venerdì 30 ottobre 2009

La datazione di Luca e Atti I

Nei giorni scorsi alcuni lettori mi hanno chiesto di dire qualcosa sul problema della datazione della doppia opera lucana (il Vangelo e gli Atti degli apostoli): non e' che io sia un grande appassionato dei dibattiti sulla datazione dei libri biblici, ma in questo caso si tratta di un argomento di una certa importanza e quindi meritevole di qualche spiegazione.
Personalmente, ammetto fin da subito che la mia opinione in merito dipende non da studi miei propri, ma dalla lettura, sorprendente e convincente, che ho fatto qualche tempo fa del volume di Richard Pervo dal titolo Dating Acts: Between the Evangelists and the Apostles (Santa Rosa CA: Polebridge 2006). Il volume contiene un'argomentazione molto dettagliata che induce in modo irrefutabile a concludere che gli Atti degli apostoli sono stati scritti all'inizio del secondo secolo, in contemporanea con le lettere Pastorali e alcuni scritti dei Padri apostolici (Ignazio e la 1 Clemente, soprattutto). Non mi e' possibile riprendere qui l'intera argomentazione di Pervo, ma vi illustro solo un esempio che da' una buona idea della forza del suo ragionamento.
Nel capitolo 5 degli Atti, viene raccontata una seduta del Sinedrio nella quale Gamaliele chiede di liberare gli apostoli che sono sotto accusa (vv. 34-39). Nel suo discorso Gamaliele cita due esempi: al v. 36 nomina Teuda, di cui si sa che condusse un movimento di protesta represso nel sangue durante il governatorato di Cuspio Fado (44-46 e.v.). Nel versetto seguente Gamaliele dice che "dopo questo (meta touton)" venne Giuda il Galileo "al tempo del censimento", che e' il censimento di cui sappiamo gia' dall'inizio del Vangelo di Luca e che avvenne nel 6 e.v. Abbiamo qui una confusione cronologica totale, ma come spiegarla?
E' presto fatto se si da' un'occhiata al libro ventesimo delle Antichita' giudaiche di Flavio Giuseppe: qui, ai paragrafi 98-102, lo storico cita nella stessa successione (ma senza confusione cronologica) Teuda e Giuda il Galileo. La conclusione (quasi assolutamente certa) e' che Luca abbia copiato, e in maniera alquanto distratta, da Giuseppe. Il dato essenziale e' che le Antichita' giudaiche non furono ultimate prima del 100 e.v. e quindi gli Atti degli apostoli (almeno nella forma in cui li conosciamo) devono essere stati scritti nel secondo secolo.
In un prossimo post le conseguenze di questa datazione per la valutazione dell'affidabilita' storica degli Atti.

24 commenti:

Paolo ha detto...

Caro Bazza,
in primo luogo scusa se manco da un po', ma pare che, inspiegabilmente, scienze meno nobili e neonati più terreni occupino tempo anche essi. Vorrei soffermarmi su quanto sia "convincente" l'esempio che citi. Parlo solo in virtù di quello che leggo sopra nel tuo post: sostenere che Luca (o meglio, l'autore degli atti), copi un altro testo perché due eventi sono citati nella stessa errata sequenza, mi pare una argomentazione alquanto debole. Si trattasse di una sequenza di un numero rilevante di eventi, sbagliati anche essi, potrei dedurre una certa rilevanza, ma così... Insomma, se questa è la potenza degli argomenti convincenti, allora io continuo a credere che l'autore sia Luca, imbeccato da Paolo. In sintesi, l'aggressività delle tue affermazioni "quasi assolutamente certo" "forza del ragionamento" o si basa su qualcosa di cui non scrivi, o mi domando se basti veramente così poco per dare "certezze". (mi pare di ricordare i due della fusione fredda)
Infine, ma qui emerge forse il mio essere vil meccanico, la datazione è secondo me un problema chiave, che può destituire da ogni fondamento ogni altra discussione. kind wishes P

Giovanni Bazzana ha detto...

Caro Paolo, felice di risentirti e di sapere che ti stai godendo in pieno le gioie della paternita' ;)
Per quanto riguarda la tua osservazione, i due eventi sono citati in questa successione solo in queste due opere fra tutte quelle che conosciamo: quindi, se trovi una spiegazione piu' semplice, che sostituisca quella di Pervo, allora diro' che hai anche trovato un argomento piu' forte e convincente (bada che il "caso" o il "sentito dire" non sono ammessi dalle regole scientifiche che si applicano qui come nelle tue scienze "meccaniche"). In piu', se ti sembra che l'argomento sia debole, dai un'occhiata alle note che le traduzioni CEI (sia 1974 che 2008) hanno attaccato a questi versetti e vedrai che anche altri pensano che ci sia qualcosa qui.

Elijah Six ha detto...

"Mi pare una argomentazione alquanto debole." (Paolo)
Beh, se si pensa che una tesi simile (Luca dipende da Giuseppe Flavio) non è di certo nuova o recente (ha minimo minimo 50 anni), si capisce che non ha riscosso molto successo tra gli studiosi neotestamentari, visto che la maggior parte di essi è del parere che le due opere di Luca sono state scritte prima dell'anno 100 d.C.
Comunque non è molto convincente (o di certo non assolutamente, senza alcun dubbio) perché Luca e Atti differiscono da Antichità Giudaiche anche su altri punti, come ad esempio il Censimento di Quirinio. Se Luca quindi conosceva l'opera di Giuseppe Flavio, come spiegare il fatto che lui riporti in vari casi informazioni diverse? Non avrebbe senso.
Per chi fosse in caso interessanto, un quadro generale sulla questione (relazione tra Giuseppe Flavio e il Nuovo Testamento, in particolare le due opere di Luca) e le varie posizioni esistenti al riguardo viene data da G. J. Goldberg qui: "http://www.josephus.org/ntparallels.htm"

Giovanni Bazzana ha detto...

Caro Elijah,
grazie per il riferimento al sito su Giuseppe, veramente ricco e utile.
Per quanto riguarda il punto in discussione, l'analisi di G.J. Goldberg mi pare confermi che Pervo ha ragione: quando discute il caso di Teuda e Giuda, Goldberg deve ipotizzare che Luca e Giuseppe abbiano usato una fonte che sarebbe oggi perduta.
Attento, come scrivevo prima a Paolo: entia non sunt multiplicanda praeter necessitatem! Se si deve postulare un'altra fonte per spiegare la relazione, allora, mi dispiace, ma la mia ipotesi resta la piu' semplice e quindi la migliore. Le discrepanze fra Luca e Giuseppe (che, ricordiamolo, sono poca cosa rispetto alle innumerevoli somiglianze, anche a livello lessicale), lungi dal non avere senso, dimostrano che Luca ha copiato male qualche volta, perche' era distratto o (molto piu' probabile) perche' non aveva grande interesse per la precisione cronologica.
Sul perche' quasi tutti rifiutano questa datazione (ma quali sono le basi per quella tradizionale?) scrivero' nel prossimo post.

Frances ha detto...

Sono un appunto: Luca e Giuseppe Flavio concordano sull'attribuzione cronologica del censimento di Quirinio. Riguardo all'ipotesi della "terza fonte", dalla quale avrebbero attinto sia Luca sia Giuseppe Flavio, mi sembra doveroso far notare che questa teoria non è in grado di spiegare le mancate corrispondenze cronologiche tra i due autori. In ogni caso, anche prendendola per buona, apostrofa sempre l'evangelista come l'anello debole della catena, essendo abbastanza remota l'ipotesi che Giuseppe Flavio abbia di propria iniziativa rimodellato i dati o sia autore di negligenze dovute a distrazione. Ricordiamo che Giuseppe Flavio disponeva di un "esercito" di scribi professionisti e di varie fonti, tra cui Nicola di Damasco, la principale per il periodo in questione.

Frances ha detto...

Una recensione del libro di Parvo:

http://www.thefreelibrary.com/Dating+Acts:+Between+the+Evangelists+and+the+Apologists.-a0206058533

Elijah Six ha detto...

"Luca e Giuseppe Flavio concordano sull'attribuzione cronologica del censimento di Quirinio." (Frances)
Le due cronologie concordano se si considera l'Erode in Luca 1:5 Archelao, cosa che io personalmente trovo poco probabile.
I passi a cui bisogna stare attenti per chiarire la faccenda sono: Luca 1:5 (Erode), Luca 2:2 (censimento di Quirinio: 6/7 d.C.), Luca 3:1-2 (anno quindicesimo: 27-29 d.C.), Luca 3:23 (Gesù circa 30 anni).
Se Luca intendeva con Erode nel capitolo 1 versetto 5 Archelao e parlando del censimento di Quirinio pensava alla data 6/7 d.C., non avrebbe di certo detto che Gesù iniziò il suo ministero a circa 30 anni tra il 27-29 d.C., perché Gesù in realtà avrebbe avuto solo poco più di 20 anni (un Luca così sbadato faccio fatica a rappresentarmelo, soprattutto se si pensa ai suoi sforzi di rendere la sua opera credibile dal punto di vista storico, facendo riferimenti cronologici piuttosto precisi e utilizzando un linguaggio simile a quello degli storici del tempo come ad esempio Giuseppe Flavio, quindi ricercato).
Personalmente credo piuttosto che con Erode Luca intedesse nel capitolo 1 versetto 5 Erode il Grande e che egli datasse la nascita di Gesù prima del 4 a.C. (esattamente come fa Matteo). Cosa c'entra dunque il censimento di Quirinio (Giuseppe Flavio lo data solo nel 6/7 d.C.) è un bel enigma da risolvere. Forse Luca si riferiva ad un censimento avvenuto prima, o forse si è semplicemente sbagliato rifacendosi a fonti differenti e meno affidabili di quelle di Giuseppe Flavio.
Probabilmente tu Frances non concorderai con queste mie considerazioni, ma come ben si sa, la storia non è una scienza esatta, quindi sono aperte più possibili letture delle fonti a nostra disposizione.
Buona domenica
P.S.:
Volevo comunque ancora precisare che - come fa notare anche Goldberg nella sua introduzione nel link che ho segnalato - anche se prendiamo atto che Luca abbia fatto uso di Giuseppe Flavio (in particolare "Antichità Giudaiche", elaborato verso la fine degli anni 80 e finito di scrivere nei primi anni 90), questo non significa che Atti sia da datare per forza di cose dopo il 100 d.C., anzi, confermerebbe la datazione classica (cioè gli anni 90).

Frances ha detto...

E altamente improbabile che Luca si sia riferito ad un censimento avvenuto anteriormente alla data 6/7 d.C., e su questo argomento ho prodotto 27 pagine di documento, analizzando soprattutto sotto il profilo linguistico i versetti lucani coinvolti:

http://digilander.libero.it/Frances.or/Contesto%20Storico%20Politico/Il%20Censimento%20di%20Quirinio/Lc%202.2%20nel%20suo%20contesto%20linguistico-testuale.pdf

Per me le uniche anomalie rimangono la denominazione "Eorde", la quale non è escluso si riferisca ad "Erode Archelao" e la cronologia del ministero di Gesù. Ma la data di nascita di Gesù, la quale, può essere o non essere avvenuta al tempo di Quirinio è tutt'altra questione rispetto alla cronologia del censimento: Luca e Giuseppe Flavio concordano nell'inquadrare cronologicamente l'evento del censimento (sotto il governatorato di Quirinio 2:1). Ma quando un primo dato coincide con quello di un altro autore, è il secondo dato (il riferimento a Erode) a deviare dal quadro storico e quindi ad essere sospettato ipso facto di scarsa precisione. Così come lo è lo scambio cronologico tra Giuda il Galileo e Teuda.

Elijah Six ha detto...

Vorrei semplicemente ancora svelto evidenziare il motivo per cui io e te non concordiamo, poi chiudo la questione, ok?
Il problema è legato al modo di procedere per affrontare la questione. Io sono dell'avviso che per capire cosa intendeva Luca bisogna in un primo momento vedere e analizzare tutta l'opera di Luca per intero giungendo alle dovute conclusioni e solo dopo eventualmente andare a vedere fonti parallele (Matteo, Giuseppe Flavio, ecc.). Questo modo di procedere mi ha portato alle conclusioni che si vedono sopra.
Ovviamente si può procedere anche in modo differente, cioè lasciarsi influenzare a priori da fonti parallele, per dire cosa intendeva Luca. In tal senso abbiamo due possibili varianti.
Se prendiamo ad esempio Matteo, allora diremo che quando Luca parla di Erode (1:5) intendeva ovviamente Erode il Grande e che quindi il censimento di Quirinio accennato da Luca deve essere avvenuto prima che Erode morisse (prima del 4 a.C.).
Oppure si può prendere in considerazione Giuseppe Flavio - prima ancora di affrontare la questione vedendo cosa intendeva Luca tramite la sua stessa opera - e dire che Luca intendeva - facendo il riferimento del censimento di Quirinio - datare la nascita di Gesù solo il 6/7 d.C., e che quindi l'Erode in questione (1:5) era Archelao.
Ma quest'ultimo modo di vedere le cose personalmente lo trovo poco convincente e incoerente. Dico incoerente, perché quando si tratta di lasciarsi "influenzare" da Matteo, allora la risposta è un secco (e giusto) "no", mentre con Giuseppe Flavio cosa si fa, un'eccezione?
Trovo più giusto e corretto affrontare la questione basandosi in un primo momento su Luca, sulla sua stessa opera per intero, sulle sue stesse considerazioni. Poi, dopo, in seguito, si può andare a vedere cosa hanno riportato Matteo, Giuseppe Flavio, ecc.
Spero di essere stato sufficientemente chiaro e di non aver frainteso il vero motivo della nostra divergenza.
Buona settimana

Frances ha detto...

La questione va affrontata, come tu stesso hai evidenziato, inizialmente scevra da condizionamenti di tipo esterno. Dunque se dovessimo unicamente basarci sui vangeli per appurare la cronologia neotestamtnaria, in primo luogo si dovrebbe procedere a ritroso a partire dalla precisione intrinseca dei dati cronologici nel vangelo di Luca. Stabilito che Luca in ben due circostanze correlate non è preciso, allora scatta il ricorso a fonti parallele. In secondo luogo, dal momento che Matteo non parla affatto del cesnimento di Quirinio, questa fonte non ha rilevanza per la collocazione cronologica dell'evento. Ne ha invece per quanto riguarda la data della nascita di Gesù, ma come ho detto in un post precedente, censimento e nascita di Gesù sono due eventi da tenere distinti in merito alla loro esatta cronologia. Stabilito che Luca è preciso nella collocazione cronologia del censimento, ci si può chiedere come mai egli lo colleghi alla nascita di Gesù: ebbene, la maggior parte dei commentatori sostiene la tesi della strategia storico-narrativa cui Luca ricorre ogni volta che intende agganciarsi ad un evento storico, nella migliore tradizione ellenistica. Purtroppo, l'autore non è così zelante in questo procedimento storiografico. E questo esito, non è che la conseguenza del genere letterario dei vangeli, appunto non storiografico.

Giovanni Bazzana ha detto...

Caro/a Frances,
grazie per il link e per la trattazione del problema linguistico, che mi pare tolga ogni dubbio. Il sito e' molto interessante e assai ricco (anche il forum e' molto divertente e sono rimasto piacevolmente impressionato vedendo che c'e' perfino qualcuno che discute le idee di Cacitti ;)).

Caro Elijah,
due osservazioni:
1. Va bene partire analizzando Luca da solo, ma, se mi permetti, la premessa metodologica con cui tu scegli di iniziare questa analisi e' che Luca debba essere coerente e cronologicamente preciso (e per ottenere questo devi poi trovare il modo di "superare" il problema del censimento di Quirinio, speculando su cosa egli "intendeva", come se questo fosse un risultato che la ricerca storica puo' raggiungere). E' del tutto legittimo adottare questo approccio, ma io ne ho scelto uno diverso e bosognerebbe imdagare come mai per capire quale e' piu' efficace.
2. Se posso permettermi di fare un po' l'esegesi di quello che intendi tu, mi sembra che gran parte di quello che dici derivi dal fatto che ritieni Luca un autore che si sforza "di rendere la sua opera credibile dal punto di vista storico". Ora, non so come la pensi, ma mi sembra ormai necessario abbandonare l'idea che l'opera lucana sia da collocare nel genere storiografico. Il maggior appiglio per questi ragionamenti era il prologo, ma mi pare che gli studi di Loveday Alexander abbiano tolto ogni dubbio sulle somiglianze coi prologhi storiografici. Anche per quanto riguarda il lessico, abbiamo qui un fenomeno molto diverso dalla riscrittura operata da Giuseppe: Luca riscrive molto probabilmente, ma non con stile storiografico, bensi' imitando la LXX il che ci porta molto lontano da Polibio o Tucidide.
Buona settimana anche a te.

Giovanni Bazzana ha detto...

P.S. Quando ho scritto il post intendevo dare solo un esempio degli argomenti messi in campo da Pervo: ovviamente il suo libro e' molto piu' articolato e complesso. E' l'intera argomentazione che mi conduce a ritenere che l'opera lucana sia stata scritta ben dentro il secondo secolo, ma non mi sembra possibile (ne' utile) riscrivere tutto qui.

Frances ha detto...

x Giovanni: Grazie. Cacitti è inviso a molti per via del suo status di non credente. Purtroppo dalle nostre parti si ragiona ancora per etichette.
Su Loveday Alexander, confermo anch'io che trattasi di una monografia rivoluzionaria sugli studi lucani. L'autore mette in campo un'impressionante quantità di dati e argomentazioni, di per sé non smentibili. Il libro è stato criticato da D. E. Aune, ma questo non è riuscito a scalfirne l'impianto e la validità generale.
Sull'approccio al "tempo" da parte degli autori greci, inteso sia in senso cronologico sia come artificio letterario, consiglio la lettura di "Time in ancient Greek Literature" (eds. I. J. F. de Jong, R. Nunlist, Vol. 2).

Giovanni Bazzana ha detto...

Caro/a Frances, Cacitti "non credente"? Cosa spinge la gente a dare etichette a cose di cui non sanno niente (la domanda e' retorica)?

Elijah Six ha detto...

Ultimissimo intervento tra i commenti di questo post:
1) Domanda a Frances
Come giudichi il dato di fatto che nei primi secoli d.C. nessuno ha mai messo in dubbio che il censimento di Quirinio sia avvenuto prima della morte di Erode il Grande? Nemmeno accaniti oppositori del Cristianesimo come Porfirio o l'imperatore Giuliano l'apostata, che hanno messo in luce ogni tipo di contraddizione presente nei Vangeli e che conoscevano più che bene sia Matteo che Luca, non mettono in luce questa presunta difficoltà/contraddizione tra i due. Perché mai? Perché accettano il fatto che il censimento sia avvenuto prima della morte di Erode il Grande? Noi abbiamo solo Giuseppe Flavio... loro disponevano forse anche di altre fonti? O ignoravano forse tale problema?
2) Osservazione a Bazzana
"Tu scegli di iniziare questa analisi [così]: Luca deve essere coerente e cronologicamente preciso."
Beh, come si fa anche e giustamente in qualsiasi processo al giorno d'oggi, si deve sempre partire dal presupposto d'innocenza. Sarebbe abusivo credere a priori che Luca sbagli, non trovi?
Buona serata (o giornata)

Frances ha detto...

Gli stessi autori pagani ne sapevano meno dei padri della chiesa su questione di cronologia. Costoro non avevano nessun interesse nella cronologia del cristianesimo, ma si limitivano a confutarne le premesse e i contenuti filosofici. In secondo luogo, il censimento di Quirinio è stato un evento di portata capitale soltanto per i giudei e per i cristiani dopo, ma un evento marginale per il resto della soceità greco-romana, a tal punto che gli storici contemporanei non sentirono l'esigenza di menzionarlo nei loro scritti. Se poi si vuole usare l'argomento del silenzio dei pagani come prova della collocazione del censimento al tempo di Erode il Grande, si faccia pure, ma così facendo si sconfina oltre il metodo storico-critico per approdare nel terreno delle speculazioni.
Ti assicuro che non è questione di pregiudizio, ma di coerenza delle fonti. Collocare il censimento al tempo di Erode il Grande comporta giocoforza collocare anche la rivolta di Giuda il Galilelo anteriormente al 4 sec. a.C., cioè quando, di fatto, non era possibile effettuare un censimento di queste caratteristiche. Quindi verrebbe meno la ragione stessa della rivolta di Giuda, ergo l'esistenza stessa della rivolta. Si tratta di eventi concatenati, la cui logica è coerente soltanto accettando la data tradizionale del 6/7 d.C.

Frances ha detto...

Giovanni:

"Caro/a Frances, Cacitti "non credente"? Cosa spinge la gente a dare etichette a cose di cui non sanno niente (la domanda e' retorica)?"

Credo che Cacitti abbia professato la sua condizione di non credente nel libro scritto assieme ad Augias. Ma io non conosco il prof. di persona, quindi potrei certamente sbagliarmi. Chiedo lumi a te. Grazie.

Anonimo ha detto...

Caro Frances ma chi sono i non credenti per Lei?
Ho letto il libro di Augias/Cacitti e non ho avuto la stessa impressione che ha avuto Lei. Conoscere la verità potrebbe significare non credere in certe cose tramandate per tradizione, ma questo non cambia nulla sul fatto di essere credente senza fette di salame sugli occhi. Lei mi è simpatico. Cordialità
G. Nicora

Frances ha detto...

"Cara Frances", grazie.

Gentile sig. Nicora, ma io non ho emesso giudizi, né fatto distinzioni di sorta su credenti/non credenti. Si parlava di un forum, dove Cacitti è stato oggetto di giudizi basati più su etichette che sulla sua effettiva professionalità. A quel punto, rispondendo ad un quesito di Giovanni, ho detto che dalle nostre parti (Italia) si ragiona ancora per etichette sociali. Una constatazione di fatto. Parafrasando le mie parole, uno studioso serio e capace non si giudica per essere credente o non credente, ma per la sua professionalità.
Dall'impressione che ho avuto dalla lettura del libro, considero Cacitti un non credente. Ma non è questo il punto. Il punto è che spesso viene giudicato più per questo status, vero o falso che sia, che non per la sua professionalità.
Da parte mia, è necessario contribuire al superamento di questo pregiudizio. Io credo di essere approdata in un blog dove finalmente gli utenti discutono di argomenti legati al cristianesimo primitivo e non nel solito forum dove si consumano guerre fratricide tra credenti e non credenti e devo dire che le mie aspettative, per adesso, non sono state disattese.

Giovanni Bazzana ha detto...

Cara Frances, grazie per l'elogio, ma credo che la qualita' dell'atmosfera sia un merito anche di coloro che intervengono e finora non mi posso lamentare.
Per quanto riguarda Cacitti, e' curioso che una lettrice attenta abbia avuto questa impressione che e' in effetti l'opposto della realta'. Di primo acchito, mi viene da dire che si tratta di un grande risultato raggiunto da Cacitti (anche se, si badi, io non considero la neutralita' necessariamente una virtu').

Giovanni Bazzana ha detto...

Caro Elijah, in effetti penso di avere un'idea della ricerca storica opposta alla tua: direi che si deve partire dubitando della veridicita' e dell'affidabilita' delle fonti per poterne mettere in rilievo gli interessi e i pregiudizi.
Quello che tu proponi mi sembra un metodo piu' adatto all'apologetica o alla riflessione teologica, in cui si da' per scontata l'affidabilita' di una fonte come Luca, perche' una tradizione o qualche altro principio d'autorita' (e.g. l'ispirazione) ce la garantiscono. Io credo che una fonte debba "guadagnarsi" la fiducia passando attraverso un severo vaglio critico.

Giovanni Bazzana ha detto...

P.S. Se facessimo altrimenti, potremmo trovarci nella condizione (sto volutamente spingendo all'estremo il ragionamento) di accettare le testimonianze inquisitoriali sugli omicidi rituali perpetrati dagli ebrei o sulle fatture operate dalle streghe.

Bruno ha detto...

Credo che la distinzione tra credenti e non credenti non sia produttiva e significativa ai fini di questo blog.

Anonimo ha detto...

Cara Frances,
grazie per il cortese chiarimento che mi trova d'accordo sulla professionalitè e serietà del blog. Io ho tutto da imparare. Se il solo caso Cacitti suscita varie opinioni,posso comprendere la
difficoltà dell'argomento trattato che apre interessanti quesiti, studi, opinioni e pareri in tema. Un ringraziamento al Prof. Bazzana (che deve essere una persona molto paziente) che ci aiuta a dipanare la matassa ed uno anche a lei per il suo contributo e preparazione. G. Nicora