venerdì 11 settembre 2009

Come si deve insegnare la religione?

Oggi avevo intenzione di scrivere qualcosa su di un articolo recentemente pubblicato su "Bible and Interpretation" da Philip Davies, un celebere esperto della Bibbia ebraica dell'universita' di Sheffield. Poi ho visto sui giornali italiani che il Vaticano ha espresso ancora una volta il suo parere sulla vicenda dell'insegnamento della religione nelle scuole. Mi sembra che le due cose siano arrivate al momento giusto e mi pare quindi il caso di dire alcune parole in merito.
L'articolo, dal titolo "Are There Ethics in the Hebrew Bible?" ("C'e' un'etica nella Bibbia ebraica?", che potete leggere qui), e' concepito come una risposta assai pepata all'idea, sostenuta da alcuni apologeti, che un credo religioso sia l'unico fondamento possibile per una vita morale. Davies, analizzando la Bibbia ebraica, giunge alla conclusione che non c'e' alcuna vera etica nei libri ispirati, perche' tutte le cose giuste sono sempre e solamente comandi divini, mentre la vera morale in senso moderno si ha solo quando si e' capaci di decidere autonomamente che cosa e' giusto e cosa e' sbagliato. Questo dipende in gran parte dal fatto che i libri biblici sono stati scritti da uomini che vivevano sotto monarchie assolute e quindi consideravano piu' importante di tutto la capacita' di obbedire e stare zitti.
Per onesta', devo aggiungere che la situazione del Nuovo Testamento non mi sembra molto diversa: si fa davvero fatica a trovare passi del canone in cui la carita' non sia altro che paternalismo. La conseguenza e' che, per esempio, gran parte della dottrina sociale della Chiesa cattolica e' in fondo paternalista e che questa "morale" si adatta molto bene all'atteggiamento di Berlusconi, per niente democratico, ma tipico di un signorotto medievale o rinascimentale che, di tanto in tanto, si impietosisce generosamente per le sofferenze di uno dei suoi "sudditi".
Davies ha una conclusione molto efficace: la morale biblica e' in contrasto con i valori di una societa' libera e democratica e quindi i credenti devono cercare di selezionare (come gia', comunque, facevano i Padri della Chiesa) qua e la' i passi che sono accettabili e quelli che vanno eliminati.
In questa prospettiva e' davvero rivelatore il fatto che il Vaticano prenda posizione sull'insegnamento della religione e dica che quello che si fa oggi non puo' essere sostiuito "con lo studio del fatto religioso di natura multiconfessionale o di etica e cultura religiosa". Per quale motivo? La sostituzione "potrebbe generare relativismo o indifferentismo religioso"! Mi pare che cio' confermi in pieno il giudizio di Davies.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Bravo Bazzana!Duuv

Bruno ha detto...

Bravi Bazzana e Duuv!