sabato 17 settembre 2011

Eugene Nida e la traduzione biblica


Un altro nuovo blog che merita attenzione e' BLT, dedicato al tema delle traduzioni bibliche e letterarie in generale. Due giorni fa, una delle autrici del blog, J.K. Gayle, ha pubblicato una ricca discussione delle teorie di Eugene Nida, linguista americano scomparso alcune settimane fa. Nida e la sua teoria della "equivalenza dinamica" (o "equivalenza funzionale") sono stati influentissimi per decenni nell'attivita' della "American Bible Society" e nella sua produzione di traduzioni bibliche in tutte le lingue del mondo.
L'idea dell'equivalenza dinamica sorge come reazione alle traduzioni filologiche, giudicate da Nida troppo "legnose", schiacciate sul linguaggio d'origine e quindi poco utili per quello che il vero obiettivo del linguista americano, la evangelizzazione. Per Nida, percio', il fine del buon traduttore non e' piu' quello di rendere accuratamente le singole parole o le specifiche costruzioni grammaticali, ma quello di essere cosi' esperto degli usi idiomatici della lingua-obiettivo da essere capace di rendere la "funzione" che il testo aveva nella lingua d'origine, vale a dire il messaggio che veniva comunicato a chi leggeva o udiva il testo nella versione originale.
Il post di J.K. Gayle chiarisce alcuni dei rischi insiti in questo modo di procedere. Per esempio, l'autrice fa notare come Nida approvasse una traduzione di Rm 16:16 ("salutatevi gli uni gli altri con il bacio santo" per la CEI 2008) che suona "datevi l'un l'altro una cordiale stretta di mano". Questa soluzione forse rende bene l'idea del rapporto di fraternita' che deve caratterizzare la comunita' secondo Paolo, ma ci si puo' domandare se l'omissione della parola "bacio" non tolga comunque qualcosa all'intensita', anche fisica, dell'affetto che l'autore intendeva evocare presso i suoi destinatari.
Il fatto che le teorie di Nida (almeno nella loro formulazione classica) debbano essere ripensate e' riconosciuto anche da quelli che hanno proseguito il suo lavoro (si vedano i commenti al post citato sopra), se non altro perche' conoscere il modo in cui i lettori antichi ricevettero un dato testo e' solo poco piu' difficile che conoscere le intenzioni dell'autore. Tuttavia, una discussione sull'equivalenza dinamica di Nida puo' essere molto utile nell'evidenziare alcuni problemi fondamentali inerenti a tutte le traduzioni e a quelle bibliche in particolare. Per esempio, se si giudicano incomprensibili per i lettori della traduzione gli elementi "semitici" nel NT, il risultato che si ottiene lasciandoli da parte e' quello, notato molto bene da J.K. Gayle, di una pericolosa "degiudaizzazione" del testo (per non parlare addirittura di supersessionismo). Ovviamente, nel caso di una traduzione, come in tutti gli altri in cui si incontrano linguaggi e culture, abbiamo a che fare con una dinamica di potere. Spesso (fino a pochi decenni fa) le traduzioni cristiane della Bibbia sono state strumenti d'imperialismo nei confronti del giudaismo, mentre, nei casi di versioni approntate per l'evangelizzazione, si tratta di negoziazioni, in cui tuttavia (per evidenti ragioni storiche) una parte occupa in una posizione di forza che le rende sovente veicoli tanto della "buona novella" quanto delle ideologie colonialiste.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Riflessione interessante. Ogni traduttore deve continuamente cercare compromessi tra resa letterale e libera interpretazione, ma la dynamic equivalence teorizzata da Nida mi sembra ascrivere eccessiva autorevolezza alla libera interpretazione a spese dei contenuti. L’esempio riportato e’ esplicativo: se la rappresentazione di un gesto non usato oggi ma significativo anche nella forma, come il saluto con il bacio santo, e’ sostituita dalla descrizione di una stretta di mano cordiale, si perde la sacralita’ del gesto e le valenze simboliche che questo suggerisce. Va bene rendere una costruzione inusuale (tipo: la vestizione viene applicata sui piccolo umani dagli esseri di maggiore eta’) con una piu’ comprensibile e meno goffa (tipo: gli adulti vestono i bambini), ma sostituire i contenuti e’ totalmente arbitrario. L’equivalenza, comunque irrealizzabile, non giustifica forzature lessicali e distorsioni dei contenuti. A mio avviso, per quanto possible, le interpretazioni dovrebbero restare confinate nelle note a pie’ pagina. Per quanto riguarda la manipolazione deliberata dei contenuti, non vedo una facile soluzione se non quella di imparare la lingua del testo e avvicinarsi a questo con umilta’ e pazienza.
Giuliano

Giovanni Bazzana ha detto...

Caro Giuliano,
grazie per il commento. Aggiungerei che gia' distinguere fra "contenuto" e "forma" mi pare assai arduo (e ancora di piu' quando il contenuto viene inteso come "messaggio" di un testo di carattere religioso: la storia dell'esegesi biblica, per esempio, insegna che i messaggi si possono moltiplicare all'infinito).
Ha quindi ragione lei quando conclude che l'equivalenza e' di per se' un risultato irrealizzabile.
Saluti.