domenica 18 aprile 2010

Traduzioni della Bibbia

A commento dell'ultimo post sul Vangelo di Giovanni, due lettori mi hanno chiesto di indicare quale sarebbe, secondo me, la migliore traduzione italiana del NT. La domanda e' complessa e merita una trattazione piu' approfondita, perche' le traduzioni italiane in commercio non sono molte, ma sono molto differenti fra loro e anche perche' l'argomento conduce inevitabilmente a considerazioni piu' generali.
In genere io uso come base la traduzione della CEI, perche' e' stata concepita, fin dalla sua prima edizione, seguendo principi scientifici. Ovviamente, la CEI e' un organismo della chiesa cattolica e di conseguenza non sono pochi i punti in cui, se la filologia confligge con la dottrina, la traduzione da' la preferenza alla seconda sulla prima. Un esempio interessante mi e' saltato all'occhio alcuni giorni fa: in Giovanni 17:16, Gesu' dice che i suoi discepoli non "sono del mondo" come lui. L'originale greco suona ek tou kosmou, che potrebbe anche essere piu' letteralmente tradotto "non sono dal mondo". Tuttavia, questa versione deve essere sembrata un po' troppo "gnostica", perche' avrebbe potuto indurre a pensare che i discepoli di Gesu' sono gli "eletti" per la salvezza perche' hanno una natura divina, non mondana e quindi diversa da quella di tutti gli altri esseri umani (la versione CEI puo' indicare, come fanno anche molte traduzioni inglesi, un piu' blando senso di "appartenenza"). Entrambi i miei lettori chiedevano quale fosse la traduzione che si avvicina di piu' al "senso originale", ma purtroppo la ricerca filologica non puo' dare di queste risposte: infatti e' impossibile entrare nella testa dell'autore di Giovanni e capire quale sfumatura lui intendesse fra due che sono (tutto sommato) entrambe plausibili nella lingua greca.
Da questo si deve concludere che tutte le traduzioni allo stesso valore? No, perche' c'e' anche un altro aspetto da tenere in considerazione: gli scopi per cui si scrive o si legge una versione del NT. In Italia e' piuttosto diffusa una traduzione "interconfessionale in lingua corrente", che fu preparata con l'obiettivo di rendere piu' accessibile il testo biblico usando espressioni piu' vicine al parlato. Il risultato e' abominevole dal mio punto di vista, ma non mi sento di escludere che questo testo abbia potuto dare anche dei risultati positivi se usato, ad esempio, per la pastorale parrocchiale. Tornando al caso di Gv 17:16, io preferisco la traduzione che ho proposto sopra perche' scompagina la distinzione fra testi canonici (come Giovanni) e testi "gnostici" (che pero' non sono in nulla diversi da Giovanni): leggere una versione cosi' ci aiuterebbe a capire che "gnosticismo" e' solo un'etichetta che alcuni Padri hanno attaccato su scritti che a loro non piacevano o che erano usati dai loro avversari per metterli fuori gioco (la cosa e' ancora piu' necessaria oggi perche' mi sono accorto che su internet alcuni cattolici conservatori continuano a usare proprio l'accusa di "gnosticismo" come arma retorica e senza avere ben chiaro il senso di questa espressione). Se invece si vuole continuare con il vecchio metodo della polemica condotta attraverso l'etichettatura dei propri oppositiori come "eretici", ci si trovera' bene con l'altra versione.
In soldoni, il consiglio che posso dare non sara' molto positivo: le traduzioni, anche quando non influenzate da preconcetti ideologici, sono necessariamente uno strumento imperfetto, perche' riducono le sfumature e le possibilita' della lingua originale. L'unico modo di ovviare parzialmente al problema e' consultare in parallelo quante piu' versioni diverse e' possibile.

5 commenti:

Il Censore ha detto...

Grazie per la risposta.

IlCensore

Giovanni Bazzana ha detto...

Mi spiace di non poter essere di maggiore aiuto.
Saluti

Greco ha detto...

Grazie professore .... con i suoi post ci e' gia' di grande aiuto per comprendere meglio .... poi ognuno approfondira' e trarra' le proprie conclusioni

Anonimo ha detto...

Esistono 4 tipi differenti di traduzione della Bibbia: traduzioni interlineari (parola per parola), traduzioni concordanti (lingua originale in rilievo), traduzioni filologiche (sia lingua originale che lingua corrente in rilievo) e traduzioni leggibili (riproduzione del testo in lingua corrente e leggibile, senza riprodurre in modo troppo fedele la lingua originale). Ci sono pro e contro per tutte e quattro le varianti. Le prime due non riproducono un testo in italiano sensato, ma in compenso ci si può fare un'idea più precisa di come appare un testo nella sua lingua originale. La traduzione filologica è la traduzione più approppriata ed equilibrata, se vogliamo, visto che rappresenta una sana via di mezzo (si cerca di riportare fedelmente quanto riportato negli originali, ma producendo una traduzione sensata in italiano, cioè cercando di seguire le regole della lingua italiana). Mentre le traduzioni leggibili, anche se sono piacevoli da leggere, non sono fedeli al testo originario, ma cercano semplicemente di riprodurre il senso del testo originario in lingua corrente.
Esempi concreti al riguardo (conoscendo le versioni in tedesco, prenderò in considerazione queste, ma dovrebbero esistere anche versioni simili in italiano):
1) "Das Neue Testament, Interlinearübersetzung, Griechisch-Deutsch", traduzione interlineare di Dietzfelbinger
2) Münchener Neue Testament (classico esempio di una traduzione concordata)
3) Elberfelder, Zürcher Bibel (buone traduzioni filologiche)
4) Gute Nachricht, Lutherübersetzung (traduzioni leggibili, poco approppriate se si vuole una traduzione fedele e vicina ai testi originali).
Quando leggo la Bibbia in italiano, comunque, prediligo in genere la Nuova Riveduta (versione protestante, traduzione filologica), che può servire da confronto con la CEI (versione prediletta da Bazzana).
Ciao, Elijah Six

Giovanni Bazzana ha detto...

Grazie, Elijah, e ciao