martedì 21 dicembre 2010

Segni messianici II


Pochi giorni fa ho scritto su di un mio incontro con Mt 11:2-6 in occasione di un'omelia. Subito dopo, mi sono imbattuto in questo post, dedicato allo stesso passo evangelico, sul blog "The Sacred Page" di tre professori cattolici americani. Il post e' stato scritto da Michael Barber, professore di teologia, Scrittura e pensiero cattolico all'universita' cattolica "Giovanni Paolo il grande" di San Diego.
Molto correttamente, Barber confronta il brano di Matteo con 4Q521, uno dei molti frammenti ebraici ritrovati nella quarta grotta di Qumran. Il testo, assai lacunoso, contiene un passo, molto famoso, che viene qualche volta anche indicato con il titolo di "Apocalisse messianica". Si tratta di una profezia sugli eventi che caratterizzeranno l'avvento del Messia: il dato notevole e' che l'elenco di questi prodigi messianici e' praticamente uguale a quello che si legge in Matteo 11. Ovviamente, cio' non e' casuale, ma dovuto al fatto che entrambi i testi combinano allo stesso modo due passi del profeta Isaia, tratti dai capitoli 35 e 61. Una dipendenza diretta sembra difficile, ma di certo si puo' dire che questo tipo di descrizione del Messia e delle sue attivita' circolava negli ambienti ebraici al tempo di Gesu'
Quello che mi lascia un po' perplesso e' la conseguenza che Barber trae da queste osservazioni: anche gli studiosi piu' scettici dovrebbero ammettere che la possibilita' dell'autenticita' gesuana di questi versetti e' alta. In che modo 4Q521 rafforzerebbe questa attribuzione al Gesu' storico? Barber cita il famoso commento a Matteo di Davies e Allison quale esempio di un approccio scettico. Ho voluto dare un'occhiata all'argomentazione di Davies e Allison, perche' in effetti il loro commentario e' davvero notevole (e' stato anche in gara fino all'ultimo per essere scelto come testo base per il mio corso primaverile).
Davies e Allison, alle pagine indicate da Barber, in effetti sostengono l'autenticita' delle parole di Gesu', ma ci sono due osservazioni da fare. Primo, i due non citano mai 4Q521 (il commentario e' del 1988 e io ho l'impressione - ma non ho controllato - che il frammento non fosse stato ancora pubblicato all'epoca). Secondo, uno dei motivi che induce Davies e Allison a pensare che le parole di Matteo 11 derivino dal Gesu' storico e' proprio il fatto che "stranamente" Gesu' sceglie di descrivere il Messia usando Isaia 35+61 ("perche' non ha scelto una profezia piu' mosaica"?). Davies e Allison hanno impiegato qui il criterio della discontinuita' (qualcosa puo' derivare dal Gesu' storico solo quando non puo' essere stato prodotto dall'ambiente giudaico o dalle comunita' cristiane primitive), ma Barber non si e' accorto che il criterio poteva funzionare solo quando non si sapeva nulla di 4Q521! Il frammento di Qumran, lungi dal rafforzare la storicita' di Mt 11:2-6, e' una prova fortissima contro di essa.

4 commenti:

Johannes Weiss ha detto...

Certo che se il commentario di Davies-Allison è un esempio di un approccio scettico, allora quali aggettivi troverà Michael Barber per qualificare il vecchio Bultmann o il Jesus Seminar? A me pare infatti che Davies e Allison cerchino di argomentare - sempre intelligentemente - l’autenticità di gran parte del materiale. Sarà!

Quanto a Mt 11,2-6//Lc 7,18-19.22-23 , non sono d’accordo che il parallelo qumranico di 4Q521 costituisca un “fortissimo argomento” in sfavore dell’autenticità. E’ problematico infatti impiegare il criterio di dissomiglianza in via negativa (cioè negando l’autenticità di quanto non risulta dissimile) nei confronti delle concezioni giudaiche. Mentre possiamo giustamente essere sospettosi allorché una certa tradizione riflette o collima con credenze e interessi a noi noti della chiesa primitiva, dobbiamo invece supporre (pena il ritrovarci fra le mani una figura talmente originale e unica da rasentare l’astoricità) che Gesù potesse ben condividere e far proprie idee che circolavano nel suo contesto d’appartenenza.
Se è quindi certo che con il parallelo di 4Q521 viene meno l’applicabilità del criterio di dissomiglianza “in positivo” (che afferma l'autenticità di quanto non derivabile né dall'ambiente giudaico né dalla chiesa primitiva), sostenuta da Davies e Allison, il parallelo qumranico non conduce però, di per sé, ad un verdetto positivo o negativo in ordine all’autenticità di Q 7,18-19.22-23. Da un lato infatti esso suffraga la plausibilità contestuale della tradizione, ma dall’altro rimane pur sempre concepibile che a far propria questa concezione escatologica isaiana corrente all’epoca, siano stati i “cristiani” della tradizione Q, piuttosto che il Gesù storico.

Per parte mia, ritengo opportuno considerare che la pericope gioca un ruolo importante all’interno della redazione di Q, come indica chiaramente la riproposizione del “ho erchomenos” annunciato dal Battista nella parte iniziale di Q (3,16b). Soprattutto ritengo storicamente implausibile che il Battista potesse valutare la possibilità che il “veniente” o “più forte” (da lui rappresentato nell’atto di realizzare la separazione escatologica del grano e della pula) fosse Gesù o un qualunque altro individuo umano. Io mi schiero infatti tra quelli che pensano che Giovanni si riferisse alla venuta di Dio stesso; oppure, in alternativa si potrebbe pensare (come molti fanno) ad un qualche, e un po’ indeterminato, messia superumano.
Stando così le cose, direi che in 7,18-19.22-23 l’autore di Q ha costruito una pericope cristologica in relazione all’annuncio del Battista, (A) o servendosi di una riflessione storica di Gesù sul rapporto tra i suoi miracoli e l’avvento del tempo escatologico (riflessione però originariamente non legata ad un dibattito con il Battista o con i suoi discepoli), (B) oppure mettendo in bocca a Gesù una concezione escatologica corrente che ben si adattava all’operato di Gesù. E tra queste due alternative mi sembra che non ci siano particolari ragioni per non preferire la prima.

Una volta privato della cornice dialogica “battista”, mi sembra inoltre che Mt 11,5-6//Lc 7,22-23 non costituisca affatto un’affermazione messianica di Gesù, bensì un’ulteriore attestazione della sua convinzione (saldamente radicata nella tradizione) circa il legame tra prodigi e l’avvento del tempo escatologico. E ritengo che lo stesso si debba dire anche di 4Q521, dove colui che realizzerà le azioni escatologiche di guarigione e liberazione è Dio, e non il Messia citato all’inizio del frammento.

Johannes Weiss ha detto...

Chiudo con l’annotazione che, in modo abbastanza sorprendente, la trattazione che Meier fa di Mt 11,2-6//Lc 7,18-19.22-23 nel volume 2 di “Un ebreo marginale” (1994), non fa il minimo riferimento a 4Q521, nonostante quest’ultimo fosse già pubblicato da due anni. Meier si rifà però nel terzo volume, dove osserva che “i paralleli sono impressionanti” e trae la conclusione che “come minimo 4Q521 dimostra che la risposta di Mt 11,5 è del tutto comprensibile in bocca all’ebreo Gesù nella Palestina del I secolo e non ha bisogno di essere attribuita alla chiesa primitiva” (Un ebreo marginale 3, p. 501).

Mi scuso per la lunghezza, ma l'argomento mi piaceva.

P.S. chi ha vinto la gara per il testo base del corso? Il commentario di Luz?

Giovanni Bazzana ha detto...

Caro JW,
grazie per il precisissimo commento: so che questi temi ti attirano.
Hai senz'altro ragione: mi sono lasciato un po' trasportare con il superlativo. Comunque, sono un po' meno sicuro di te e di Meier: secondo me, questo e' un buon esempio di come l'applicazione rigorosa dei "classici" criteri di storicita' a Gesu' non approdi ad alcun risultato definitivo.
Per la questione del commentario, Luz avrebbe vinto senza alcun dubbio, ma purtroppo il costo sarebbe stato davvero esorbitante. Lo stesso vale per il Davies-Allison purtroppo, anche se ne esiste una versione abbreviata e condensata in un solo volume. Alla fine, dopo una lunga e sofferta meditazione, ho optato per il commento di Robert Gundry, datato e un po' troppo storico-critico, ma nel complesso solido.
Auguri!

Johannes Weiss ha detto...

Beh, dopotutto, peccare di eccessiva storico-criticità non è forse il peggiore dei vizi.

Comunque anch'io sono un po' più scettico di Meier su Mt 11,2-6//Lc 7,18-19.22-23. Diciamo che se dovessi scegliere una pallina, opterei per il rosa, ma solo in base al "criterio" di coerenza (che non è certo l'indice più decisivo...). In realtà non posso affatto escludere che la pericope sia in toto una costruzione cristologica molto antica.

Auguri anche a te!