martedì 28 dicembre 2010

Rotolo e codice


Sommerso dalla neve, ho passato il tempo leggendo il bel libretto di Roger Bagnall, Early Christian Books in Egypt ("Libri proto-cristiani in Egitto"). In passato ho gia' parlato della posizione decisa che Bagnall, uno dei papirologi piu' eminenti, prende contro la tendenza ad assegnare datazioni estremamente basse ai papiri del Nuovo Testamento.
Nell'ultimo capitolo del libro, Bagnall si occupa di uno dei "misteri" piu' classici della storia antica, il passaggio, avvenuto apparentemente fra il II e il VI secolo della nostra era, dal rotolo al codice. Tradizionalmente, i libri antichi avevano tutti il formato del rotolo, scritto solo su di un lato e che doveva essere srotolato per essere letto. A cominciare dalla fine del I e poi sempre di piu' nei secoli successivi, si cominciano a trovare libri in forma di "codice", vale a dire il "quaderno" che ormai e' diventato per noi sinonimo di "libro". La grande maggioranza dei libri cristiani sono in effetti codici e da qui e' nata l'ipotesi che fossero stati proprio i cristiani a inventare questo nuovo fomato o, quanto meno, a portarlo al successo quando il mondo mediterraneo divenne cristiano nella tarda antichita'.
Devo confessare che questa versione della storia era quella che conoscevo anch'io, ripetuta com'e' in tutti i manuali e le trattazioni che si leggono se si rimane nel circolo un po' autoreferenziale degli studi sul cristianesimo antico. Bagnall viene da fuori e porta una ventata di aria fresca. Anzitutto, fa notare che dal II al IV secolo i testi cristiani sono solo un terzo dei codici che possediamo: si tratta sempre di una percentuale notevole, ma certo non maggioritaria. Se si guarda, invece, al genere dei libri preservati in forma di codice, si osserva qualcosa di particolare: non si tratta per lo piu' di opere classiche e letterarie, ma di manuali medici, musicali, astronomici, magici...
Credo che Bagnall sia nel giusto quando conclude che il passaggio dal rotolo al codice vada considerato ben piu' che un cambio di formato, ma che esso implichi anche un radicale mutamento della concezione e dell'uso dei libri e della lettura. Il rotolo era adatto per le letture pubbliche che tanto piacevano all'aristocrazia greco-romana, mentre il codice sembra venir pensato per un utilizzo piu' individuale e quasi privato. Il codice e' piu' adatto all'attivita' esegetica di chi deve avere sott'occhio allo stesso momento piu' passi diversi, ma e' anche fatto per chi non e' interessato a una lettura continua e comunitaria. Non e' un caso, aggiungerei io, che i papiri documentari ci rivelino come, nell'antichita', la consuetudine dei cristiani con la Bibbia sia molto limitata quando si va oltre le cerchie ristrette dei teologi o di chi organizzava la liturgia.

1 commento:

Anonimo ha detto...

...grazie infinite per l'indicazione!! Ho visto ieri per caso il libro in una libreria di Milano e l'ho subito preso. E sembra, come tu scrivi, interessantissimo! Anche perché corregge un po' di luoghi comuni (diffusi anche da grandissimi filologi, come Grafton) sull'educazione cristiana dei primi secoli.
Grazie ancora,
Ymmanuel