domenica 13 dicembre 2009

Le bugie degli accademici II

Tempo fa ho scritto alcune riflessioni sulla prima parte di un notevole articolo di Jonathan Z. Smith dedicato alle bugie con cui gli accademici proteggono e accrescono il valore delle loro discipline. La prima bugia e' quella che si racconta agli studenti, facendo loro credere che le basi della disciplina siano chiare e ordinate, senza grandi discussioni sul metodo e sui presupposti.
La seconda bugia viene raccontata ad un pubblico piu' largo, vale a dire tutti quelli che non sono dentro l'accademia: la bugia e' fatta da tutte le convenzioni e le regole che separano il lavoro degli "specialisti" da quello dei "non addetti ai lavori". Smith racconta la storia abbastanza strana di Richard Feynman, vincitore di un premio nobel per la fisica: pare che Feynman non ami passare le vacanze come tutti, ma che d'estate egli passi il tempo lavorando in laboratori universitari di un'altra disciplina. Una volte passo' l'estate lavorando in un laboratorio di biologia in California: il lavoro di Feynman non era male e infatti un amico lo invitava a tenere seminari agli studenti di biologia. A quel punto, Feynman decide di scrivere un articolo e di proporlo ad una rivista accademica specializzata in biologia: a quel punto, i biologi gli ridono in faccia, perche' l'articolo non e' scritto secondo i canoni! Allora Feynman se lo fa riscrivere da un amico biologo, ma, alla fine, lui stesso non capisce piu' niente del suo lavoro.
La storiella serve a spiegare come ogni disciplina abbia i suoi confini che "proteggono" l'autorita' di chi ci lavora: per esempio, fare un dottorato in Nuovo Testamento ha la funzione di insegnare agli studenti i "trucchetti" e le convenzioni che rendono credibile il lavoro di ricerca. In fondo si tratta di un processo di iniziazione e in pratica e' valido per tutta l'educazione: anche in geometria, ad esempio, quello che si studia alle elementari poi non serve piu' alle scuole medie (perche' tutto e' piu' complesso e difficile), quello che si studia alle medie non serve piu' alle superiori e cosi' via.
Smith si chiede se questa bugia sia necessaria: di certo, in casi specifici puo' creare dei problemi. Per esempio, in Italia non esiste un'educazione alle scienze religiose se non all'universita' e quindi la separazione fra gli accademici e i "non addetti ai lavori" e' talmente grande che sembra un abisso. Le conseguenze negative le conosciamo tutti.

Nessun commento: