giovedì 3 settembre 2009

Prima lezione apocalittica

Ho cominciato oggi il corso sulla letteratura apocalittica: meno studenti di quanti me ne sarei aspettati, ma quelli che c'erano si sono mostrati molto interessati e penso potrebbero formare un buon gruppo di lavoro per il futuro. Vi scrivo un po' di cosa ho parlato questa mattina in modo tale da chiarirmi un pochino le idee e vedere se avete dei suggerimenti interessanti per migliorare l'offerta formativa.
Dopo la rituale spiegazione del syllabus e dell'organizzazione generale del corso, ho pensato fosse il caso dire due parole sulla definizione di "letteratura apocalittica", per chiarire l'oggetto di studio che ci si trova davanti e accennare ad alcuni dei temi generali che trattero' in seguito.
Anche se cosa sia una "apocalisse" pare evidente a chiunque, in realta' la questione presenta molti problemi per i teologi e gli storici. Negli anni '50, uno dei piu' grandi studiosi del secolo scorso, Ernest Kasemann, in una conferenza molto provocatoria disse che "l'apocalittica era stata la madre di tutta la teologia cristiana". Nonostante questo, nel 1970, un altro tedesco, Klaus Koch, scrisse un libro dal titolo "Ratlos vor der Apokalyptik" (tradotto in italiano nel '78 come "Difficolta' dell'apocalittica", ma in realta' vuol dire "Perplessi davanti all'apocalittica") nel quale mostrava come chi parlava del genere letterario apocalittico in verita' pensasse a dottrine escatologiche e chi invece parlava di dottrine escatologiche pensava in verita' ad un genere letterario.
In questa confusione, i testi antichi non ci aiutano per niente: se infatti pensate all'Apocalisse di Giovanni (che dovrebbe essere l'apocalisse per eccellenza), la parola greca apokalypsis compare nell'intero testo una sola volta (e' proprio la prima del primo versetto: che sia il titolo?), ma quando Giovanni alla fine deve definire che cosa e' il suo libro (22:10) ci dice che si tratta di una "profezia"!
Coll'intenzione di trovare una soluzione, negli anni '70, un gruppo di studiosi americani formo' una commissione che doveva elaborare una definizione condivisa di "apocalisse", senza riferimenti a dottrine o opinioni teologiche. Il risultato fu pubblicato nel 1979 e da allora e' piu' o meno condiviso da tutti. La "apocalisse" e' un "un tipo di narrazione in cui una rivelazione e' comunicata ad un ricevente umano attraverso un mediatore sovrumano e la rivelazione riguarda una realta' trascendente che e' sia temporale (in quanto parla di una salvezza escatologica) sia spaziale (in quanto parla di un mondo altro, soprannaturale)".
Mentre stavo commentando questo punto mi e' finito il tempo: alla prossima settimana!

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