martedì 26 ottobre 2010

Testo masoretico e Settanta


Alcuni giorni fa ho scritto un post nel quale citavo una riflessione sulla nuova traduzione CEI della Bibbia dovuta al padre Giovanni Scalese. Per cortesia, ho inviato all'autore una comunicazione per avvisarlo del mio riferimento e il padre Scalese mi ha risposto molto cordialmente:
"Vorrei solo precisare che il mio giudizio sulla versione CEI e' molto piu' sfumato e non definitivo. Sono ancora in una fase di 'investigazione'; nei post finora pubblicati ho insistito soprattutto sui punti che non condivido, ma ci sono altri aspetti che invece mi soddisfano maggiormente. Non mi dispiacerebbe se, sul suo blog, potesse chiarirmi un po' le idee a proposito del testo masoretico".
Ho riportato il messaggio per intero anzitutto perche' e' piu' che giusto dare pieno risalto a quanto pensa padre Scalese: pure io sono, comunque, ben lontano dall'avere una opinione definitiva sulla traduzione, anche se probabilmente i miei criteri di giudizio possono essere differenti.
In secondo luogo, devo a padre Scalese una risposta per quanto riguarda il rapporto fra testo masoretico e traduzione dei Settanta. Ricorderete che in un post Scalese affermava che la Settanta potrebbe anche essere preferita perche' quella forma testuale del cosiddetto "Antico Testamento" esisteva gia' ai tempi di Gesu' a differenza del testo masoretico. Ora, e' vero che quando diciamo "testo masoretico" non stiamo parlando di un testo critico (ma questo e' altrettanto vero quando diciamo "traduzione dei Settanta"), ma ci sono elementi che inducono a ritenere che al tempo di Gesu' questa forma testuale (o una molto simile) esistesse gia'.
Anzitutto, fra i manoscritti di Qumran si sono trovati molti testi biblici e questi ultimi sono spesso molto simili (quando non identici, come nel caso del celebre "rotolo di Isaia") a quello che leggiamo nel testo masoretico. Questi dati ci portano almeno al secondo secolo prima della nostra era, cosicche' bisogna concludere che il testo masoretico esisteva gia' al tempo di Gesu'. Nello specifico, direi che pare piu' probabile che Gesu', in Galilea, avesse piu' familiarita' con il testo ebraico della Bibbia, mentre gli evangelisti, componendo le loro opere in greco, scelsero di privilegiare la Settanta.
Vorrei puntualizzare che queste considerazioni non toccano se non marginalmente la validita' dell'argomentazione di padre Scalese, che, invece, io avevo apprezzato proprio per il rigore con cui invocava dei criteri puramente pastorali e catechetici, senza cercare di mescolare indebitamente motivazioni teologiche e giustificazioni storiche.

9 commenti:

Anonimo ha detto...

Ripropongo un mio commento fatto in un post precedente già affollato:

A Giovanni: per il discorso delle traduzioni potresti farmi conoscere a grandi linee la situazione in ambito anglofono? Ci sono traduzioni inglesi del Nuovo Testamento e in genere della Bibbia che sono state progettate da autori ed editori al di fuori degli interessi di confessioni religiose? Qual è il tuo giudizio di queste versioni rispetto a quelle più diffuse del mondo ecclesiastico? Naturalmente è chiaro che in ambito professionale il testo originale greco(varianti comprese) è insostituibile.

Ciao.
Michele

Anonimo ha detto...

Tanto per curiosità mostro qualche esempio della traduzione non confessionale di Gaeta

http://www.labottegadellelefante.it/index2.php?option=com_content&do_pdf=1&id=1762

Magari anche gli altri lettori del blog possono darmi informazioni su traduzioni italiane del nuovo testamento o più in genere della bibbia slegate da intenti e usi ecclesiastici, provando a dare giudizi su punti forti e deboli di ciascuna traduzione.

Ciao.
Michele

Anonimo ha detto...

Ciao Giovanni. Ho un paio di questioni da porti. Premetto si tratta magari di quesiti banali: è che non ho letto quasi nulla in materia salvo gli studi di Martin Hengel.
Fino a che punto e con quali strumenti si può misurare l'entità di questo riufiuto della LXX a vantaggio del testo pre-masoretico da parte del giudaismo? Non mi risulta infatti che nella Giudea del I secolo esistessero assetti istituzionali tali da poter parlare di un rifiuto in blocco della LXX. A parte il tempio con le sue liturgie, più che a istituzioni religiose mi sembra che ci troviamo di fronte ad un etnos giudaico composto al suo interno da più comunità e tendenze.
Due esempi: l'autore della lettera di Giacomo credo possa esser considerato un giudeo a tutti gli effetti sia qunto all'etnia che quanto all'adesione alla Torah ed alle pratiche cultuali. Eppure, se non commetto un clamoroso errore, egli cita la LXX, o sbaglio? D'altro canto a Qumran ci si serviva di un testo definibile pre masoretico. E così via.
Non sarebbe perciò più opportuno parlare di una coesistenza delle due tradizioni testuali con la tendenza, nella Giudea, a rifiutare il testo greco, specie a partire dal 70?
Altrimenti ho paura che si corra il rischio ancora una volta di retroproiettare situazioni posteriori e di approdare a semplificazioni teoriche simili a quella veicolate da una certa storiografia: la teoria prospettata, anche nel corso universitario di ebraismo che seguii alcuni fa, è quella secondo cui il rifiuto della LXX da parte del giudaismo e la sua accettazione da parte del cristinesimo rappresenterebbero i differenti gradi di apertura culturale rispetto all'ellenismo: chiuso e conservatore il giudaismo; aperto e universale il cristianesimo. E quando vengono tirate in ballo categorie sì ampie e sì chiare resto sempre alquanto perplesso...
Etienne

Andrea R ha detto...

L'anno scorso per esigenze di studio ho avuto a che fare col problema del testo masoretico, e come sempre studiando queste cose ci si rende conto che più si approfondisce il problema più si aprono nuove porte con nuovi interrogativi.
La LXX è la traduzione in greco del testo ebraico, cominciata dapprima con la Torah alla quale vennero via via aggiunti gli altri libri (sorvolo sui problemi della datazione perché qualcuno vedrebbe Sapienza come successivo a Gesù). Inevitabilmente con la distruzione del tempio e l'inizio della diaspora gli ebrei dovettero convivere con problemi mai affrontati prima, e una parziale risposta può essere trovata in quel "sinodo" di Jamnia dove si stabilì una lista canonica dei libri del Tanak. Sorvolo sulle problematiche di questo presunto sinodo perché le molte sfaccettature del pensiero ebraico del tempo tra sadducei, samaritani (i quali avevano una tradizione propria!), farisei, esseni, ecc. non consentivano di avere un canone ben definito... si pensi ad esempio proprio al canone di Qumran, probabilmente allargato perché per loro la rivelazione era ancora in corso. E tralascio i problemi sull'effettiva autorità di questo "sinodo".
Emmanuel Tov trovò nei testi di Qumran un 25% di testi "qumranici" molto vicini al TM ma con parecchi errori di ortografia; un 40% di manoscritti protomasoretici; un 5% di manoscritti presamaritani "neutri"; un 5% sul quale pare si sia basata la LXX e il restante 25% indipendente. La grande accuratezza dei testi masoretici attesta proprio la loro affidabilità. Il motivo per cui si impose la tradizione testuale del TM forse fu più storica che "teologica": la recensione samaritana venne abbandonata perché scismatica, quella della LXX perché cristiana e quella qumranica perché il centro scomparve.
Nel periodo premasoretico si definirono principalmente le regole per approntare i testi sacri (numero di colonne, distanza tra le righe, ecc) e la conservazione era affidata principalmente alla trasmissione orale (una sorta di lectio continua, diciamo). Quando poi si diede importanza proprio alla tradizione scritta si fissarono le consonanti e, secoli dopo, le vocali. Il TM venne diviso in paragrafi, venne punteggiato e venne corretto... e questo è quello che sappiamo tutti.

La LXX può essere considerata una valida testimone perché è una traduzione del testo di cui il TM ne è la fissazione; il TM a sua volta resta insostituibile (anche perché per l'appunto è ebraico ed è fedele all'originale, da quello che ne sappiamo). Leggendo i salmi sulla CEI2008 però non capisco le scelte a volte illogiche di preferire a tratti il TM... pur ammettendo nelle note che in quel tratto è corrotto si decide di seguirlo lo stesso con un effetto, a mio parere, discutibile. La traduzione parallela della BJ riportata nelle note mi sembra decisamente migliore... sinceramente non capisco il perché di questo metodo "poco coerente"...

Anonimo ha detto...

Quando si tratta di argomenti legati all'Antico Testamento su una cosa si può stare certi: non esiste alcun consenso tra gli studiosi. Il periodo d'oro di Wellhausen, von Rad, ecc. è finito da tempo. Quegli studiosi erano riusciti a creare un certo consenso tra i colleghi, quelli attuali non sono in grado di mettersi d'accordo in pratica su niente.
Questo vale anche per il discorso legato tra il testo masoretico e la septuaginta.
Quanto espresso da Scalese non è per forza di cose da considerare sbagliato. Il caso del libro di Geremia è emblematico in tal senso.
Bazzana secondo me ha commesso il classico degli errori (tra i professori universitari): esprimersi su una questione non appartenente al proprio campo di studi, rischiando di fare una brutta figura. Ma forse mi sbaglio.
Elijah Six

Giovanni Bazzana ha detto...

Caro Etienne,
hai ragione a non fidarti della tradizionale opposizione fra universalismo cristiano e particolarismo giudaico: non si tratta che di un costrutto teologico, che, come molti altri, e' stato indebitamente importato in campo storiografico.
Per quanto riguarda il separarsi di cristianesimo e giudaismo sulle traduzioni della Bibbia, credo che tutto vada opportunamente inquadrato nel dibattito (molto vivo oggi) sulla separazione fra le due religioni. Come dice Andrea, una tradizione rabbinica faceva perno sul sinodo di Jabneh all'indomani della catastrofe del 70, ma non credo che si possa piu' sostenere questo punto di vista (la tradizione di Jabneh non ha piu' credibilita' storica di quella cristiana della tradizione apostolica). La separazione e' avvenuta molto piu' tardi e in modo molto meno netto: studiosi come Boyarin arrivano fino al punto di ritenere che non si possa parlare di due religioni fino al IV secolo.
Anche senza essere cosi' estremi, non credo che si possa parlare di "abbandono" della LXX da parte degli Ebrei almeno fino al tardo-antico inoltrato: ancora nel IV secolo, a Sardi, abbiamo molte testimonianze epigrafiche di una fiorente comunita' ebraica che parla greco. Credo che questi Ebrei avranno usato per la liturgia una traduzione greca, anche se, per sfortuna, non ci sono rimaste testimonianze letterarie della loro vita religiosa.
Un saluto a tutti e grazie ancora delle interessanti riflessioni.

Giovanni Bazzana ha detto...

Caro Elijah,
bentornato!
Permettimi, ma mi sembra che tu esageri un po' con questa idea della mancanza di consenso. Certo, io non sono molto competente, ma mi sembra che sullo specifico di Geremia quasi tutti gli autori piu' autorevoli (Barthelemy, Bogaert, Tov, Schenker, Joosten...) siano d'accordo nel ritenere, come dici tu, che la redazione della LXX sia piu' antica di quella masoretica e che quest'ultima debba essere datata al piu' tardi al III o al II secolo prima della nostra era. Credimi, io non ho proprio nessuna esitazione ad accettare che in certi casi la LXX possa essere piu' antica del testo masoretico o che esistesse fin dall'inizio una pluralita' di testi (ipotesi che preferisco teoricamente).
D'altra parte, quello che sosteneva Scalese e' che il testo masoretico non esistesse al tempo di Gesu': se tu conosci qualcuno che data il TM di Geremia a dopo il I secolo della nostra era, dammi un'indicazione bibliografica.
Se invece il tuo rimbrotto e' perche' non ho suggerito che il Gesu' storico potesse aver conosciuto la Vorlage ebraica della redazione dei LXX di Geremia (ma magari anche di qualche altro libro: forse quelli dei Re?), lo accetto ben volentieri: avrei potuto essere piu' preciso.

Giovanni Bazzana ha detto...

Caro Michele,
scusa se ti ho dato l'impressione di aver "dimenticato" la tua reiterata richiesta. Purtroppo, non ho risposto piu' sollecitamente, perche' ho cercato di mettere assieme un po' di materiale. Sfortunatamente, mi accorgo che i miei sforzi producono ben pochi risultati: semplicemente, non ho abbastanza tempo e il soggetto e' troppo vasto.
Ti basti pensare che, solo in questa ultima settimana, ho ricevuto due copie omaggio di due nuove traduzioni bibliche fresche di stampa. Una Common English Bible, che e' stata preparata da una commissione che riunisce rappresentanti delle maggiori confessioni protestanti e che dovrebbe soppiantare le varie NIV e NLT di tendenza moderatamente conservatrice. La seconda potrebbe interessarti di piu' ed ha il titolo di "Restored New Testament": si tratta di un ambizioso progetto editoriale della casa editrice Norton and Company e del poeta Willis Barnstone. A parte la qualita' dello stile (che posso giudicare solo marginalmente) il NT in questo caso e' "restored" perche' Barnstone ha deciso di lasciare tutti i nomi ebraici dei personaggi e di includere nel suo "canone" anche alcuni apocrifi (il Vangelo di Tomaso, quello di Maria e quello di Giuda).
Non c'e' dubbio che le traduzioni bibliche non confessionali siano molte (negli USA il mercato e' fiorentissimo), ma l'esempio di Barnstone esemplifica come mai sono spesso destinate all'insuccesso. Un po' manca l'appoggio delle chiese (che serve per un libro del genere), un po' gli accademici tendono a snobbare cio' che non viene da loro e un po', senza dubbio, molti di questi lavori sono dilettanteschi.
Ti lascio due indirizzi di blog su cui puoi trovare discussioni sull'argomento della traduzione biblica in inglese: uno piu' conservatore (http://betterbibles.com/) e uno piu' liberal (http://powerscourt.blogspot.com/).
Cordiali saluti.

P.S. Grazie per il sample della traduzione di Gaeta: ci sarebbero molti spunti interessanti da esaminare, ma non mi sento del tutto a mio agio nel farlo senza aver letto l'introduzione del lavoro. Crechero' di procurarmi il libro (che non abbiamo in biblioteca!).

Anonimo ha detto...

"Quello che sosteneva Scalese e' che il testo masoretico non esistesse al tempo di Gesu'" (Bazzana)
Ciao,
provo ad argomentare in che senso quanto detto da Scalese possa essere considerato corretto.
La Biblia Hebraica Stuttgartensia (come anche la Biblia Hebraica Quinta) si rifà al Codex Petropolitanus/Leningradensis, manoscritto del 1008 d.C. Tale codice è il testimone contenente tutto il Tanak più antico che possediamo legato al sistema e alla tradizione dei Masoreti.
Chi sono questi Masoreti, quando sono vissuti, e cosa hanno fatto?
A queste domande puoi rispondere tu se vuoi.
Fatto sta che i Masoreti non c'erano ancora ai tempi di Gesù. Se dunque sono stati i Masoreti a "comporre" il testo masoretico, parlare in senso stretto di testo masoretico prima dei Masoreti è sconsigliabile. Questo non esclude però ovviamente il fatto che il testo masoretico possa corrispondere ad una delle varianti del testo presente ai tempi di Gesù.
Detto in parole povere: occhi agli anacronismi (di Masoreti ai tempi di Gesù non ce n'erano).
Occhio anche però a non giungere a conclusioni troppo affrettate, dicendo che il testo masoretico non abbia nulla a che fare con il testo presente ai tempi di Gesù (Qumràn docet).
Situazione intricata.
Elijah Six