martedì 19 ottobre 2010

Delle traduzioni bibliche


Nella mia ricerca di materiali che aiutino a formarsi un giudizio su pregi e difetti della nuova traduzione CEI, mi sono imbattuto in questo interessante post di Giovanni Scalese, un sacerdote barnabita, pubblicato sul suo blog "Senza peli sulla lingua". La riflessione non e' tanto notevole per la sua precisione storica (in un contributo precedente, Scalese aveva affermato che la Settanta greca e' da preferirsi al testo ebraico masoretico perche' la prima sarebbe gia' esistita al tempo di Gesu', mentre il secondo sarebbe una creazione recente!), ma per la chiarezza con cui sceglie un determinato principio in base al quale giudicare la bonta' di una traduzione moderna.
Scalese giudica negativamente la nuova versione CEI perche' appunto, nel tradurre la Bibbia ebraica, essa si sarebbe discostata dalla Settanta per avvicinarsi al testo ebraico. L'esempio portato e' assai eloquente: si tratta di un versetto del Salmo 8 (v. 6), nel quale la vecchia versione diceva che Dio ha creato l'uomo poco inferiore agli "angeli". Ora, la traduzione pubblicata nel 2008 a reso l'espressione con "davvero l'hai fatto poco meno di un dio": come spiega Scalese, questo e' il tentativo di rendere l'ebraico 'elohim, che letteralmente sarebbe il plurale della parola "dio" (tradurre "poco meno degli dei" sarebbe stato piu' corretto quindi, ma avrebbe comportato un bel problema teologico, come vedremo subito).
Scalese disapprova questa modifica perche', per lui, non permette una interpretazione cristologica del passo e induce il lettore a credere che possano esistere piu' dei (questo era stato notato anche dai traduttori della Settanta che infatti hanno introdotto gli "angeli"). Si deve pero' osservare che Betori, il segretario della CEI, quando presento' la nuova versione, affermo' chiaramente che la revisione era stata intrapresa "sulla base dei piu' accreditati testi critici ... e secondo i piu' recenti risultati dell'esegesi contemporanea" (infatti "dei" e' senza dubbio piu' originale perche' nessuno lo avrebbe mai messo al posto degli "angeli"). Questa confusione non e' casuale e rimanda alla inestricabile e deleteria mescolanza fra storia e teologia di cui ho gia' parlato in altre occasioni. La Bibbia e' probabilmente l'unico testo per cui tutte le traduzioni a disposizone fanno procalmi di fedelta' storica e filologica, ma al tempo stesso sono commissionate da istituzioni che hanno un interesse teologico nella versione stessa (questo e' vero non solo per la CEI, ma anche per la altre versioni italiane piu' diffuse). Chi prende le decisioni sulle scelte editoriali e in base a quali principi?

12 commenti:

Anonimo ha detto...

Una cosa da far comunque notare è che la lingua ebraica è solita avere termini coprenti significati più vasti rispetto a quelli delle lingue più vicine alle nostre moderne.

Se non sbaglio poi, mi sembra di ricordare che è dal '600, ai tempi del "Trattato teologico politico" di Spinoza che si iniziò a comprendere che gli ebrei prima di sistematizzare il loro monoteismo (e già questa espressione è impropria dato che il termine nacque solo nel '600! Vedi http://en.wikipedia.org/wiki/Monotheism ) praticavano più che altro una forma di monolatria. Poi è sempre da ricordare, che il concetto di un dio creatore o comunque che dà forma al mondo è diverso da quello di un dio immanente che coincide con aspetti del mondo come fenomeni atmosferici o astri o a quello degli idoli che possiede ogni popolo.

Per fare un altro esempio di come è difficile confrontare concetti religiosi di un tempo con quelli attuali (e come a volte dunque non ha senso dire se a quel tempo si avesse il sistema di credenze X piuttosto che quello Y dove X e Y sono entrambi concetti moderni) è complicatissimo o forse insensato discutere se l'induismo di oggi sia politeista o monoteista.

Poi sarebbe una bella cosa se ci fossero più spesso traduzioni dei testi sacri compiute da autori ed editori slegati dall'interesse delle confessioni religiose di usarli ai loro scopi. Conosco ad esempio le traduzioni dei vangeli a cura di Giancarlo Gaeta e le lettere di Paolo a cura di Carena dell'edizione Einaudi. Mi piacerebbe conoscere quali sono le traduzioni italiane dei testi sacri non confessionali fatte da professionisti e ritenute migliori al riguardo.

Ciao.
Michele

Andrea R ha detto...

L'articolo è sicuramente interessante e il problema rimane. Volevo però far notare una cosa: è vero che la LXX traduce con "angeli", ma è anche vero che il testo ebraico mette Elohim e non Malakh, quando quest'ultimo termine si riferisce esplicitamente agli angeli. Elohim non ha necessariamente il significato di "Dio": in 1Sam 28,13 Samuele che sale dalla terra è definito Elohim (e la CEI 2008 traduce con "essere divino").
Visto che potenzialmente era riferito anche alle divinità pagane (1Re 18,24) il senso del "davvero l'hai fatto poco meno di un dio" potrebbe non essere così negativo come lo si vuole far apparire, dal momento che "tutti gli dèi (Elohei) dei popoli sono un nulla": adattandola all'interpretazione della lettera agli Ebrei potrebbe essere un modo alternativo di distinguere la condizione umana di Gesù da quella "dell'unico vero Dio" (Gv 17,3).

Anonimo ha detto...

Chiedo scusa per la ristrettezza delle mie nozioni appena ‘wikipediche’, ma l’ebraico ’elohim, pur mantenendo la forma plurale, non può indicare anche un uso al singolare? Nell’Esodo si riferisce talvolta al Dio di Israele e talvolta agli dèi. In questa luce, la traduzione della CEI (davvero l'hai fatto poco meno di un dio) potrebbe essere accettabile, o si potrebbe forse ancor più giustificatamene ipotizzare “Dio ha fatto l’uomo di poco inferiore a Dio”, che magari creerebbe altri problemi teologici.
Per il resto, concordo sui dubbi riguardo alle posizioni fideistiche e apologetiche che facilmente si riflettono dietro a studi storico-religiosi.
Giuliano

Luca Marulli ha detto...

Buongiorno Giovanni!
Per quanto mi riguarda, ogni volta che esce una nuova traduzione (italiano, francese o inglese), vado sempre a verificare Galati 5:12. Se mettono "evirare" o "castrare" allora tutto ok...

Giovanni Bazzana ha detto...

Cari amici,
ancora una volta grazie a tutti per i contributi: rispondo un po' in ordine sparso.
Anzitutto, mi dispiace, Michele, ma non sono molto informato su quanto mi chiedi (e in effetti e' una lacuna che andra' colmata): ho perso un po' il polso delle traduzioni italiane e devo ammettere che non ho mai visto ne' quella di Gaeta, ne' quella di Carena che tu menzioni. Comunque, credo che non ci sara' mai una traduzione perfetta: quello che volevo sottolineare e' la difficolta' insormontabile in cui si dibatte la traduzione della CEI, che vuole in sostanza servire due padroni.
Per Giuliano, e' certamente vero che 'elohim puo' essere il nome di Dio nella Bibbia ebraica, ma in quanto abbreviazione del completo 'el 'elohim, che letteralmente sarebbe "il Dio degli dei", il piu' grande fra gli dei che esistono. Talvolta, pero', e' chiaro che l'espressione si deve riferire semplicemente agli altri dei (come nel Salmo citato, in cui questi dei chiaramente devono essere distinti da quello che ha creato gli umani) o nel passo della strega di Endor che molto opportunamente ha citato Andrea (che e' veramente eccezionale e infatti e' stato modificato ancora una volta dalla Settanta eliminando il tutto).
Un saluto a tutti.

Giovanni Bazzana ha detto...

Caro Luca,
quindi la CEI non convince nemmeno te ("farsi mutilare")!
Ciao ;)

Anonimo ha detto...

A Giovanni: per il discorso delle traduzioni potresti farmi conoscere a grandi linee la situazione in ambito anglofono? Ci sono traduzioni inglesi del Nuovo Testamento e in genere della Bibbia che sono state progettate da autori ed editori al di fuori degli interessi di confessioni religiose? Qual è il tuo giudizio di queste versioni rispetto a quelle più diffuse del mondo ecclesiastico? Naturalmente è chiaro che in ambito professionale il testo originale greco(varianti comprese) è insostituibile.

Ciao.
Michele

Anonimo ha detto...

Segnalo la Bibbia dei testimoni di Geova, che in GALATI 5:12 traduce così

“12 Vorrei che gli uomini che cercano di sovvertirvi si facessero pure evirare.”

http://www.watchtower.org/i/bibbia/ga/chapter_005.htm

Andrea R ha detto...

Sulla TNM stenderei un velo pietoso... e non per partito preso...

Anonimo ha detto...

Non esiste la traduzione perfetta. Tra i filologi circola un famoso motto: tradurre un testo equivale a tradirlo. Se uno vuole sapere cosa troviamo effettivamente scritto nella Bibbia, deve studiarsi il greco, l'ebraico (e l'aramaico). Non esistono scorciatoie. Commentare e/o criticare le versioni ha senso solo fino ad un certo punto, anche perché nessuno nasconde effettivamente il proprio modo di procedere nella traduzione.
Elijah Six

Anonimo ha detto...

Suggerisco la lettura del libro
Truth in translation di Jason BeDuhn che confronta diverse traduzioni bibliche in lingua inglese

http://books.google.it/books?id=EgnIp2Bzdi8C&printsec=frontcover&source=gbs_ge_summary_r&cad=0#v=onepage&q&f=false

Giovanni Bazzana ha detto...

Caro Elijah,
sottoscrivo tutto quello che dici, tranne forse l'ultima frase. Secondo me, chi traduce mescolando principi filologici e teologici "nasconde" eccome.
Ciao