giovedì 29 dicembre 2011

Jewish Annotated New Testament

A San Francisco ho visto, nella grande fiera di libri che sempre accompagna il meeting della SBL, una copia molto pubblicizzata del Jewish Annotated New Testament (il titolo sembra semplice da tradurre, ma ho non poche esitazioni a scegliere fra "Nuovo Testamento ebraico annotato" e "Nuovo Testamento annotato da Ebrei": entrambe le soluzioni non mi sembrano granché). L'opera mi ha incuriosito molto e, tornato a casa, ne ho acquistato una copia per il mio nuovo Kindle (costa molto di meno e, onestamente, non avrei saputo trovare il posto fisico in casa per un'altra traduzione del Nuovo Testamento).
In pratica, si tratta di una traduzione del Nuovo Testamento interamente annotata da studiosi ebrei e edita da Amy-Jill Levine, professore alla Vanderbilt University, e Marc Brettler, professore alla Brandeis University. L'idea portante del libro è affascinante, perché il Nuovo Testamento non viene presentato come una collezione di testi "cristiani", ma piuttosto come un prodotto della religiosità ebraica. Lo scopo dichiarato da Levine è quello di "riappropriarsi" del Nuovo Testamento, che sarebbe stato "strappato" da una tradizione di letture "cristiane" alla sua originaria matrice (in pratica, si potrebbe dire in modo un po' troppo semplificatorio, si tratta di fare l'opposto di quello che i cristiani hanno fatto sistematicamente e per secoli con la Bibbia ebraica). Ancora secondo Levine, anche la spiritualità ebraica può trarre beneficio da una lettura di questo tipo del Nuovo Testamento.
Come dicevo, trovo questa idea molto intrigante, perché sembra offrire la possibilità di avere una lettura del Nuovo Testamento finalmente condotta da un punto di vista altro rispetto a quello cristiano che domina in modo quasi assoluto l'esegesi. Ovviamente, ci sono difficoltà da mettere in conto e sarà ulteriore motivo di interesse vedere come esse possono essere state affrontate dagli editori e dai singoli autori. Per esempio, quale base per il commento e le note è stata scelta la New Revised Standard Version, una traduzione del Nuovo Testamento molto diffusa in America e di tendenza decisamente liberal ("progressista", per intenderci meglio). Tuttavia, la NRSV è una versione che è stata preparata per l'uso liturgico di comunità cristiane (anche se viene spesso usata anche per il lavoro accademico) e quindi potrebbe essere interessante vedere se e in che misura il testo possa essere in disaccordo con le note (un po' come avviene per la italiana Bibbia di Gerusalemme che porta la versione della CEI e, al tempo stesso, note tradotte dalla francese Bible de Jérusalem con effetti talvolta involontariamente comici).
Di sicuro, leggere i nomi degli studiosi che si sono occupati dei singoli libri del Nuovo Testamento fa impressione e fa anche presagire bene per quanto riguarda la qualità dell'opera (in ordine sparso, compaiono Adele Reinhartz, Mark Nanos, Shaye Cohen, Pamela Eisenbaum, David Frankfurter, Martin Goodman, Geza Vermes, Daniel Boyarin, Martha Himmelfarb, Susannah Heschel...). Inoltre, alcuni di questi autori hanno contribuito piccoli saggi su questioni storiche e letterarie che meritavano maggiore approfondimento (per esempio, sui concetti di "giudaismo" e "giudaicità", sullo sviluppo della sinagoga, su come tradurre il greco ἰουδαῖος, sulla vita della famiglia ebraica nel primo secolo della nostra era e così via).
Daniel Boyarin (tanto per dare un piccolo saggio adatto a questo periodo natalizio) offre una breve, ma densissima, analisi del prologo di Giovanni che si chiude con queste parole: "Alla luce di queste prove, il quarto Vangelo non è un nuovo inizio nella storia del Giudaismo nel suo uso della teologia del Logos, ma solo, semmai, nella sua cristologia dell'incarnazione. Gv 1:1-5 non è un inno, ma un midrash, vale a dire non un poema, ma un'omelia su Genesi 1:1-5 ... Fino al v. 14, il prologo giovanneo è un esempio di pensiero ebraico non-cristiano perfettamente non eccezionale che è stato cucito senza lasciare alcun segno dentro la narrazione cristologica della comunità giovannea".  

2 commenti:

Fabio ha detto...

Annotazioni ebraiche al Nuovo Testamento ?

Anonimo ha detto...

A Giovanni Bazzana:

una curiosità bibliografiche: mi sapresti indicare gli studi più approfonditi sui rapporti tra giudaismo ed ellenismo e in più in generale del rapporto tra i messaggi giudaici e cristiani e il suo rapporto tra cultura pagana (penso all'accettazione di Filone delle dottrine platoniche, alle teorie del plagio di Aristobulo e alle citazioni di Aristotele e degli stoici che Paolo fa nel discorso all'Areopago ad Atene)? E' un tema su cui mi piacerebbe approfondire.

Ciao.
Michele