venerdì 12 novembre 2010

"Metafore" fra scienza e religione


Mercoledi' ho ascoltato una interessante lezione di Ahmed Ragab sui rapporti fra scienza e religione studiati utilizzando il concetto di "metafora", come costrutto socio-culturale. Ragab e' egiziano, ha studiato medicina al Cairo e successivamente storia della scienza e storia dell'Islam alla Ecole Pratique di Parigi.
L'obiettivo principale della lezione di Ragab era mostrare come scienza e religione, invece di essere due sfere nettamente e asetticamente separate, abbiano un quantita' notevole di sovrapposizioni: molti impulsi sociali, politici e culturali, riassunti da Ragab sotto il nome di "metafore", concorrono alla formazione di concetti scientifici i quali, a loro volta, influenzano significativamente l'elaborazione di nuove metafore.
Il discorso era costellato da esempi assai interessanti: ne riporto uno per cercare di dare un'idea del metodo di Ragab. Il medico siriano Ibn-al Nafis, vissuto nel Trecento, e' assai noto per essere stato il primo a descrivere correttamente la circolazione polmonare umana. Fino ad allora, la medicina era dominata dalla teoria galenica per la quale il sangue sarebbe passato dalla parte destra alla sinistra del cuore attraverso pori invisibili. Nafis era insoddisfatto di questa teoria non tanto perche' i pori erano invisibili (e quindi scientificamente indimostrabili), ma perche' (Nafis era anche notevole teologo) egli riteneva che la parte sinistra del cuore contenesse l'anima o lo spirito vitale dell'essere umano. Per lui, era inaccettabile che l'anima pura venisse a contatto diretto con la impura materialita' del sangue come sostenuto dalla scuola galenica. La soluzione per Nafis e' che il sangue, raccolto nella parte destra del cuore, passa, attraverso le arterie polmonari, agli alveoli polmonari e li', attraverso il contatto con l'aria, viene depurato dalla sua materialita': in seguito, questa nuova sostanza pura entra nelle vene polmonari e fa ritorno al ventricolo sinistro dove contribuira' a formare lo spirito vitale dell'essere umano.
E' interessante notare che per Nafis la teoria medica e quella teologica si mescolano insetricabilmente ed e' difficile, se non impossibile, decidere quale dei due interessi sia stato determinante nel condurlo a formulare una elaborazione che poi sarebbe stata fondamentale per gli ulteriori sviluppi della medicina. Mi pare si tratti di un buon esempio per riflettere sulla complessita' di quello che spesso troppo affrettatamente tendiamo a riassumere e separare usando le due etichette di "scienza" e "religione".

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Un altro caso famoso di momento nella storia in cui molti scienziati autodichiarati affermavano che un loro collega avesse usato artifici non osservabili (un po' come gli angeli che trasportano i pianeti nel medioevo) erano i cartesiani che accusavano a Newton che le sue "forze" erano proprietà occulte, di tipo "animistico" e quindi antiscientifiche, al contrario della scienza cartesiana che basava ogni moto sul solo contatto. Poi si sa però come si è diretta la storia.

Un'altra cosa da smitizzare è la credenza che la scienza sia un libro da cui non si cancellano mai pagine. Ecco qui un esempio di teorie (dal flogisto all'atomo di Thomson e all'etere di Maxwell) un tempo definite scientifiche a tutti gli effetti e oggi scomparse dai libri moderni di scienza:

http://en.wikipedia.org/wiki/Superseded_scientific_theories

Spesso può succedere anche il contrario, come è avvenuto nel secolo scorso riguardo a Wegener e la sua teoria della deriva dei continenti, a lungo ritenuta quasi una pseudo scienza perchè la geologia era ancora molto giovane.


Ovviamente questi discorsi nulla hanno a che fare con gente che oggi cerca ad ogni costo di dimostrare che la terra è piatta o che è nata solo 6000 anni fa e che le specie animali sono rimaste sempre le stesse, semplicemente bisogna ricordare che la scienza non parla nè di certezze assolute nè di incertezze assolute e arbitrarie ma solo di incertezze relative, cioè le più probabili e convincenti fino a nuovi ragionamenti e nuovi esperimenti. Lascio a voi il compito di confrontare come lavorano diversamente teologi e scienziati allo scopo di riflettere su questo famoso rapporto tra religione e scienza.

Ciao.

Anonimo ha detto...

Dimenticavo, sono sempre Michele, e i miei appunti sul commento di sopra si basano su dei corsi universitari di storia della scienza che ho frequentato e sostenuto più volte nei miei studi storici e filosofici e che mi hanno fatto comprendere quanto è importante vedere ogni scienza non solo sotto il piano teoretico ma anche sotto una visione del suo sviluppo storico.

Ciao.
Michele.

Anonimo ha detto...

Questione assai complicata.
La verità è che il problema della demarcazione non è mai stato risolto. Non esistono criteri generali della scientificità. Non esistono criteri generali di demarcazione/distinzione tra scienza e non scienza.
Kuhn ha messo bene in evidenza come i processi di selezione delle teorie scientifiche siano in parte irrazionali. Detto in altro modo: se si studia la storia della scienza, si potrà sempre di nuovo notare come i vari scienziati nel corso della storia abbiano scelto una teoria piuttosto che un'altra in parte in base a criteri irrazionali.
Per non parlare poi del seguente dato di fatto: ogni teoria poggia su principi/paradigmi che lo scienziato è costretto a porre senza dimostrazione.
Razionalità e irrazionalità si mescolano assieme.
Non esiste analisi scientifica come anche storica che non parta da un "punto di vista". Neutralità? Oggettività? E cosa sarebbero? Bel mistero.
Poi è chiaro. Queste constatazioni non devono per forza di cose portarci necessariamente alla posizione ad esempio di Feyerabend, il quale paragonava le teorie scientifiche ai racconti delle fate (anarchismo epistemologico/relativismo cognitivo).
Perché anche se non abbiamo dei critieri generali di demarcazione, non significa che la scientificità in sé non esista. Detto in altro modo, facendo un'analogia: non è che il vero non esista perché non esistono i criteri generali del vero.
Bisogna però diventare consapevoli dei nostri limiti umani. Nel nostro mondo abbiamo più a che fare con teorie più o meno probabili, che con certezze assolute e inconfutabili.

In sostanza: Missà che aveva ragione quel tipo che suddivideva l'umanità in due categorie differenti: quelli che non sanno, e quelli che non sanno che gli altri non sanno. :D

Elijah Six

P.S.:
Vorrei fare presente che è sbagliato credere che la religione sia sempre e comunque dogmatica. Esistono diversi movimenti non-dogmatici. Un bel esempio al riguardo: il protestante ugonotto Pierre Bayle (famoso per il concetto di ateo virtuoso).
Eviterei insomma di porre le cose in questo modo: religione = dogmi vs. scienza = ragione