mercoledì 11 novembre 2009

La datazione di Luca e Atti: l'affidabilita' storica

Alcuni giorni fa ho scatenato una ridda di interventi scrivendo un post sulla mia opinione riguardo alla datazione dell'opera lucana (Luca-Atti, in breve): per non farci mancare niente, mi pare opportuno dire ancora qualcosa sulle conseguenze che tale datazione (io seguo Pervo nel ritenere che il testo di Atti sia stato scritto all'inizio del secondo secolo) puo' avere sulla valutazione della storicita' degli eventi raccontati nei due libri.
Una piccola premessa: mi sembra che la maggioranza degli storici non abbracci questa ipotesi solo per una forma di "vigliaccheria" (mi scuso per l'espressione un po' dura, ma non saprei trovare nulla di meglio). Quasi tutti scrivono che Luca-Atti sono stati scritti negli anni 80 del primo secolo e mi pare che questo dipenda piu' che altro non da argomenti solidi, ma dalla paura di prendere una posizione precisa. Per me le alternative nette sono solo due: la prima e' dire che i libri sono stati scritti alla fine degli anni 60, subito dopo la morte di Paolo. A me questo sembra impossibile, perche' non riuscirei a capire come un discepolo di Paolo (questo famoso Luca) avrebbe potuto scrivere, giusto all'indomani della morte del maestro, un'opera che modifica e talvolta anche contraddice il pensiero del suo maestro in maniera cosi' evidente. Mi pare allora piu' probabile la seconda alternativa: che Luca-Atti sia stato scritto parecchi anni dopo e, trattandosi di un libro molto apologetico, sia stato scritto quando i cristiani cominciavano a scrivere apologie per i lettori greco-romani, cioe' nel secondo secolo.
Quali sono le conseguenze per l'affidabilita' storica? Onestamente, non penso che ci sia un'assoluta corrispondenza fra quanto una fonte e' vicina ai fatti che narra e quanto una fonte sia affidabile. Nella filologia capita abbastanza spesso che si preferisca un manoscritto piu' recente a uno piu' antico, perche' magari quello piu' recente e' stato copiato da un manoscritto molto buono che poi e' andato perduto. Il problema e' stabilire dei criteri che ci permettano di giudicare la questione.
Penso che l'unico criterio veramente efficace sia avere due fonti indipendenti e metterle a confronto sistematico. Questo ci e' possibile per la seconda meta' di Atti, per cui abbiamo anche le lettere di Paolo: dal confronto si desume che Luca non e' molto affidabile, perche' spesso modifica i racconti per adattarli alla sua teologia della storia (per esempio, nel "concilio" di Gerusalemme in Atti 15). Purtroppo, non siamo cosi' fortunati per la prima parte dell'opera, in cui si racconta un periodo fondamentale della storia del cristianesimo dalla resurrezione di Gesu' al momento in cui il vangelo e' predicato ai Gentili. Certamente Luca ha usato delle fonti, ma come stabiliamo quando le ha modificate? Mi e' stato chiesto cosa penso della storia di Stefano e dei cosiddetti "Ellenisti" (raccontata dal capitolo 6 in poi). Francamente, dubito che questo racconto possa essere oggetto di indagine storica: abbiamo una sola fonte ed e' molto chiaro che questo episodio si adatta perfettamente alla teologia della storia lucana.

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