venerdì 3 giugno 2011

Pagola e l'approssimazione storica a Gesu'


Un mio collega mi ha prestato l'edizione inglese di un libro dello spagnolo Jose' Pagola ("Jesus. An Historical Approximation"), chiedendomi di dare un'opinione critica alla casa editrice che ha curato la traduzione. Devo confessare che non avevo mai sentito parlare di Pagola e sono rimasto sbigottito nel vedere, quando ho googlato il nome dell'autore, che il libro ha generato unusuali polemiche in Spagna, fino ad arrivare al ritiro dalle librerie cattoliche e a una censura da parte della Conferenza episcopale spagnola (si puo' saperne di piu' qui): una prima conclusione e' che sto perdendo sempre piu' i miei collegamenti con l'altra sponda dell'oceano.
Leggendo poi il libro, devo confessare di non essere riuscito a comprendere appieno cosa possa avere scatenato una tale bufera. Anzitutto, il volume non e' intenzionalmente un contributo innovativo alla ricerca sul Gesu' storico, ma si presenta come una scelta, operata da Pagola, fra quanto e' stato prodotto da storici ed esegeti, soprattutto nord-americani, negli ultimi decenni. Inoltre, le scelte di Pagola sono molto chiaramente "moderate": non puo' mancare, per esempio, una nota che attacca il famigerato Jesus Seminar (p. 21, n. 15), liquidato come troppo radicale e sbilanciato, mentre il canovaccio stesso della "biografia" di Pagola e' preso di peso dal Vangelo di Marco (conseguentemente, tutti gli apocrifi sono accantonati come secondari e anche Q, benche' ne venga riconosciuto un ruolo fondamentale, non ha alcun peso nella ricostruzione). In sostanza, Pagola fornisce un ibrido di J.P.Meier e, data l'abbondante uso di temi tratti dal lavoro del Context Group, del libro sul Gesu' storico che avrebbe potuto scrivere uno come Jerry Neyrey (il che rende ancor piu' difficile capire i motivi delle critiche ricevute).
E' molto interessante vedere come Pagola stesso descrive il proprio lavoro: da un lato, l'autore intende perseguire un'oggettivita' quasi positivista fondata sull'utilizzo del metodo storico-critico, ma, allo stesso tempo, la sua opera ha anche un intento dichiaratamente apologetico, mostrare al lettore contemporaneo che Gesu' di Nazaret e' "il meglio che l'umanita' abbia mai prodotto (p. 15)". Il sentimento che anima questa seconda parte del lavoro di Pagola e' certamente sincero (lo testimoniano i numerosi passi in cui l'autore parla in modo vibrante della figura del Nazareno come liberatore di poveri e oppressi), ma riconciliarlo con l'accuratezza storica puo' essere un problema.
Basta un esempio, credo, a chiarire questo aspetto. Nel capitolo 8, Pagola parla del rapporto fra Gesu' e le donne e, coerentemente con la sua impostazione generale (e con le aspettative del lettore contemporaneo), deve dipingere un ritratto del Nazareno come grande emancipatore sullo sfondo di una societa' giudaica segnata dal piu' stretto e aberrante patriarcalismo. Per ottenere questo risultato, siccome i testi evangelici sono quanto meno ambigui sull'argomento, Pagola ricorre alla strategia non certo nuova di rendere il contesto il piu' fosco possibile. Ci viene quindi restituita un'immagine dell'Israele del primo secolo che sarebbe grottesca se non fosse tragicamente venata di orientalismo (donne che non possono uscire di casa, donne che devono girare totalmente velate...). E' molto difficile non vedere qui dell'anti-giudaismo, visto che fonti (come quelle dell'archivio di Babatha), in cui appaiono donne che godono di una notevole indipendenza legale e finanziaria, vengono sistematicamente ignorate, mentre fonti che hanno carattere prescrittivo vengono utilizzate senza alcun commento critico come descrittive.

2 commenti:

Fabio ha detto...

A proposito di donne e giudaismo, Giovanni, io ci terrei veramente a saperne di più, anche alla luce del 'contesto fosco' descritto artificiosamente di cui parli. Perché non approfondisci l'argomento (a nostro vantaggio !) ? Ciao

Fabio ha detto...

ehilà, c'è nessuno ?