sabato 5 settembre 2009

I brani peggiori della Bibbia

Un paio di giorni fa, mi ha molto colpito un articolo apparso sul Times on-line, in cui si parla di un sito internet inglese che avrebbe fatto un sondaggio fra i lettori per stabilire quale sarebbe il versetto peggiore della Bibbia, quello che si sarebbe volentieri lasciato fuori (per l'articolo, si puo' vedere qui).
I risultati non sono sorprendentissimi, ma di sicuro inducono a riflettere. Al primo posto si colloca un versetto della Prima lettera a Timoteo (2:12), tradizionalmente attribuita a Paolo, in cui l'autore dice: "Non permetto alla donna di insegnare, ne' di dominare sull'uomo; rimanga piuttosto in atteggiamento tranquillo" (questa e' la traduzione piuttosto addomesticata della CEI; qualcun altro traduce direttamente "se ne stia zitta").
Secondo si piazza il famoso versetto del Primo libro di Samuele (15:3), in cui Dio incita Israele a sterminare tutti gli Amaleciti, uomini, donne e bambini, con anche gli asini e i buoi. Sul podio anche (un po' a sorpresa, direi, perche' non mi sembra piu' molto usato) uno dei comandi di Esodo (22:17), che dice testualmente: "Non lascerai vivere colei che pratica la magia".
Menzioni, naturalmente, anche per il raccapricciante versetto che chiude il Salmo 137, quello famoso per le cetre appese dagli Israeliti in esilio ai rami dei salici di Babilonia: "Figlia di Babilonia, devastatrice, beato chi ti rendera' quanto ci hai fatto, beato chi afferrera' i tuoi piccoli e li sfracellera' contro la pietra". Ricordati, come c'era da aspettarsi, anche i versetti che invitano le mogli ad essere sottomesse ai mariti e gli schiavi ai loro padroni. Non manca anche il famoso attacco di Paolo contro l'omosessualita' maschile (Romani 1:27): "Similmente anche i maschi, lasciando il rapporto naturale con la femmina, si sono accesi di desiderio gli uni con gli altri, commettendo atti ignominiosi maschi con maschi, ricevendo cosi' in se stessi la retribuzione dovuta al loro traviamento".
Non mi sembra che ci sia niente di nuovo qui: tutti sappiamo che la Bibbia contiene delle cose che possono essere, per la nostra sensibilita' moderna, urtanti, inaccettabili, o perfino disgustose. Non direi nemmeno che questo mette in qualche modo in crisi l'idea che la Bibbia sia un testo ispirato: la teologia ha trovato molte riposte sensate per questi problemi. Quello che mi ha piu' fatto riflettere e' proprio il carattere dei versetti che sono stati citati nella graduatoria: la scelta sarebbe davvero condivisibile per tutti? Non c'e' dubbio che l'infanticidio e la caccia alle strege sono ormai condannate unanimemente, ma potremmo dire lo stesso del dominio degli uomini sulle donne o della criminalizzazione dell'omosessualita'?

5 commenti:

Paolo ha detto...

Caro Bazzana, è un sondaggio con 1000 votanti... un po' poco in realtà per definire la graduatoria come espressione di una volontà diffusa...

Comunque chiedo: perchè gli errori scientifici, le bruttezze stilistiche, le incongruenze interne ed esterne, gli errori storici, l'orrido morale non mettono in crisi l'idea che la Bibbia sia un testo ispirato?

Anonimo ha detto...

Egr.prof.Bazzana, ho scoperto da poco il suo blog e lo sto leggendo con vivo interesse.
Potrebbe indicarmi le principali fra le teorie teologiche cui fa riferimento? Personalmente non sono così drastico come Paolo che scrive qui sopra, ma mi pongo molte domande. Ad es.,i precetti del Levitico come possono essere ricondotti ad ispirazione divina?
Inoltre vorrei chiederle se i suoi studi basati sul metodo scientifico le permettono di essere cattolico credente. So che questo esula totalmente dal suo lavoro di storico, ma provo a chiederglielo.

Grazie e complimenti per il suo blog, che continuerò certamente a seguire.

Marco

Giovanni Bazzana ha detto...

Caro Marco,
grazie e mi scusi perche' credo di non aver capito se, quando mi chiede delle mie "teorie teologiche", si riferisce all'interpretazione della Bibbia o, piu' in generale, alle mie posizioni in merito alla teologia cristiana.
Sull'esegesi, sono apertissimo all'utilizzo di metodi diversi, dai piu' tradizionali fino a quelli piu' post-moderni, ma in pratica, data la mia professione, tendo a fare soprattutto un lavoro storico. Comunque, sono convinto che approcci diversi possano convivere benissimo.
Sulla teologia, le diro' che la mia educazione e' stata soprattutto condotta su Bultmann e sulla teologia che una volta si chiamava "della morte di Dio". Considero ancora importanti queste idee, ma negli ultimi tempi mi sono spostato piu' verso forme di teologia negativa e verso approcci aperti alle minoranze e alle questioni sociali (liberazione, femminismo, queer).
Da questo, lei avra' gia' capito che sono assai lontano dal tomismo e dal neo-scolasticismo che oggi sembra dominare la Chiesa cattolica. Io continuo ad affermare di essere un "cattolico credente" (e mia moglie mi accusa costantemente di essere un "baciapile"), ma so che ci sono molti che mi negherebbero tale etichetta. Penso che un po' meno intransigenza e un po' meno esclusivismo sarebbe utile a tutti e in particolare a quelli come me che sono critici senza essere ostili.

Anonimo ha detto...

Grazie della sua risposta così veloce.
In realtà, non sono stato chiaro nella mia prima domanda: intendevo riferirmi a questo suo post, intitolato ispirazione, là dove dice: "molte cose contenute nella Bibbia possono sembrare, alla nostra sensibilità moderna, urtanti, inaccettabili, o perfino disgustose. Non direi nemmeno che questo metta in crisi l'idea che la Bibbia sia un testo ispirato: la teologia ha trovato molte risposte sensate per questi problemi." Ecco, le chiedevo di chiarirmi le principali fra queste "risposte sensate".

La ringrazio e, per quel che vale detto da un non esperto, apprezzo il suo essere critico ma non ostile.
Con stima,

Marco

Giovanni Bazzana ha detto...

Caro Marco,
grazie: ora capisco meglio cosa mi chiedevi.
Che nella Bibbia ci fossero cose inaccettabili era evidente gia' nell'antichita'. La risposta tradizionalmente piu' diffusa e' consistita nell'allegorizzazione del testo: fu gia' Origene a introdurre questo metodo. Per esempio, gli spiaceva che ci fossero tanti massacri nel Libro di Giosue' e quindi decise che una buona soluzione era dire che il vero senso di quei racconti non era storico, ma si riferiva alle lotte dell'anima contro i vizi o di Gesu' contro il peccato.
In tempi piu' recenti, il metodo storico e' stato impiegato da molti teologi dei due secoli passati con lo stesso scopo: depurare il Nuovo Testamento da cio' che era secondario per arrivare al vero nocciolo, all'essenza del messaggio di Gesu'. Questo e' il senso di tutta la ricerca sul Gesu' storico e non e' un caso che, come si usa dire, ogni studioso abbia "scoperto" un Gesu' esattamente identico a lui.
Non e' un caso speciale della Bibbia. Avviene lo stesso per ogni testo: ogni lettore ci immette il proprio significato. Per questo dico che gli innumerevoli interpreti della Bibbia che si sono succeduti nei secoli hanno elaborato innumerevoli "principi" diversi per poter in qualche modo rendere ragione delle contraddizioni, delle storie immorali e di tutti gli altri problemi che si possono trovare in un testo cosi' variegato e cosi' differenziato. Molti di questi principi sono "sensati", nel senso che a livello teologico possono benissimo funzionare ancora oggi e confermare la fede nell'ispirazione del testo.