupano di religione nelle scuole sono selezionati e designati dai vescovi cattolici ed essi soli hanno il privilegio e la responsabilita' di insegnare non solo la dottrina della propria denominazione cristiana, ma anche le dottrine degli altri cristiani e delle altre fedi religiose.
Ci si puo' chiedere quale sia il sistema piu' onesto e, soprattutto, quale sia il sistema che offre le garanzie di maggiore scientificita' e rispetto reciproco. A quanto pare dalle relazioni dei giornali che ho potuto vedere, mons. Coletti avrebbe detto che la sentenza del Tar sarebbe frutto di "bieco illuminismo": questo giudizio si inserisce bene fra le numerose uscite anti-moderne e anti-razionaliste che vengono ripetute tanto dal Papa quanto dalle gerarchie cattoliche. Mi sembra che ci si dimentichi troppo facilmente del fatto che i valori della tolleranza siano stati propagandati e imposti, contro l'opposizione della Chiesa cattolica (esplicita almeno fino a tutto l'Ottocento!), proprio dai figli della modernita' e del razionalismo illuminista.
5 commenti:
Forse per evitare polemiche sull'insegnamento basterebbe cambiare nome alla materia: da "religione" ridenominarla "religioni" e insegnare - nel senso di dare le nozioni - anche quello che dicono le altre parrocchie (nel senso vero della parola). Ma l'alto spirito ecumenico di cui parli sopra non mi sembra certo la caratteristica principale del nostro paese. E non solo per quello che riguarda la religione.
Primo: niente scuse, Bazzana pigro!
Secondo. Sono convinto che il problema sia relativo agli scrutini solo per le anime semplici: chi reagisce in malo modo lo fa perchè, a mio avviso, vede in questo atto il primo passo verso l'estromissione dalla gestione monopolistica di un piccolo tesoro. 15.000 insegnati di RUOLO non laureati a cui basta un diploma rilasciato da un istituto approvato dalla SS... del resto Anania e Saffira mica sono morti perchè divergevano sulla natura del Cristo.
Infine trovo poco corretto paragonare la situazione in Nord America e in Italia, come se si partisse dalle stesse condizioni iniziali e solo gli ultimi due comunicati stampa targati BXI avessero determinato quella che è la differenza fra lo status qui e a Boston.
Caro b.melazzini, il problema e' che le "religioni" vengono gia' insegnate, ma dal professore di "religione" cattolica: la situazione di quegli studenti che decidono di non avvalersi dell'insegnamento e' poi anche peggiore perche' nel 90% dei casi non vi e' nessuna offerta alternativa. Come dice giustamente Paolo, si tratta di un problema di potere che non nasce oggi, ma dipende dal fatto che il cattolicesimo in Italia vuole essere contemporaneamente religione "civile" e non sottostare alle direttive dello stato.
Caro Bazzana, sono d'accordo!
1. non è un "diploma", è comunque un titolo accademico (sia nel vecchio ordinamento quadriennale che in quello attuale). aggiornatevi. per insegnare religione è necessaria la laurea specialistica in scienze religiose (il famoso 3+2): ci siamo adeguati al processo di bologna dal 2008.
2. sono uno studente vicino al Magistero in Scienze Religiose.. i miei insegnanti (biblisti e teologi di fama internazionale, sono stato fortunato abitando a Milano) mi hanno garantito uno studio serio e critico.
3. insegnerò religione? non lo so. ma se lo farò sarò conscio di quel canone 804: retta dottrina, testimonianza di vita cristiana e abilità pedagogica. Res tua agitur.. si tratta di te, cari signori. come è pensabile una vera comprensione della religione senza quella fusione degli orizzonti tra il testo biblico e la vita personale? Leggo questo blog con interesse solo perché lei, mi pare, si dichiara cattolico: MAI potrei apprezzare le stesse parole proferite da un ateo... perché? l'ho già detto, è necessaria un'affinità fondamentale tra l'interprete e il suo oggetto.. altrimenti è un vuoto ciarlare in questo caso di davvero A-critico. saluti.
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