domenica 30 gennaio 2011

L'incipit di Matteo


Le prime due parole del Vangelo di Matteo sono, in greco, "biblos geneseos" (letteralmente "libro della genesi" di Gesu' Cristo). Fra gli studiosi c'e' disaccordo sul modo piu' opportuno di tradurre questa espressione, in particolare perche' non e' chiaro come si debba intendere il termine "genesis".
Le traduzioni italiane della Bibbia sono sorprendentemente tutte (almeno per quelle 4 o 5 che ho potuto controllare) concordi nel rendere la frase come "genealogia di Gesu' Cristo". Questa scelta presuppone che i traduttori abbiano pensato che queste prime parole si riferiscono alla sezione del primo capitolo che va dal versetto 1 al 17, nei quali, in effetti, vengono elencate la generazioni che collegano Abramo a Giuseppe, il padre putativo di Gesu'.
Tuttavia, pare strano che si parli di un "libro" a proposito di questi pochi versetti. In effetti, fra le traduzioni italiane, la vecchia Diodati ha il piu' letterale "libro della generazione di Gesu' Cristo". In questo caso, il traduttore ha evidentemente pensato che l'espressione si riferisca a tutti i "racconti dell'infanzia" che si leggono nei primi due capitoli del Vangelo e la cosa ha un senso se queste tradizioni sono pensate come una sorta di libretto autonomo che il redattore ha appiccicato all'inizio della sua narrazione.
Esiste pero' anche almeno una terza possibilita': il termine greco "genesis" sarebbe stato scelto per richiamare al lettore il primo libro della Bibbia ebraica che ha, in effetti, questo titolo nella tradizione greca. Dale Allison discute queste e altre possibilita' interpretative in un articolo recentemente ripubblicato in una raccolta di suoi studi su Matteo e nota, per le versioni inglesi, gli stessi problemi evidenziati per quelle italiane. Probabilmente non c'e' alcun modo di sapere quale era l'intenzione "originaria" dietro la scelta di queste parole, ma allora, si chiede Allison, perche' vincolarsi traducendo "genealogia", che di fatto limita radicalmente le possibilita' del lettore che ha accesso alla sola traduzione? La soluzione proposta da Allison (e abbracciata anche da Luz nella edizione inglese del suo commentario) e' quella di tradurre "libro della genesi di Gesu' Cristo".
Mi sembra che si potrebbe fare questa scelta anche per l'italiano: per una volta, quando si parla di traduzioni, ne avremmo una che ha il vantaggio di rispettare il piu' ampio ventaglio di possibilita'. In fondo "genesi" vuol dire anche "nascita" o "origine" e, per chi e' in grado di cogliere il richiamo al primo libro della Torah, essa non nasconde nulla.

11 commenti:

Giuseppe Regalzi ha detto...

Aggiungerei che Matteo sta citando Genesi 5,1 (Haute he biblos geneseos anthropon), che è seguito da una genealogia, sia pure dei discendenti invece che degli antenati.

Anonimo ha detto...

A Giovanni: volevo chiederti se avevi avuto dei problemi di visualizzazione del tuo sito perchè noto che non sei riuscito a rispondere al mio commento del tuo intervento del 16 gennaio http://ta-biblia.blogspot.com/2011/01/una-furiosa-turba-in-san-pietro.html riguardo agli studi della società dei primi secoli cristiani.

Un'altra cosa che mi interesserebbe sapere inoltre è qual è la tua opinione riguardo ai criteri condivisi di storicità sul Gesù storico e sui primi gruppi cristiani del primo secolo. Come ho già detto in un altro intervento, secondo me i due criteri più importanti che si dovrebbero sempre avere in mente sono i seguenti: il principio del rasoio d'Occam (una teoria è migliore di un'altra se spiega gli stessi fatti con il minor numero di elementi di teoria) e il principio di ragion sufficiente (una teoria è migliore di un'altra se c'è un maggior numero di fatti a cui si riesce a dare ragione del loro accadimento).

Cosa ancora più importante secondo me è non centrarsi solo su alcuni testi ma cercare di dare valore anche a tutti gli altri scritti (soprattutto se più antichi, io valorizzerei ad esempio di più le lettere autentiche di Paolo, a prescindere dal fatto che siano state incluse nel canone) che parlano di fatti avvenuti in quell'epoca e luogo. Questa modalità ritengo che potrebbe rivelarsi più fruttuosa per la ricerca storica.

Ciao.
Michele

Anonimo ha detto...

forse applicare il rasoio di occam e il principio di ragion sufficiente alla storia sembra un'azzardo,non so spiegarlo perchè ma ho questa sensazione,in quanto notoriamente il raosio di occam lo si applica nell'ambito delle scienze fisiche,naturali,etc.etc.

la diversa natura di una scienza come la storia può essere compatibile con l'applicazione del rasoio di occam e del principio di ragion sufficiente?

Claudio

Giovanni Bazzana ha detto...

Caro Giuseppe,
si', grazie. E forse anche Gn 2:4 nella versione dei Settanta. E' interessante che per Gn 5:1, comunque la CEI 2008 renda con "libro della discendenza" (era "della genealogia" nella versione precedente), che mi pare comunque migliore.
Saluti

Giovanni Bazzana ha detto...

Caro Claudio,
mi dispiace essere in disaccordo, ma non penso affatto che la storia abbia natura differente da quella delle altre scienze.
Per questo motivo, trovo assolutamente fondamentale l'applicazione di un criterio come quello del "rasoio di Occam". Un esempio mi sembra sia offerto dal caso del Vangelo segreto di Marco, di cui ho scritto oggi.
Saluti

Giovanni Bazzana ha detto...

Caro Michele,
devi chiedere scusa, ma hai ragione: ho dimenticato di rispondere alla tua domanda (se non ti dispiace, ti rispondo la').
Sulla questione dei criteri storici, penso che piu' o meno siamo tutti d'accordo con l'utilizzo, in principio almeno, dei due che tu indichi. Il problema e' che da soli non possono bastare per ottenere una figura "storica" di Gesu'. Per questo, la ricerca piu' recente ne ha elaborati tutta una serie di altri (usati, per esempio, in un lavoro come quello di J.P. Meier): e' su questi ultimi (criteri di discontinuita', imbarazzo,eccetera) che piu' si discute e che sono piu' controversi (personalmente, io li giudico molto problematici).
Discorso simile per quanto riguarda le fonti: d'accordissimo che si usino piu' fonti possibili, ma credo si debba anche riconoscere che la maggior parte delle informazioni sul "Gesu' storico" possono venire solo dai Vangeli canonici e da pochi apocrifi. Paolo, ad esempio, puo' servire, ma solo per chiarire due o tre detti di Gesu' che anche lui riporta, ma altrimenti e' totalmene disinteressato alla figura "storica" del Cristo.

Anonimo ha detto...

"Non penso che la storia abbia natura differente da quella delle altre scienze." (Bazzana)
Chiedo per curiosità: sostieni il monismo metodologico (classico dell'approccio positivista)?
Non reputi che ci debba essere una differenzazione nel metodo di ricerca tra le scienze naturali e le scienze umane?
Il tema è molto interessante e sarebbe da approfondire.
Ciao, Elijah Six

Giovanni Bazzana ha detto...

Caro Elijah,
si' e no.
Si', perche' non credo che ci sia una fondamentale differenza metodologica fra le scienze (se si deve introdurre una distinzione fra scienze umane e naturali allora tanto vale rinunciare al nome di "scienze").
No, perche' non credo che nemmeno le scienze naturali debbano avere una impostazione positivista.
Ciao.

Anonimo ha detto...

...però allora perché il nome è diverso? Se il metodo è lo stesso perché mai si parla di scienze "umane"? Non è che l'uomo non faccia parte della natura e, viceversa, la natura non è "ontologicamente" separata dall'uomo. Nel senso che se la distinzione non è metodologica non si dà più distinzione, visto che gli oggetti delle due -nella realtà- non sono separati né separabili
Immanuel

fab ha detto...

Ogni traduzione è una interpretazione. Mica solo per la bibbia, ma per ogni testo. Figuriamoci per le Scritture che si portano dietro anche una Tradizione, ovvero un modo di leggerla in un contesto di fede.

non esiste nessuna, nessuna traduzione che possa "rispettare il piu' ampio ventaglio di possibilita'" come dice l'autore del post giacchè questa è una autentica contraddizione: ogni traduzione, è per definizione, appunta UNA SCELTA PARTICOLARE.
L'unica traduzione che possa dare questo sono le versioni interlineari multiple, di cui però non esistono libri pubblicati o se esistono sono per pochi studiosi e sono certo poco leggibili. L'unica traduzione che lascia intatte tutte le possibili traduzioni, è quella che non traduce affatto: lascia il testo originario.

Nelle traduzioni liturgiche o che appartengono alle varie Tradizioni quindi si tradurrà secondo quella Tradizione, perchè non può che essere quella la chiave di lettura giusta per questo contesto collettivo.
Certo... l'approccio storico critico non può esimerci da uno studio sempre migliore, ma non bisogna solo prendere "quel pezzetto" e basta così come è e isolarlo dal tutto, ma guardare e vedere l'unità generale del libero (in questo caso il Vangelo di Matteo) e del'unità di tutta la Bibbia.

Giovanni Bazzana ha detto...

Caro/a Fab,
l'autore del post si limita a ribadire che, in italiano, il termine "genesi" ha un piu' ampio ventaglio semantico rispetto a "genealogia" e che, scegliendo "genesi", si evita proprio di isolarsi nel "pezzettino", ma si guarda proprio all'unita' "di tutta la Bibbia".
Saluti