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sabato 2 aprile 2011

De Mattei o del "fondamentalismo" cattolico


La settimana scorsa, alcuni blog hanno diffuso la notizia che il professor Roberto De Mattei, vicepresidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche italiano e docente di storia del cristianesimo presso l'Universita' europea di Roma, aveva rilasciato delle dichiarazioni a Radio Maria nelle quali sosteneva che il terremoto del Giappone (come anche altre catastrofi naturali) dovesse essere considerato una punizione divina per le disubbidienze umane. La reazione di indignazione ha condotto a proporre una raccolta di firme a sostegno di una petizione per le dimissioni di De Mattei dal CNR.
Il caso fornisce uno spunto interessante per riflettere sui rapporti fra religione e scienza. Non c'e' alcun dubbio che le opinioni di De Mattei siano indegne e moralmente ripugnanti, ma possono essere davvero considerate sufficienti per chiedere la sua rimozione dalla posizione che occupa presso un'istituzione scientifica come il CNR? Nella sua replica, De Mattei ha buon gioco nel ribattere che le sue convinzioni in materia di teodicea sono del tutto simili alla fede nella transustanziazione eucaristica, nel senso che esse cadono al di fuori dei confini epistemologici della ricerca scientifica. E' impossibile che la "esperienza e comprensione del mondo mediata dal metodo scientifico" possano stabilire se Dio esiste o no: figuriamoci appurare se questo essere ha voluto o meno un terremoto.
Tuttavia, penso che De Mattei dovrebbe lasciare la carica che ricopre la CNR, ma per altri motivi, che vengono in evidenza proprio nella sua apologia, pubblicata sul "Corriere della Sera". Il professore dice chiaramente che egli non puo' dare il suo assenso alle teorie darwiniane perche' obbligato dalla testimonianza della Scrittura e del magistero a credere nell'esistenza storica di una coppia di progenitori, Adamo ed Eva, da cui sarebbe derivato l'intero genere umano (incidentalmente, aggiungo che questo dovrebbe toglierci ogni senso di superiorita' nei confronti degli evangelici americani, visto che le loro posizioni piu' insostenibili si trovano pienamente rispecchiate in autorevoli esponenti del cattolicesimo italiano).
Naturalmente, questo cozza contro le opinioni della maggioranza non solo dei biblisti, ma anche dei paleontologi, degli archeologi, eccetera. Come puo' uno studioso che ha queste idee rappresentare adeguatamente un centro di ricerca che dovrebbe avere profilo internazionale? Quale rapporto di lavoro potra' stabilire con gli altri ricercatori che da lui dipendono e che, nella stragrande maggioranza, non la pensano come lui?

sabato 5 febbraio 2011

Santi Innocenti


Uno dei piu' terribili episodi evangelici si trova nel capitolo 2 di Matteo, subito dopo la visita dei Magi al neonato Gesu'. Il racconto si e' concluso con l'adorazione e l'offerta dei doni, ma i Magi stessi hanno portato con loro i semi della tragedia, perche' hanno involontariamente messo Erode al corrente della nascita di un rivale. Nei vv. 16-18 si consuma il dramma perche' Erode, deciso a eliminare Gesu', ordina l'uccisione di tutti i bambini che abbiano due anni o meno nella zona di Betlemme: "fortunatamente" la sacra famiglia si e' gia' messa in salvo in Egitto su indicazione di un angelo apparso a Giuseppe.
L'avverbio della frase precedente e' fra virgolette perche', ad un'attenta riflessione, le implicazioni sollevate da questa storia per quanto riguarda il rapporto fra Dio e il male sono enormi. Luz, nel suo commento, dice che il problema sembra non aver nemmeno sfiorato l'autore di Matteo, ma questo e' vero solo in parte. In effetti, come molti altri eventi narrati nei primi due capitoli del Vangelo, anche questo e' accompagnato dalla sua brava citazione biblica e dalla sua "formula di compimento" (vv. 17-18). Tuttavia, se negli altri casi (per esempio, v. 15 e v. 23) la formula e' introdotta da una congiunzione finale, in questo caso abbiamo un semplice tote ("allora"), come se l'autore avvesse voluto sottolineare che l'evento e la profezia combaciano quasi in modo non voluto. Ad ogni buon conto, ha ragione Luz quando osserva che "Dio salva suo Figlio a spese di persone innocenti".
Il problema della teodicea non e' sfuggito ai commentatori e qui le soluzioni ripugnanti si sprecano. C'e' chi cerca di dare la colpa ai bambini (Giovanni Crisostomo: erano peccatori come tutti e quindi niente di male) e c'e' chi, come Gundry nel suo commento, fa scontare a questi poveretti la colpa connessa con il rifiuto di Erode e di tutti gli Ebrei di riconoscere la messianicita' di Gesu' (con il perverso collegamento fra questo passo e Mt 27:25). La soluzione piu' diffusa (e che ha dato origine anche alla commemorazione del 28 dicembre) e' pero' quella che associa i bambini alla terribile logica della morte sacrificale di Cristo: ancora Luz cita un sermone di Leone Magno che ricorda come ai Santi Innocenti sia stato concesso il (dubbio) "privilegio" di condividere la sofferenza di Cristo. Non e' nemmeno il caso di stare a spiegare quali danni abbia causato, in tempi piu' o meno recenti, il fatto di aver diffuso e coltivato questa e altre interpretazioni sacrificali delle sofferenze umane, soprattutto quando si tratta di quelle di bambini.

martedì 29 settembre 2009

Settima lezione apocalittica

Oggi ho avuto un'ottima discussione con il mio piccolo gruppo di studenti sul Quarto libro di Ezra, che e' uno dei piu' importanti apocrifi dell'Antico Testamento. Il cosiddetto (per brevita' concedetemelo) 4 Ezra e' stato probabilmente scritto in ebraico, o forse anche in greco, alla fine del primo secolo, piu' o meno negli stessi anni in cui si pensa sia stata scritta l'Apocalisse di Giovanni. Purtroppo l'originale non si e' conservato, ma in questo caso siamo stati molto fortunati perche' il libro deve essere piaciuto moltissimo ai cristiani dell'antichita' e infatti possediamo un numero davvero strabiliante di traduzioni, in latino, in siriaco, in etiopico e perfino una, molto importante, in armeno (se volete leggere una buona traduzione italiana di questo scritto, ne trovate una molto bella nella collezione di "Apocrifi dell'Antico Testamento" curata da Paolo Sacchi). In Europa occidentale il testo ha avuto una grandissima influenza perche' compare in molte Bibbie latine ed e' sicuro che alcuni dei suoi tratti piu' caratteristici abbiano dato lo spunto per diverse opere letterarie: un esempio e' certamente quello della descrizione dell'inferno, che compare per la prima volta nel 4 Ezra e ha poi avuto un successo straordinario, come sappiamo, nella letteratura italiana medievale.
4 Ezra ha tutto quello che si potrebbe aspettare da un'apocalissi: visioni molto strane (c'e', per esempio, una donna che piange il figlio morto prematuramente e poi all'improvviso si trasforma nella citta' di Gerusalemme!), un'apparizione del "figlio dell'uomo" (che pero' in questo caso emerge dal mare), un angelo che scende a spiegare le visioni ad Ezra e perfino l'intrigante particolare che Ezra deve mangiare "fiori" per sette giorni per poter ottenere le sue rivelazioni.
E' un'altra, tuttavia, la cosa piu' notevole del 4 Ezra: per buona parte del testo il veggente, Ezra, anziche' accettare supinamente il giudizio di Dio sulla storia e il destino dell'umanita' contesta in modo molto incisivo le decisioni che gli vengono presentate dall'alto. A tratti questo atteggiamento ricorda quello che si trova nei libri piu' "problematici" della Bibbia ebraica: Giobbe o Qohelet, per esempio. Ezra si chiede come mai Israele, il popolo eletto, debba soffrire cosi' tanto e come mai cosi' tanti esseri umani siano stati creati solo per essere condannati alla dannazione (Dio avrebbe potuto organizzare tutto un po' meglio). La risposta dell'angelo Uriele e' ancora piu' sconcertante: la mente umana non puo' arrivare a capire certi misteri e quindi bisogna obbedire alle visioni senza porsi troppe domande. Mi sembra un libro decisamente interessante per un lettore moderno.

martedì 15 settembre 2009

Terza lezione apocalittica

Tra i piu' grandi studiosi del Primo libro di Enoch si possono contare due italiani, Paolo Sacchi e Gabriele Boccaccini. Nonostante molti dei libri di Sacchi, professore emerito dell'Universita' di Torino, siano ormai tradotti in inglese e nonostante il fatto che Boccaccini abbia da tempo una cattedra alla University of Michigan, una delle piu' prestigiose degli Stati Uniti, il loro lavoro e' ancora assai poco conosciuto su questa sponda dell'Atlantico.
Tanto Sacchi quanto Boccaccini (che e' stato allievo di Sacchi) partono da una lettura del Libro dei Vigilanti, la prima sezione di quello che oggi chiamiamo Primo libro di Enoch. I "vigilanti" sono angeli che hanno questo nome, perche' passano l'eternita' contemplando Dio seduto sul suo trono senza alcuna interruzione, nemmeno per dormire. Questa contemplazione e' ovviamente concepita come il massimo grado di felicita' raggiungibile per un essere vivente, ma Enoch scopre che i Vigilanti hanno in effetti abbandonato per un attimo la loro contemplazione e hanno volto gli occhi verso la terra. Qui hanno notato la bellezza delle "figlie degli uomini" e sono immediatamente stati presi da un irrefrenabile desiderio sessuale. Spinti da tale impulso, i Vigilanti scendono nel mondo materiale e cominciano ad accoppiarsi con le donne generando una schiera di giganti, esseri mostruosi perche' nati dall'unione proibita fra esseri umani e sovrumani. I giganti, che producono spargimenti di sangue e uccisioni, sono sterminati da Dio con il diluvio universale, ma i loro spiriti, semi-divini, sopravvivono e continuano a perseguitare gli umani producendo sofferenze e dolori.
Questa storia puo' apparire del tutto folle, ma guardando bene se ne trova una traccia anche nella Bibbia ebraica: precisamente nel libro della Genesi (6:1-4) dove si dice chiaramente che "i figli di Dio videro la bellezza delle figlie degli uomini e se le presero come mogli". Si discute molto se il testo della Genesi abbia dato lo spunto a Enoch oppure se in Genesi sia rimasto solo un frammento di una storia molto piu' antica: in ogni caso, Sacchi ha fatto notare che la storia dei Vigilanti da' un'interpretazione tutta particolare sull'origine del male che sarebbe venuto nel mondo in seguito ad eventi su cui gli umani non avevano alcun controllo. Questo sarebbe totalmente opposto all'idea sull'origine del male che si puo' leggere nella Genesi dove il famoso mito di Adamo ed Eva ha un carattere tutto diverso: la' gli esseri umani sono liberi e responsabili in prima persona del male che entra nel mondo.