mercoledì 24 novembre 2010

SBL e salsicce


Mi scuso con i lettori per il lungo silenzio degli ultimi giorni, ma una serie di circostanze lavorative mi ha completamente distolto dal blog. Ultimo impegno in ordine di tempo e' stato naturalmente il congresso annuale della SBL, che e' terminato oggi e che quest'anno si e' tenuto ad Atlanta.
Ci sono diverse notizie che ho mancato di dare e sulle quali magari ritornero' nei prossimi giorni, ma credo che almeno una meriti di essere menzionata visto che ha avuto una certa risonanza nel "mondo" dei blog biblici. Si tratta di un episodio legato ancora una volta alla SBL, a testimonianza ulteriore del fatto che il futuro degli studi biblici e' un tema di discussione assai vivo e che la piu' importante associazione mondiale di studiosi della Bibbia e' certamente uno dei luoghi in cui i nodi vengono al pettine.
Protagonista dell'ultimo "scandalo" e' Roland Boer, professore all'Universita' di Newcastle in Australia e autore di un divertente e dissacrante blog, "Il baffo di Stalin". Boer era stato invitato a parlare nella sezione dedicata a "Testi profetici e i loro contesti antichi" ed aveva proposto il seguente titolo: "Too Many Dicks at the Writing Desk, or How to Organize a Prophetic Sausage-Fest" (non cerco nemmeno di tradurre, perche' ogni versione rovinerebbe i giochi di parole dell'originale: tuttavia, va detto, per chi non conosce l'inglese, che il titolo ruota tutto attorno all'accostamento fra "peni" e "salsicce"). Dopo che il titolo era stato accettato, ma prima della conferenza Boer ha ricevuto una lettera dalla direzione della SBL, che lo invitava a cambiare il termine "salsicce", perche' qualcuno avrebbe potuto trovarlo offensivo! Naturalmente, Boer ha pubblicato il tutto sul suo blog e scatenato un dibattito non piccolo sull'opportunita' di censurare titoli dei papers o anche i papers stessi alla SBL (chi fosse interessato al contenuto proprio dell'intervento puo' leggerlo qui). Il tentativo di censura e' poi stato ritirato e sembra che tutto sia andato per il meglio.
Comunque, rimane da chiedersi se questa storia possa avere un significato piu' serio o se sia solo un altro caso di qualcuno caduto preda dell'astuzia di Boer. A questo proposito, devo dire che Boer stesso ha fatto notare un particolare che mi sembra importante: in un'altra sezione (Ermenuetica femminista della Bibbia") del convegno della SBL e' stato presentato un paper con il seguente titolo, "Se le vostre vagine potessero parlare, che cosa direbbero? Un'intervista con Agar e Sara". Pare che nessuno abbia obiettato in questo caso. E' difficile sfuggire alla conclusione che alla SBL va bene che il corpo femminile sia oggettivato e quindi dominato, mentre, quando si cerca di fare lo stesso con quello maschile, subito nascono i problemi. Di mio aggiungerei che questo non mi sembra affatto un caso unico. Basti pensare al fatto scandaloso notato recentemente da Mark Goodacre sul suo blog: due studiosi hanno potuto chiamare (su una delle riviste piu' prestigiose del campo della neotestamentaristica!) "ginecologia biblica" lo studio dei ruoli di autorita' occupati da donne nelle comunita' paoline.

17 commenti:

Tanzen ha detto...

Credo che dietro vi sia il medesimo motivo per il quale In tv si vedono molte più "patate" nude e crude che "salsicce" al vento.

Anonimo ha detto...

Un bentornato al nostro Giovanni Bazzana. Preferisco sorvolare il tema della fantasia nei titoli dei papers per chiederti informazioni sul contenuto di questi studi sui testi e la storia ebraica.

Volevo prima di tutto sapere che conoscenze hai sulla situazione tra gli studiosi che ricostruiscono la storia degli ebrei prima dell'esilio. Le mie letture finora sono state Finkelstein e Silberman, Liverani e Garbini. Mi sono sembrate buoni tentativi di superare la sterile e ormai insensata divisione tra "massimalisti" (ritenere a priori la fedele storicità della narrazione biblica a meno che non ci siano reperti esterni che confutano i testi) e "minimalisti" (ritenere a priori la non storicità e l'invenzione dal nulla della narrazione biblica a meno che non ci siano reperti esterni che confermano i testi).

Entrambe le posizioni partono dal tacito presupposto che lo scopo degli autori dei testi biblici fosse quella di registrare una cronaca fedele delle vicende ebraiche. Di fatto sembra però che le intenzioni dei testi sono più probabilmente il comporre modelli legislativi, religiosi, morali e politici prendendo spunto da elementi reali della storia ebraica certamente diversa dalla narrazione biblica, ma ricostruibile a partire anche da quest'ultima e mettendo però sullo stesso piano anche apocrifi e testi e reperti dei popoli circostanti. Questo presupposto mi sembra molto più fruttuoso per una ricerca storica.

Mi interesserebbe inoltre sapere se sei a conoscenza di qualche opera introduttiva recente ai tentativi di risalire filologicamente a come era l'antico testamento prima del testo masoretico. Il tuo intervento sul testo masoretico e la LXX mi ha spinto a chiedermi se esiste negli studi sui testi ebraici una ricerca filologica analoga a quella sui testi cristiani che studi tu.

Ciao.
Michele.

Anonimo ha detto...

Mah! Francamente non capisco molto chi si sorprende di fronte a certe censure.
La libertà come anche la tolleranza devono avere dei limiti ben chiari e definiti (dalla società). Senza questi limiti, sarebbe un vero disastro.
Perché?
Perché la libertà assoluta porta al caos, all'anarchia in senso negativo. Io sarei libero di andare ad ammazzare Boer, perché troppo volgare. Sarei libero di fare propaganda contro gli ebrei, di sostenere l'inferiorità del gentil sesso, di offendere e insultare gli studiosi accademici, di non rispettare i diritti umani e molto altro ancora. Questo significa essere liberi in senso assoluto.
Ma è chiaro che se si tollera l'intolleranza, alla fin fine ad avere la meglio sarà l'intolleranza. Se gli americani avessero tollerato Hitler, non so a quest'ora dove saremmo noi europei: probabilmente in una società assai intollerante.
Insomma: Ben vengano le censure sensate, le limitazioni. Significa che il concetto di libertà e di tolleranza in senso positivo e sano sta funzionando.
Non esiste una vera libertà senza limiti. Non esiste vera tolleranza senza intolleranza verso l'intolleranza.
Boer era da censurare. Troppo volgare. Non si addice al mondo accademico.
Elijah Six
P.S.:
Ammettiamo che io non condivida quanto Boer ha scritto nel suo testo. Sarebbe forse felice se lo bollassi come un "cazzone"? giusto per rimanere in sintonia con i suoi giochetti di parole. O vorrebbe una censura (che ipocrisia)?

Giovanni Bazzana ha detto...

Caro Elijah,
grazie per il tuo commento, ma mi sembra che il tuo discorso sia contradditorio, se non perfino pericoloso.
Se mi parli di censura a livello di pubbliche manifestazioni della propria opinione, trovo che non si debba limitare l'espressione delle opinioni se non nel caso in cui vi sia esplicita incitazione a commettere un crimine (e questo non e' assolutamente il caso). Seguendo il tuo raginamento si sarebbe stati nel giusto mettendo a tacere Lutero, perche' qualcuno sicuramente fu offeso dalle 95 tesi (e di certo qualcuno lo avrebbe anche ammazzato per quello), o si sarebbe stati nel giusto nell'obbligare Galileo a ritrattare le sue idee per lo stesso motivo. C'e' una bella differenza quando si parla di liberta' di parola (anche quando offensiva o sgradevole) e quando si parla di liberta' di arrecare violenza fisica nei confronti di un altro essere umano: non riconoscerlo mi pare poco onesto.
Cio' significa ovviamente che ti dovrebbe essere garantita la medesima liberta' di esprimere il tuo dissenso dalle scelte di Boer sia in modo volgare che bollando i suoi titoli come non adatti al "mondo accademico".
Questa tua ultima osservazione merita una riflessione, visto che tu stesso hai messo in campo la carta "Hitler". Chiaramente, come dici tu, cosa debba essere censurato e cosa no dipende da un accordo della societa' e, come tale, quasi sempre dipende da una decisione della maggioranza. Mi pare giusto che ci sia una minoranza che testa i limiti di questo consenso, per garantire, almeno in parte, che i limiti di cio' che si puo' dire non diventino imposizioni assolute. La situazione non e' diversa nel mondo accademico. Per tornare all'esempio di Hitler, mi pare che il fiorente mondo accademico tedesco abbia fatto poco o nulla per opporsi ai suoi disegni politici. forse perche' erano tutti fin troppo convinti di sapere cosa si addice e cosa non si addice allo stile proprio dell'accademia.

Anonimo ha detto...

E' sempre curioso e interessante notare come si viene interpretati, soprattutto quando l'interpratazione non è molto in linea con quanto uno aveva a cuore di dire.
Se io ti incontro per strada e ti dico: "Ma vaffanculo, stronzo!", tu per questa frase mi puoi denunciare e io riceverò una sanzione (in Svizzera si deve pagare una multa di 500.- franchi svizzeri circa). Non c'è stata violenza fisica, eppure quello che ho detto non risulta essere accettabile (questo non lo dico io, è un dato di fatto, di come stanno attualmente le cose).
La distinzione tra azioni e opinioni non regge. Dire che nell'ambito delle azioni uno è limitato (non si può essere violenti), mentre nell'ambito delle opinioni si è liberi in senso assoluto, non corrisponde alla realtà attuale in cui ci ritroviamo noi.
La libertà d'opinione deve avere ed ha dei limiti come la libertà d'azione.
Io non sono libero di diffamare Boer, dicendo cose non vere sul suo conto, come ad esempio che è un "frocio bastardo" e che gli piacciono i "culi", per questo parla di "cazzi". (Scusate la volgarità).
Non posso nemmeno fare discorsi razziali, come nemmeno insultare persone o istituzioni (recando un'offesa). Il linguaggio volgare è da evitare. Non si trasmette con esso né rispetto, né tolleranza, né libertà.
Quanto io penso riguardo al caso Boer in specifico: egli può dire e fare quello che vuole, evitando però espressioni volgari.
Detto in altro modo: non gli sto affatto togliendo la libertà di opinione e/o di parola. Nel caso di Boer il problema sta nel "come" egli vuole trasmettere il suo discorso (utilizzando espressioni volgari o meno), e non il contenuto, la sostanza. Quella rimane invariata.
Fazit: Dì quello che vuoi dire, ma fallo senza usare espressioni volgari (che denotano mancanza di rispetto, tolleranza e libertà).
Francamente non vedo un vero motivo per cui essere contro il principio e l'idea che il linguaggio volgare non debba trovar posto in ambito accademico.
Elijah Six

Anonimo ha detto...

Scusa Elijah Six, ma insultare qualcuno non è un'opinione, è un'azione, che può definire gli estremi di un reato, proprio perché è un atto.... Non capisco bene cosa vuol dire la tua risposta.

In ogni caso, anche a voler accettare l'idea secondo cui la libertà di opinione "deve avere dei limiti", la questione è molto più complicato di quanto tu la descriva.
Punire un'opinione è un'operazione giuridicamente quasi impossibile: si può punire l'espressione di un'opinione, ed è già una cosa estremamente complicata per l'attuale sistema giuridico, ma punire "l'opinione" in quanto tale è sostanzialmente impossibile, mi sembra.

Quanto al problema in questione, la volgarità delle espressioni usati non ha nulla a che vedere con "la libertà di opinione". E' un fatto di buon costume. Che può essere, ed è punito a norma di legge. Ma ripeto, con l'opinione e la sua libertà non ha nulla a che vedere.

Ymmanuel

Anonimo ha detto...

Sono felice di notare come nessuno capisca niente (io non capisco te, tu non capisci me, nessuno capisce nulla).
Sappi comunque che ho scritto quanto ho scritto con in mente Spinoza e Moses Mendelssohn (e non di certo il linguaggio giuridico attuale). Sul perché... lascio perdere che è meglio. :D
Elijah Six

Giovanni Bazzana ha detto...

Caro Michele,
mi sono accorto di doverti una risposta anche su questo post: tuttavia, devo dire che Elijah su una cosa ha certamente ragione. Non si dovrebbe parlare di quello che non si conosce bene. Percio', non aggiungo altro alle tue letture, che mi sembrano gia' ben ricche, se non la confessione che, personalmente, continuo a ritenere la posizione dei minimalisti sensata e anzi spesso piu' solida dal punto di vista metodologico.
Sull'ultimo punto che sollevi: certo, esiste una ricerca filologica molto vivace sul testo ebraico della Bibbia, soprattutto dopo che le scoperte di Qumran hanno arricchito di molto il numero di testimoni di cui possiamo disporre. In inglese, sulla critica testuale della Bibbia ebraica, esiste una buona introduzione di Emanuel Tov. So che di recente Adrian Schenker, un altro eminente studioso, ha pubblicato un lavoro introduttivo in francese per la casa editrice Labor et Fides di Ginevra, ma non l'ho visto e non saprei dare un giudizio. Purtroppo, non so se questi lavori siano stati tradotti in italiano o se ci sia sul mercato italiano qualcos'altro di utile.

Tanzen ha detto...

"Francamente non vedo un vero motivo per cui essere contro il principio e l'idea che il linguaggio volgare non debba trovar posto in ambito accademico".

Qualcuno potrebbe obiettarti che è meglio discutere di peni e vagine, anche in ambito accademico - la goliardia non è nata proprio in contesti simili o sbaglio? Sinceramente non ricordo - che diffondere e discutere il messaggio biblico portatore, e causa, di insegnamenti tutt'altro che morali: vi troviamo infatti comandamenti incestuosi e omicidi. Veri e propri manifesti dell'intolleranza e dell'odio etnico, religioso e razziale. Discriminazioni di genere. Inviti alla conversione coercitiva. Storie di violenze, guerre, massacri, stupri legittimati dal volere di Dio.
La Bibbia è un vero e proprio libro degli orrori dal punto di vista etico. Contando che discutere di peni e vagine non ha mai ucciso nessuno mentre milioni di persone sono morte in nome e a causa del Dio biblico e della Bibbia in sé...

Anonimo ha detto...

Per Elijah

Provo a spiegarmi meglio: pronunciare la parola "dick", "cazzo" o simili, non ha nulla a che vedere, almeno giuridicamente, con la libertà di opinione. E' un fatto di buon costume. In realtà sono assolutamente d'accordo che simili espressioni dovrebbero essere censurate in ambito accademico, ma per la stessa ragione per cui si punisce o si censura l'ostensione fisica di organi genitali maschili o femminili al di fuori delle aule di anatomia o andro/ginecologia.

Volevo solo ribadire che non si tratta di un problema di "opinione" o di "libertà". E' un fatto di buon costume, almeno da un punto di vista giuridico. Punto. Per fortuna la libertà è qualcosa di più ampio e utile che il diritto di nominare in modo più o meno volgare l'organo genitale maschile o femminile.

In ogni caso mi sembra che un accademico che deve ricorrere a questi giochi di parole da bar di periferia sia proprio alla frutta, e non abbia più veramente nulla da dire. Tanto vale dedicarsi ad altro

Ymmanuel

Anonimo ha detto...

A Giovanni Bazzana: grazie delle risposte, comunque riguardo alla contrapposizione minimalisti-massimalisti tra gli studiosi dell'antico testamento, come già dicevo, non mi sono spiegato bene.

E' un discorso di metodologia e dunque penso possa riguardare anche gli studiosi del nuovo testamento come te. Io intendevo definire i massimalisti con quelli che a priori ritengono veri i dati delle narrazioni dei testi che studiano fino a prova contraria dei reperti esterni mentre i minimalisti sono quelli che a priori ritengono falsi i dati delle narrazioni dei testi che studiano fino a prova contraria dei reperti esterni.

Il problema comune di queste due posizioni è il fatto che tutte e due sembrano mettere su un piano totalmente separato alcuni testi (antico o nuovo testamento) rispetto ad altri (apocrifi, scritti dei popoli circostanti e tutti gli altri dello stesso periodo) e inoltre si presuppone che l'intenzione degli autori fosse quella di essere quasi dei reporters che trascrivono la cronaca perfetta degli avvenimenti di quel luogo e tempo, senza pensare che quei testi potessero essere stati pensati soprattutto per fini politici, religiosi e morali. Se i risultati dei massimalisti così rischiano di essere semplici parafrasi dei testi allora i risultati dei minimalisti finiscono solo per dire che da quei testi non è possibile risalire a nessuna nuova informazione sugli avvenimenti di quel luogo e tempo. In pratica sia la tesi massimalista che quella minimalista finisce per bloccare la ricerca storica.

Un metodo più redditizio che superi queste due posizioni sarebbe mettere tutti i testi di quell'epoca e ambiente sullo stesso piano e ricordarsi che in tutti questi testi oltre a intenti storici possono avere anche intenti ideologici, religiosi e morali. Si dovrebbe fare poi un discorso a parte riguardo ai rapporti tra storici e archeologi ma penso di aver già esposto abbastanza. Volevo sapere se nei tuoi studi sul nuovo testamento hai mai riflettuto su questi temi.

Ciao.
Michele.

Giovanni Bazzana ha detto...
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Giovanni Bazzana ha detto...

Caro Elijah, non voglio insistere, perche' comprendo bene la tua frustrazione per l'incapacita' umana di comunicare efficacemente. ;)
Solo un appunto conclusivo. Sono dispostissimo ad accettare che lo stile di Boer sia giudicato inappropriato e da respingere, ma, anche in questo caso, la strategia da preferire non puo' essere quella di una censura preventiva. Sara' l'accademia stessa a mostrare se Boer tocca un tasto condiviso anche da altri o no. Se continua cosi' nessuno andra' a sentire i suoi papers e nessuno vorra' pubblicare i suoi libri. D'altra parte, non mi sembra che sia un personaggio dalla popolarita' enorme e non mi sembra che sia supportato da un'istituzione potente. Trovo che sia il caso di lasciar fare alle normali procedure accademiche senza passare subito alla censura. Ciao

Giovanni Bazzana ha detto...

Caro Ymmanuel,
grazie per i tuoi interventi. Come detto nel mio commento precedente, puo' anche essere che Boer sia alla frutta: il tempo ce lo dira'.
Vorrei sottolineare una cosa che credevo di aver messo al centro del post, ma che evidentemente, come dice Elijah, non e' passata. Al di la' dell'opportunita' o meno di usare certe espressioni in certi contesti, si e' cercato di censurare Boer perche' e' legittimo parlare di organi sessuali femminili, mentre la stessa regola non vale per quelli maschili?
Non ho una risposta, ma l'esempio della "ginecologia" (che non c'entra nulla con Boer e con la volgarita') mi sembra chiarire che questo problema in effetti esiste. D'altra parte sono convinto che la questione della volgarita' non sia un semplice fatto di buon costume, ma qualcosa che e' profondamente legato alle strutture ideologiche e socio-politiche di una societa'.
Ciao

Anonimo ha detto...

Caro Giovanni,

grazie a te per i tuoi posts! In realtà non ho ripreso quanto stava al centro del tuo post perché sono d'accordo. Nonostante tutto e viceversa, almeno in Europa, spesso proprio a causa del femminismo istituzionale, la posizione dei due sessi è lontana dall'essere paritaria, anche e soprattutto in casi come questi. Le ragioni sono infinite, ma anche estremamente ovvie.

Quanto alla volgarità, mi sembra che l'espressione "strutture ideologiche o socio-politiche di una società" sia l'equivalente contemporaneo di quello che la modernità (dal XVII secolo in poi) chiamava costume.

Grazie ancora,
Ymmanuel

Anonimo ha detto...

A Giovanni Bazzana: per curiosità, quali sono gli studiosi dei primi secoli cristiani che tu definiresti minimalisti? Se mi indichi dei nomi precisi allora comprendo meglio se parli di un metodo che anch'io condivido, solo che lo chiamo in modo differente da come lo chiami tu (e dunque forse tu non usi il significato di "massimalismo" e "minimalismo" come li ho definiti nei post precedenti).

Ciao.
Michele

Giovanni Bazzana ha detto...

Caro Michele,
quando dicevo che mi sento piu' vicino ai "minimalisti", intendevo dire che, per quanto mi riguarda, si puo' parlare di "storia" (nel senso strettamente fattuale in cui viene usualmente intesa questa disciplina) solo quando esistono due o piu' fonti indipendenti che ci informano su di uno stesso evento. Questo proprio perche', come dici tu, tutte le fonti sono caratterizzate da un bagaglio di interessi retorici ed ideologici che ci rendono impossibile prenderle come relazioni oggettive dei fatti che narrano. Solo se e' possibile un confronto si puo' valutare quale e' il bagaglio e cercare di cominciare a separare cio' che e' tendenzioso da cio' che non lo e'.
Nel caso specifico della storia cristiana antica, purtroppo, esistono molti casi nei quali abbiamo a disposizione solo una fonte o piu' fonti, ma tutte dipendenti da una sola: in tali casi, direi che non si puo' azzardare nessuna conclusione storica.
Il caso emblematico e' ovviamente quello del Gesu' storico: per la maggior parte degli episodi relativi alla vita di questo personaggio abbiamo solo le testimonianze dei Vangeli e quindi non dico che si debbano ritenere questi episodi necessariamente falsi, ma solo che non possono essere oggetto di indagine storica. In questo senso, se vuoi che ti faccia dei nomi, direi che mi sento vicino a quelli che intendono il Gesu' storico come un "mito" (ma, attenzione, non ai cosiddetti "mythicists"!): Burton Mack, Ron Cameron, William Arnal.
Ciao