giovedì 19 maggio 2011

Violenza imperiale


Sto leggendo l'interessante libro di David Mattingly, professore di archeologia e storia romana all'universita' di Leicester, "Imperialism, Power, and Identity. Experiencing the Roman Empire" ("Imperialismo, potere e identita'. Fare esperienza dell'impero romano"). Una delle tesi fondamentali del volume e' che gli storici che si occupano di Roma sono influenzati dalle tradizioni imperialiste europee e tendono quindi a rappresentare l'impero romano come qualcosa di assolutamente positivo, "dimenticandone" la sostanza sfruttatrice e oppressiva. In una delle prime pagine, Mattingly fa un'osservazione molto interessante: appare inspiegabile come la cinematografia sia riuscita a dare un'immagine piu' critica di Roma di quanto non abbiano saputo fare gli storici di professione. L'autore inserisce quindi un elenco di film che va da grandi classici come "Ben Hur" e "Spartacus" fino a "Rome", la truculenta serie televisiva prodotta pochi anni fa in Inghilterra. Mi ha colpito il fatto che Mattingly chiuda l'elenco con una menzione positiva di "The Passion of the Christ".
La cosa e' interessante perche', fra quelli che studiano il Nuovo Testamento, questo film e' regolarmente criticato per numerosi motivi che vanno dal suo pronunciato anti-giudaismo fino proprio alla violenza di alcune scene come quella particolarmente impressionante della flagellazione di Gesu'. Invece, Mattingly, in nota, apprezza proprio questo ultimo aspetto che, pur rendendo il film "quasi inguardabile", tuttavia esprime in modo convincente la "violenza quotidiana" che caratterizzava l'imperialismo romano. Ci sono diversi motivi per cui questo giudizio non mi convince granche': soprattutto, non credo che la violenza del film di Gibson risulti "quotidiana", ma, al contrario, essa intende sottolineare che la sofferenza di Gesu' e' stata eccezionale (finendo paradossalmente, dal momento che lo spettatore medio e' sottoposto regolarmente a somministrazioni di questa violenza "inguardabile", per trasformare Gesu' in un altro di quei personaggi hollywoodiani che finiscono i film tutti pesti e sanguinolenti, ma vincitori).
Tuttavia, l'osservazione di Mattingly punta l'attenzione su un aspetto metodologicamente assai importante: la violenza dell'imperialismo si nasconde nelle fibre piu' profonde di quei testi che sono prodotti dalle culture influenzate e dominate dall'impero. Non e' facile per lo storico portare alla luce questa dimensione. Siccome mi occupo di Q, ho pensato un po' a questo documento, nel quale la violenza non sembra essere uno dei temi dominanti (anche per l'assenza di un racconto della passione). Pero', se si riflette bene, atti ed espressioni violente sono quasi ovunque nel breve spazio di una manciata di versi: Gesu' che non porta la pace, ma la spada, storie di uccisioni in luoghi sacri, furti con scasso, pestaggi... Sembra che il linguaggio e le immagini stesse non possano evitare questi toni che pervadevano la societa' e i pensieri degli esseri umani.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ordinato al volo!
Però... la violenza era esperienza comune, e non semplicemente espressione dell'imperialismo romano. La vera differenza stava nella figura di chi la esercitava: nella percezione comune (o forse solo in quella delle élites, le uniche in grado di lasciare traccia scritta...) era percepita come devastante solo se esercitata da chi non ne aveva titolo, o da chi -pur avendolo - eccedva violando il consenso sociale circa il suo impiego: emblematico il processo di demonizzazione del tyrannus. proprio attribuendogli violenze "gratuite" in realtà non dissimili da quelle praticate dai "legittimi" titolari dell'uso della forza-
A me è sembrato illuminante, nella sua concisione, P. Brown, "Authority and the Sacred", Cambridge 1995.
ciao
Ale

Giovanni Bazzana ha detto...

Caro Ale,
sottoscrivo tutto, con solo una piccola osservazione su quanto dici all'inizio.
La violenza era "esperienza comune" cosi' come l'imperialismo, al punto che ne' l'una ne' l'altro venivano notati (o, meglio, fatti notare), se non quando violavano una certa struttura di potere.
Ovviamente, lo stesso discorso vale anche per noi quando leggiamo queste fonti: quando notiamo o facciamo notare la violenza e l'imperialismo?
Ciao