domenica 29 novembre 2009

La bancaria onesta e l'amministratore disonesto

Ho visto sul blog di Luigi Accattoli che il giornalista paragona la vicenda, recentemente descritta dai giornali, di una bancaria tedesca, Erika, che avrebbe "aggiustato" i conti per non far pagare penali ai suoi clienti piu' poveri, con la parabola dell'"amministratore disonesto" (Lc 16, 1-13). Come accade in queste occasioni, mi sembra che la parabola non c'entri nulla con il caso della bancaria: mentre l'amministratore froda il suo padrone e, alla fine del racconto, viene anche elogiato per la sua disonesta', Erika ha si' frodato la sua banca, ma nel suo caso non pare essersi trattato di una ricerca del tornaconto personale, visto che alla fine la donna sara' condannata a pagare milioni di multa ed anche al carcere.
Comunque, l'accenno di Accattoli mi ha fatto riconsiderare la famigerata parabola che da sempre fa sudare freddo esegeti e interpreti: il nocciolo del problema e' che nessuno ha il coraggio di accettare che Gesu' qui lodi esplicitamente un comportamento che la morale pubblica e la legge unanimemente considerano inaccettabile. Le arrampicate sugli specchi degli esegeti sono strepitose e meriterebbero un post tutto per loro, ma per il momento vorrei limitarmi alla questione storica.
Nel caso di Luca 16,1-13 si ha a che fare con uno dei problemi piu' spinosi, perche' la parabola ci e' tramandata solo nel Vangelo di Luca: sara' dunque un'invenzione dell'evangelista o sara' stata pronunciata da Gesu' stesso? E' molto probabile che Luca abbia ricevuto la parabola da una fonte e che abbia cercato anche lui di spiegarla in qualche maniera: se si leggono i vv. 10-12 con attenzione si vede che essi dicono il contrario di quanto viene raccontato nella parabola (se si e' onesti si viene ricompensati, se si e' disonesti no, ma questo non e' proprio quello che accade all'amministratore). Si puo' pensare che la storia risalga al Gesu' storico, perche' altrimenti non si capisce come abbia fatto Luca a non eliminare un racconto dalla morale tanto scandalosa.
Ma cosa intendeva dire Gesu' quando ha raccontato questa parabola? Una soluzione classica e' allegorizzare e dire che Gesu' voleva consigliare di usare il denaro per farsi un posto in paradiso (sembra questo il senso del v. 9): questa interpretazione e' molto ecclesiastica, perche' ovviamente invita a impinguare le casse delle chiese e non rischia di incitare al furto o alla frode. Un'altra possibilita' e' invece provare a immaginare che l'uomo ricco non rappresenti Dio (come siamo sempre portati a fare per vari motivi), ma che si meriti di essere derubato visto che ha tanti soldi: per una volta forse avremmo un Gesu' che non sta dalla parte dei banchieri, ma di quelli che devono soldi alle banche.

2 commenti:

Il Censore ha detto...

Le scrivo solo per manifestare la mia soddisfazione nell'aver trovato un blog interessante e ben scritto.

Giovanni Bazzana ha detto...

Grazie!