giovedì 7 gennaio 2010

La stella dei Magi

Ieri si festeggiava l'Epifania: questa festa, che tradizionalmente commemora la "manifestazione" di Gesu' salvatore al mondo, era nell'antichita' e nelle chiese orientali la principale festa del periodo "natalizio". Dopo l'introduzione del Natale, all'Epifania in occidente e' stato assegnato il ruolo di ricordare un episodio che si legge solamente nel Vangelo di Matteo, quello della visita dei "Magi" al neonato Gesu'.
Dato che l'attestazione ci viene da un solo Vangelo e dato che il racconto ha molte caratteristiche tipiche delle narrazioni favolose (i visitatori che vengono da un paese esotico, il confronto con il tiranno sanguinario, la salvezza miracolosa...), c'e' davvero poca probabilita' che si tratti di un episodio storico. Ciononostante, bisogna dire che la storia dei Magi ha avuto grande successo a livello del cristianesimo popolare e proprio per questo si e' andata arricchendo nei secoli di particolari che si cercherebbero invano nel racconto di Matteo: ad esempio, i Magi sono diventati dei re (mentre erano solo dei sacerdoti astrologi), sono diventati tre come i loro doni e hanno ricevuto anche dei nomi (Baldassarre, Melchiorre e Gaspare, nella tradizione occidentale, che ci e' piu' familiare).
Ci sarebbero molte cose da dire su questo bel racconto, ma vorrei spendere due parole sulla "stella" che avrebbe condotto i Magi in Giudea. Questo particolare ha sempre dato da pensare agli astronomi che hanno cercato di capire cosa si intendesse con la "stella" e se questo si potesse usare per stabilire la data esatta della nascita di Gesu'. Siccome il racconto non e' storico, questo ultimo obiettivo mi pare malposto: invece, e' molto interessante chiedersi cosa Matteo o la comunita' che ha creato la storia volesse esprimere ricorrendo all'astrologia. Le ipotesi si sprecano (comete, congiunzioni planetarie...), ma ieri ne ho letto una molto interessante sul blog di Michael Carden che individua il fenomeno osservato dai Magi in una congiunzione di Giove con Saturno. E' interessante osservare che questo fenomeno sarebbe stato interpretato come il segno di un grande rivolgimento politico e l'inizio di una nuova era (ovviamente positiva): negli altri momenti in cui la stessa congiunzione si era verificata nei secoli precedenti era gia' stata sfruttata da re e imperatori per la loro propaganda politica. L'applicazione a Gesu' nel Vangelo di Matteo viene da se'.
La teoria e' molto bella (come molte altre), ma puo' sempre darsi che Matteo abbia messo la stella nella storia senza tutta questa cultura astrologica, ma solo perche' e' un particolare misterioso che sta molto bene nel racconto.

13 commenti:

Anonimo ha detto...

Caro Bazzana,
legga questo post sulle note di “Three wise men” di James Blunt. (artista evidentemente seguace della King James, rispetto alla nuova versione americana).
La storia dei magi e il suo successo testimoniano, se ci fosse bisogno di ulteriore conferma, come il cristianesimo sia, dichiaratamente, per bambini e poveri di spirito. E ancora il Papa riesce ad usare queste figure mitologiche per ammorbarci con una supposta sudditanza della scienza alla religione. Arriva persino a presentare i magi come scienziati, degli astrologi!! Ecco cosa succede se prendi dei miti, li fai storia, e li trasposti grossolanamente ad oggi. L’intervento dell’Angelus è stato qualcosa che paragonerei a unghie sulla lavagna per ogni uomo di buona ragione. Grazie Margherita per aver detto “se la scienza fosse aperta a rivelazioni e appelli divini, allora non si tratterebbe più di scienza”. Ma i poveri di spirito imperano e non a caso anche tu sei stata definita astrologa dal TG1.
Ma, mi lasci divagare, Professore, del resto è lei che ha tirato in ballo i magi proprio dopo l’intervento di Ratzinger: in Italia, se sbagli un congiuntivo, sei un ignorante, se non sai fare 2+2, non sei portato per la matematica. Chiaro che, con questo background sociale, miti e favole trovino terreno facile, del resto è più facile farsi guidare da una stella che triangolare la propria posizione.
Lucio

Anonimo ha detto...

Magi? Stelle? Astrologia? Totò direbbe "Ma ci faccia il piacere". Trovo la scopera di questo blog molto interessante, ma qui si parla di storia o di favole? Quella che abbiamo davanti è chiaramente una "constructio ad colorandum" per rendere la nascita dell'Unto più convicente appo i fedeli che, in diebus illis, si andavano reclutando per rimpolpare le fila dell'epoca nuova. Alegra!
Beorn il Razionalista

Anonimo ha detto...

Caro Lucio, Beorn
la Scienza non basta per comprendere la realtà, serve la fede. Questo è innegabile, perché la scienza non risponde a tutto, per sua stessa ammissione, e quindi per una comprensione più ampia entra in gioco altro. Inoltre, e qui calza l’esempio dei magi, la scienza non deve postulare che tutto il possibile sia lecito, servono una fede e una morale che la guidino, altrimenti si rischia l’olocausto.
I Re Magi non vogliono essere elevati a unico modello. Il Papa li ha presi come un esempio, né ha detto che l’astrologia sia scienza. Mi sembrate molto carichi di rabbia e livore e non ne capisco la ragione.
Auguri di buon anno nuovo
R. Balbo

Giovanni Bazzana ha detto...

Cari Lucio, Beorn e R. Balbo,
grazie per i vostri commenti e le mie scuse per una riposta che arriva cosi' in ritardo: purtroppo, devo confessare che quando ho scritto il post non sapevo dell'intervento del papa a cui vi riferite. Ho dovuto andare a cercarlo e mi sembra che in effetti meriti due parole di commento.
Benedetto XVI mi pare abbia fatto quello che moltissimi altri commentatori ecclesiastici hanno fatto prima di lui: ha allegorizzato il racconto. La stella corrisponde alla chiesa, gli astrologi corrispondono agli scienziati e cosi' via. Questo non e' un procedimento illegittimo in se' (tutti i testi lettarari si prestano ad infinite letture), ma non ha niente a che vedere con la ricerca storica.
Penso che si debba valutare non la correttezza storica, ma cosa si propone il papa quando fornisce questa interpretazione.

Giovanni Bazzana ha detto...

(continua dal commento precedente)
Un obiettivo di Benedetto XVI e' certamente quello di richiamare la scienza al fatto che esistono altre fonti di conoscenza ugualmente valide e che la comprensione scientifica non puo' esaurire tutte le possibilita' degli esseri umani. Questo e' certamente condivisibile: io sarei terrorizzato da una scienza o da una ricerca storica che pretendessero di avere tutte le risposte definitive.
D'altra parte, si puo' sospettare che il papa intenda sostenere che la scienza dovrebbe prendere alcune indicazioni generali dalla fede e questo mi pare un po' piu' problematico: nel mio piccolo io sono convinto che, per esempio, ricerca storica e teologia funzionino bene solo se entrambe lavorano separatamente senza interferenze.
Benedetto XVI ha una posizione notoriamente molto diversa e, io credo, assai pericolosa. Un esempio lo da' gia' nel discorso dell'Epifania, quando, dopo aver allegorizzato il racconto dei Magi, viene a dire che la famiglia di Gesu' era povera e che non avrebbero potuto convertire in moneta nemmeno i doni ricevuti dai Magi (facendo passare come elementi storici dei particolari di un racconto che non e' altro che favoloso)!
Questo saltare dall'allegoria alla storia e viceversa senza chiarezza e con molta confusione non puo' che generare problemi.

Paolo ha detto...

Caro Bazza,
permettimi di evidenziare un “non sequitur” nel tuo intervento
Mi riferisco alla tua frase 1)
"""
Un obiettivo di Benedetto XVI e' certamente quello di richiamare la scienza al fatto che esistono altre fonti di conoscenza ugualmente valide e che la comprensione scientifica non puo' esaurire tutte le possibilita' degli esseri umani.
"""
A meno di non voler partire da posizioni solipsiste, mi piacerebbe sapere cosa vuol dire “ugualmente valido”. Ovvero il misticismo è una fonte di conoscenza valida? L’acqua santa o lo sputo scacciano i demoni? Se invece ti riferisci alla morale, allora capisco meglio, ma… che confusione!
Poi prosegui 2)
"""
Questo e' certamente condivisibile: io sarei terrorizzato da una scienza o da una ricerca storica che pretendessero di avere tutte le risposte definitive.
"""
Qui il non sequitur: cosa c’entra condividere l’opinione di BXVI, sulle fonti di conoscenza, con l’affermazione che la scienza pretenda di avere tutte le risposte, cosa che non fa, proprio perché scienza? Ovvero, come fa 1), che puoi anche condividere, a portarti ad affermare: “infatti 2)”?

Sono invece piacevolmente colpito dal giudizio generale su BXVI. Adesso ti licenziano o sei in una istituzione abbastanza laica?

ciao
Paolo

ps. scusa ma non riesco a trattenere un sorriso: sei in "vacanza in montagna"? Affermazione che nasce dal bisogno di venire a patti con la realtà delle proprie origini?
ps2. mi sa che Varese è più alta sul livello del mare di Sondrio

Giovanni Bazzana ha detto...

Caro Paolo,
mi fa molto piacere sentirti dopo un cosi' lungo silenzio, ma temo di non poter condividere la tua osservazione sul "non sequitur".
Credo che il problema stia nel manico, vale a dire nelle nostre categorie di partenza che sono radicalmente diverse. Tu dici di non riuscire a capire cosa intendo con l'espressione "ugualmente valide" e vorresti limitare questa validita' alla sola sfera morale escludendo l'epistemologica. Non sono d'accordo: altre forme di conoscenza che non siano la scienza hanno diritto ad essere ritenute ugualmente valide in principio (poi ciascuno fa una scelta su quale seguire in ragione del proprio vantaggio e delle proprie propensioni culturali). Il tuo esempio calza a pennello, visto che con strumenti scientifici non puoi ne' provare ne' confutare la postulata esistenza di demoni (e tanto meno provare o confutare l'asserzione che lo sputo possa essere utile a scacciarli): su queste basi le due sfere epistemologiche restano mutualmente esclusive e il "non sequitur" viene a cadere perche' la tua posizione stessa rappresenta esattamente la pretesa positivista della scienza di giudicare su cio' che cade per definizione al di fuori del suo campo di indagine (per una volta qui il papa ha ragione nel richiamare l'attenzione sui "pericoli" di un tale approccio, anche se temo che poi lui si muova in una direzione un po' diversa...).
Grazie e a presto!

P.S. La nostra cara patria non sara' in montagna dal punto di vista altimetrico, ma certo lo e' vista la difficolta' che si incontra nel mantenere un collegamento internet

Anonimo ha detto...

Caro R.Balbo,
in primo luogo apprezzo la posizione, senza dubbio di un credente, ma capace di argomentare con logica il proprio pensiero. Vorrei, punto per punto, ribattere al suo commento.
1. La scienza (termine fin troppo generico, ahimè) non risponde a tutto in virtù di teoremi dimostrati dalla scienza stessa. Si potrebbe argomentare su cosa vuol dire “rispondere a tutto” (in matematica cito Godel e il suo lavoro sull'incompletezza delle teorie matematiche, in fisica Heisenberg…). La scienza risponde “abbastanza”. Se lei vuole rifarsi a miti antichi per conoscere Posizione e Velocità di una particella in modo simultaneo, faccia. Se poi invece parliamo di scienza umanistiche, forse con più opinabilità, ma anche qui, nel mio campo, c’è un metodo scientifico, ancora lungi dal dare tutte le “risposte”, ma almeno capace di scartare quelle troppo fantasiose. Mi pare che lei faccia un salto semantico: le scienza non risponde a tutto e allora io colmo con le risposte di fede… ma si tratta di domande di diverso livello.
2. Morale: va bene, ma perché devo farmi guidare da una morale altamente discutibile di 2 millenni fa rielaborata da matti lungo il corso della storia. (se poi guarda, i principi morali ultimi sono comuni a molte culture non necessariamente di ispirazione cristiana)
3. Invece se presento i magi come scienziati, implicitamente dico che l’astrologia è scienza… Proprietà transitiva, mi pare.
4. Livore… questo è vero. Provi lei a vivere in una società, in un sistema di poveri di spirito, dovendo lottare per un posto, per un riconoscimento di liceità di una propria posizione, che un’altro ha in modo scontato perché credente.
Caro Bazzana, Paolo,
Concordo con Paolo che la risposta di Bazzana non sia inappuntabile, forse fatta di troppa fretta.
Lucio

Paolo ha detto...

Ciao Bazza,
Conoscendoti, non dubitavo del tuo disaccordo ;-).
Vorrei prima meglio spiegare la mia affermazione a), per poi invece passare alla tua risposta b), che introduce altri argomenti.
a) Scusa, ma non hai letto con attenzione: anche essendo d’accordo sul fatto che la comprensione scientifica non possa esaurire tutte le possibilità degli esseri umani, e che tu saresti terrorizzato da una scienza che pretendesse di avere tutte le risposte definitive (cosa che non fa), l’errore sta nel creare un nesso fra le due affermazioni, che non esiste. Questo intendo con il non sequitur.
b) Non sia mai che io desista dall’affrontare l’epistemologia. Per validità intendo, un po’ alla Popper, la falsificabilità. “Una teoria è scientifica - e genera conoscenza valida - nella misura in cui può essere smentita” viva Wiki. Il resto è pseudoscienza e religione ;-). La conoscenza che riconosco valida (non interessante, bada) si basa su affermazioni che possono essere sottoposte a falsificazione, le seconde sfuggono a questa prova. Il mio esempio calza proprio a pennello! (ps. Grazie di aver evidenziato il problema dell’esistenza del demone e non quello di come scacciarlo). Affirmanti incumbit probatio. (vedi il “drago nel garage” di Sagan). Se no puoi dire tutto… Non sono certo io che non ci “credo” a doverne dimostrare l’inesistenza. Se mi dici qualcosa che il Demone fa e che è falsificabile, allora …
Questa frase, che riporto, invece non la capisco, ma penso di aver risposto in a).“su queste basi le due sfere epistemologiche restano mutualmente esclusive e il "non sequitur" viene a cadere “
Per la connessione internet… Bazza… prendi una chiavetta Wind che a 8 euro al mese ti permette di collegarti in UTMS dove vuoi, anche sul pizzo Coca
Ciao
Paolo

Anonimo ha detto...

Caro Lucio, mi pare che lei non voglia capire e accettare una posizione differente dalla sua. Io invece credo che Fede e Ragione non siano sempre conciliabili e non per questo una deve soccombere o avere meno valore dell’altra. Ma capisco che lei non voglia ammettere la liceità del ragionamento di altri seguano schemi diversi dal suo. Paradossalmente capisco il suo non voler capire e ne accetto la posizione come lecita. Lei mi pare invece voglia forzarmi a pensarla come lei. In relazione ai suoi punti.
1- Prendo a prestito la sua frase e la giro: la Fede non risponde a tutto, e quindi io colmo alcune lacune con ciò che offre la scienza. Del resto vivo nel 2000 e la tv si accende.
2- nessun obbligo: io credo che sia una morale ispirata da Dio e storicizzata da uomini più o meno degni, che vanno letti nel loro contesto storico e che spesso hanno agito più modernamente dei loro contemporanei. Quindi la seguo, se vuole seguirne altre…
3- Si ferma su un particolare. Il Papa voleva evidenziare quanto a riassunto Bazzana. Non suffragare le pretese degli astrologi. Poteva magari elaborare meglio il concetto.
4- Mah… invece mi sembra che ultimamente sia sport nazionale gridare “al bigotto”… magari dipende da dove uno vive e da chi frequenta.
Caro Paolo, in relazione ad A) non mi pronuncio; in relazione a B) ammetto che alcune posizioni della Chiesa possano essere a volte imbarazzanti e da meglio spiegare nel loro significato, ma la vita non si basa sull’ammettere o meno l’esistenza dei demoni e sulla scientificità di tale affermazione. Sono altri aspetti sicuramente affrontati dal Cristianesimo più importanti e meno dominio della falsificabilità.
Saluti Cordiali
R.Balbo

Giovanni Bazzana ha detto...

Caro Paolo,
credo di non essermi spiegato bene.
Accetto totalmente la definizione di scienza che tu proponi: il punto su cui vorrei distinguermi e' che colui che crede nell'esistenza dei demoni (qui concordo con Balbo nel ritenere l'esempio conveniente, ma un poco riduzionista) di fatto non condivide queste premesse di metodo. In pratica, chi crede nel soprannaturale non formula proposizioni che siano falsificabili usando un corretto metodo scientifico: se lo facesse, smetterebbe di ragionare all'interno di un paradigma di fede e passerebbe a uno scientifico.
Per questo motivo dico che le due sfere epistemologiche si escludono reciprocamente e non sono comunicanti.
A questo punto si aprono due strade: o ritenere che entrambe queste forme di conoscenza siano da giudicare "valide" (poi la scelta personale ovviamente non si puo' basare su considerazioni epistemologiche, ma di altro tipo) o ritenere che quello che non e' scienza sia "pseudoscienza" e quindi non abbia diritto ad avere riconosciuta alcuna validita' (oltre all'interesse). Mi sembra che questo secondo atteggiamento sia il tuo e personalmente lo ritengo pericoloso, perche' non e' altro che uguale e opposto a quello del papa che pretende che la scienza sia vincolata ai dettami della fede.
Ciao

P.S. Se vuoi guardati questo, che risolve ogni problema:
http://exploringourmatrix.blogspot.com/2010/01/colbert-settles-science-faith-conflict.html

Paolo ha detto...

Caro Bazza,
noto con piacere che inizi a rispondermi anche quando uso il mio nome, quasi quasi mollo gli pseudonimi.
Ora, l’epistemologia si occupa dei metodi con i quali si può avere conoscenza scientifica. (magari non siamo d’accordo sul termine, allora apriamo un altro problema). Quindi il demonologo di turno semplicemente non si occupa di episteme, e allora non si tratta di sfere diverse di epistemologia.
Comunque, che valore ha una conoscenza dove ognuno può formulare e strutturare tale conoscenza così come vuole, come la preferisce, e non così come è? Che previsioni di possono fare? A che risultati conduce (prendi un tappeto volante per andare in Valtellina o un aereo)? Vorrei evidenziare come non credo sia conoscenza poco affascinante, semplicemente non può avanzare diritti sull’altro tipo di conoscenza. Nessuno.
Non ho inteso invece il riferimento al commento di balbo, che semplicemente dice che si vergogna di come la chiesa parli di demoni, ma che non è quello il tipo di insegnamento che, come uomo di fede che mi pare sia, trae.
Ciao!
P
Ps. Mi hai fatto perdere 5 minuti con quel tuo link! È ovvio che l’omone grande invisibile avrebbe vinto!

Giovanni Bazzana ha detto...

Caro Paolo,
d'accordo, anche se la scelta fra i due paradigmi di fatto non avviene solo per motivi di utilita' pratica. Questo lo vedi ben dimostrato dal fatto che la maggior parte delle persone, a livello esistenziale, li adotta entrambi in modo irriflesso: ad esempio, un tizio usa l'aereo (per andare in Valtellina?), ma al tempo stesso crede alla vita dopo la morte. Nel primo caso le leggi fisiche del volo aereo gli sono comode e nel secondo invece la fede gli viene buona per soddisfare qualche altra necessita' (detto rozzamente: la paura della morte).
La mia personale opinione e' che la scelta del paradigma dipenda nella maggior parte dei casi dalle costrizioni culturali e in alcuni casi da decisioni di carattere etico: per esempio, io sono diffidente nei confronti del paradigma di fede perche' (come dici anche tu) e' in principio autoritario, mentre quello scientifico deriva da un accordo stipulato che puo' essere in principio sottoposto al controllo di tutti.
Ciao