domenica 12 settembre 2010

Quando le ipotesi storiografiche "funzionano"?


Testo base per il mio corso su Q e' Excavating Q, un volume di una certa dimensione pubblicato circa dieci anni fa da John Kloppenborg, che vi ha raccolto praticamente tutto quanto si puo' dire su questa ipotetica "fonte". Nelle primissime pagine del libro, Kloppenborg si occupa proprio di Q come "ipotesi" (Q e' il nome che viene dato al testo la cui esistenza e' stata ipotizzata per spiegare come mai i Vangeli di Matteo e Luca siano in molti luoghi assai simili, ma senza dipendere da Marco).
Gia' dire che tanto la ricerca storica quanto tutte le altre scienze si fondano in larga misura su ipotesi dovrebbe bastare (ad esempio, il testo critico del Nuovo Testamento che quasi tutti utilizziamo e' un'ipotesi, ma stranamente nessuno si scandalizza cosi' tanto come quando si parla di Q), ma qui vorrei soffermarmi su di un'altra osservazione di Kloppenborg. Lo studioso canadese paragona Q con la teoria elettromagnetica della luce per sostenere che la validita' di una ipotesi scientifica non si misura sulla sua "verita'" (in effetti, da questo punto di vista, si puo' forse dire che teoria ondulatoria della luce e' piu' o meno vera di una corpuscolare?), ma sulla sua "efficacia". La teoria classica della luce, continua Kloppenborg, si mostra utile perche' molti dati osservabili sono congruenti con l'ipotesi e perche' essa permette la costruzione di strumenti ottici che funzionano.
La congruenza dei dati osservabili e' una questione interessante, che lascio per un'altra volta, visto che meriterebbe un lungo discorso a parte: tuttavia, si puo' dire che ipotesi storiografiche (come Q) abbiano qualche funzione? Tornando all'esempio del testo critico del Nuovo Testamento, non c'e' dubbio che il fatto di aver stabilito un testo che viene dichiarato "originale" serve alle varie chiese cristiane per dimostrare di essere unite almeno sui contenuti dei loro scritti sacri e serve anche per avere una "patente" scientifica nell'asserire che le loro tradizioni non sono tutte contraffazioni del quarto secolo. Ma che funzione ha Q? Mi pare certo che per alcuni (penso a Helmut Koester e James Robinson, tanto per fare due nomi) Q e' servita a ritrovare un Gesu' "alternativo" rispetto a quello che si trova nei Sinottici e che e' diventato il modello delle chiese istituzionali: per altre possibilita', mi riservo di continuare l'esplorazione nel resto del corso.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Interessante argomento. Sono uno studente di storia antica e mi incuriosirebbe sapere quali letture compiere riguardo alla storia dello sviluppo del canone del Nuovo Testamento, dato che se si guarda qui http://it.wikipedia.org/wiki/Canone_della_Bibbia#Nuovo_Testamento_2 almeno in ambito cattolico fino al concilio di Trento si sono avuti elenchi diversi dei testi da considerare canonici.

Mi piacerebbe inoltre conoscere qualche studio sulla tradizione della pseudoepigrafia e sulla diversa concezione di "autore" in quell'epoca che dava come risultato il poter scrivere lettere dicendo di essere Paolo anche vari anni dopo la morte di quest'ultimo. Anche questo aspetto fa molto pensare riguardo a come veniva sentita in modo diverso l' autorità che poteva possedere un testo a quell'epoca.

A presto,
Michele

Tanzen ha detto...

Io credo che Q abbia, e debba avere, solo una funzione "complementare": trattasi di una ipotesi di ricostruzione delle origini dei testi. Nulla di più.
Là dove si comincia ad immaginare cosa d'altro, rispetto ai loghia evangelici, potesse esservi contenuto credo si abbandoni la storia per entrare nella fiction.

Giovanni Bazzana ha detto...

Caro Michele,
grazie: in effetti gli argomenti che sollevi sono molto dibattuti e ricchi.
Per la questione del canone, se non hai mai fatto letture introduttive (come mi pare di capire) e se leggi l'inglese, io di solito consiglio o il manuale di Metzger ("The Canon of the New Testament", che mi sembra sia tradotto anche in italiano) o quello piu' recente di Lee McDonald ("The Canon Debate").
Per quanto riguarda la pseudepigrafia, ti consiglierei di incominciare con una buona introduzione al NT (io di solito uso quella di Bart Ehrman, che anche dei buoni riferimenti bibliografici): in genere tutti ne parlano proprio quando si deve affrontare la questione spinosa di Paolo e delle lettere che sono state a lui attribuite.
Ciao

Giovanni Bazzana ha detto...

Caro Tanzen,
mi sembri un po' troppo minimalista: secondo me, non c'e' nessuna teoria o ipotesi storiografica (anche quando si limita alla "sola" ricostruzione dei testi) che non comporti (in modo magari anche non detto) il fatto d'immaginare qualcosa d'altro.
Ciao