sabato 13 marzo 2010

L'anti-giudaismo di Giovanni

Ho gia' accennato in precedenza ai problemi che crea agli interpreti l'atteggiamento ostile del Vangelo di Giovanni nei confronti degli Ebrei: un elemento assai rilevante nei paesi anglofoni e' quello connesso alla traduzione del termine greco Ioudaioi, che Giovanni usa ripetutamente per indicare gli oppositori di Gesu' per i quali non sono lesinati epiteti anche assai duri (ad esempio, "figli del diavolo" in 8:44). Nelle traduzioni inglesi il greco e' reso con Jews, lo stesso termine che viene utilizzato oggi per gli appartenenti al popolo di Israele: cosi', ogni volta che si leggono passi come Giovanni 8, si ha l'impressione di stare parlando degli Ebrei del nostro tempo (in italiano la situazione e' leggermente diversa perche' la CEI, ad esempio, traduce con Giudei, un termine che oggi non viene piu' usato per riferirsi agli Ebrei, ma che mantiene un significato sottilmente ingiurioso nei confronti del Popolo di Israele).
Diverse soluzioni sono state proposte dagli esegeti: qualcuno ritiene che Ioudaioi si riferisca solo alle autorita' di Gerusalemme e quindi vorrebbe che in ogni caso si traducesse con "le autorita' che governavano allora a Gerusalemme". Per farla piu' semplice, altri propongono di tradurre sempre con Judeans, che avrebbe il pregio di evitare ogni sovrapposizione con gli Ebrei contemporanei. Un mio collega che e' gesuita mi ha detto che nella parrocchia in cui lui celebra la Messa, dopo un lungo percorso, si e' arrivati alla decisione di "lasciar cadere" fuori dal ciclo liturgico quelle letture che sembravano piu' aspre nei confronti degli Ebrei.
Tuttavia, in una delle mie ultime lezioni, molti degli studenti (che sono per lo piu' ragazzi che studiano per prepararsi a diventare ministri ordinati e che quindi sentono molto il problema) hanno giudicato piuttosto vile questa "tattica dello struzzo". Anche a me sembra che, se si vuole fare uno studio serio, non si possa nascondere la questione, ma la si debba affrontare con la massima onesta'.
La cosa e' pero' davvero complicata: uno studente faceva infatti notare che l'aspetto piu' problematico dell'intero Vangelo e' proprio l'atteggiamento di Gesu'. In effetti, il protagonista non appare meno violento e provocatore dei suoi oppositori ebrei (si pensi solo alla seconda parte del capitolo 8 in cui si legge un attacco spianato contro i Giudei che avevano come unica colpa quella di avergli creduto - v. 31!). Come si puo' utilizzare, dal punto di vista pastorale e spirituale, un modello di questo tipo?

15 commenti:

lycopodium ha detto...

La cosa peggiore sarebbe comunque quella di misurare la personalità di Gesù col metro del nostro nevroticissimo politicamente corretto.

Giovanni Bazzana ha detto...

Caro/a Lycopodium,
Se nevrosi c'e', penso che il trauma alla base sia stato l'assassinio di sei milioni di esseri umani (solo per citare l'ultimo caso in ordine di tempo).
Detto questo, penso che una seria terapia sia il minimo da richiedere.
Grazie del commento.

lycopodium ha detto...

Oh mamma mia! Che ha a che vedere ciò che ho scritto con l'inenarrabile scia di crimini che l'umanità ha perpetrato contro se stessa?

Anonimo ha detto...

A proposito di nevrosi... :D Che Gesù (il Gesù giovanneo) sapesse già a quei tempi che un certo ebreo (ateo) di nome Freud avrebbe considerato le religioni come semplice frutto di una nevrosi ossessiva dell'uomo? O che un'altro ebreo (ateo) di nome Marx avrebbe dato spunto alla Russia comunista nella quale veniva negata persino l'esistenza di Gesù (sulla scia di Bruno Bauer) e che essere cristiani era proibito? Le idee dei due ebrei Freud e Marx sono state dei duri colpi per il Cristianesimo (e le religioni in generale). Si può negare questo? O si può negare il fatto che il XX sec. è stato il secolo nel quale i cristiani sono stati maggiormente perseguitati nel corso della storia (si pensi alla Russia e alla Cina comuniste, il cui pensiero comunista risale proprio ad un ebreo, Marx)?
Figli del diavolo... Beh, a pensarci bene, banale e rozzo antisemitismo generale a parte (che non si può condividere), osservando il corso della storia, un qualcosina di vero lo si può lo stesso trovare.
Riassumendo: Che Gesù ci abbia dato esempio di come ci si debba comportare con personaggi come Freud e Marx?

Giovanni Bazzana ha detto...

Caro/a Lycopodium,
se vuoi una risposta alla tua domanda, ti basta leggere il commento 4.
Se oggi c'e' qualcuno che puo' pensare di collegare le parole di Gesu' in Giovanni 8 alla sequenza di castronerie storiche che sono esposte li', non ti puoi meravigliare che un testo violento come quello di Giovanni sia quantomeno da trattare con le molle.
E' bene ricordare che la Germania degli anni '30 era piena di teologi che fanno scuola ancora adesso, ma pochi hanno avuto problemi a bersi le idee folli di Hitler (alcune delle quali, guarda caso, ritrovi pari pari nel commento precedente).

lycopodium ha detto...

Mi sa tanto che il n. 4 è un apocrifo ... E comunque trovo scorretto introdurre elementi estranei alla discussione al solo fine di tacitare l'interlocutore (sottolineo: interlocutore, non interlocutrice). In effetti, mi limitavo a segnalare negativamente l'intervento di quello studente, troppo calato nel politicamente corretto odierno da non accorgersi che la sua criteriologia porterebbe a concellare il 95% delle Sacre Scritture.

Anonimo ha detto...

Devo sempre sorridere quando noto i tentativi della teologia liberale di rendere il Cristianesimo il più digeribile possibile per la società moderna (anche a costo di perdere l'ortodossia). Possibile che non si possa accettare la durezza del credo cristiano? Possibile che si debba/voglia ad ogni costo stare al passo coi tempi? La realtà mi pare essere che siamo arrivati al punto di vedere cristiani che rinunciano a quelli che ad esempio Benjamin Warfield chiamava i fondamantali del credo cristiano. Cristiani che rinunciano a tutto del loro credo "originale" pur di essere all'avanguardia. Ma l'essere cristiani ha mai significato questo? Ha mai significato conformarsi alla società?
P.S.:
Mi sembra comunque scontato dire che da un punto di vista storico l'anti-giudaismo di Giovanni non è che un riflesso della situazione tesa che c'era alla fine del I. sec./inizio II. d.C. tra ebrei e cristiani. Una delle interpretazioni che circolava tra i primi cristiani dopo la distruzione del tempio a Gerusalemme nel 70 d.C. era quella di vedere in tale evento una punizione divina contro i giudei per aver rifiutato la buona novella di Gesù. Basta leggersi Matteo in tal senso, il quale parla di tutto il popolo (di Israele) che ha voluto Gesù alla croce. Fatto molto probabilmente non storico, ma che rispecchia proprio questa veduta (distruzione del tempio che ha coinvolto e scoinvolto tutti i giudei interpretata alla luce della morte di Gesù + dato di fatto che la maggior parte dei giudei non aveva aderito nei decenni successivi alla morte di Gesù al nuovo movimento emergente).

Giovanni Bazzana ha detto...

Caro Lycopodium,
scusa, ma il #4 cadeva proprio a fagiolo (poi ti assicuro che non l'ho scritto io, ne' ho chiesto ad un amico di scriverlo ;)): in effetti, quando l'ho letto in moderazione sono stato perfino tentato di censurarlo (sarebbe stato il primo nella storia del blog), tanto mi ha fatto irritare (ma forse hai ragione tu: si tratta di uno scherzo - pensarla cosi' e' davvero piu' rassicurante).
Solo due piccole osservazioni relative a quanto dici.
1. Marginalizzare la maggior parte del NT per dare risalto solo ad una parte ritenuta piu' importante e' quello che hanno fatto tutti i commentatori e teologi da quando esiste il cristianesimo. Non ci vedo nulla di male, perche' anzi si tratta di una necessita' umana: se il testo e' davvero parola di Dio e' naturale che nessun singolo ne possa afferrare il nocciolo, ma che ci voglia uno sforzo plurale per arrivare a vederne l'estrema profondita'.
2. Sul "politicamente corretto", vedo che spesso l'espressione viene usata come se si trattasse di cosa negativa in se'. In realta', a mio parere, il politicamente corretto ha sovente una funzione assai positiva: attraverso di esso, l'opinione pubblica esercita una forma di controllo non autoritario che limita alcuni eccessi e protegge alcuni soggetti piu' deboli. Ad esempio, se ci si vergogna a dire che un gruppo di persone e' composto da figli del demonio e mentitori per natura o se ci si vergogna a dire che le donne devono starsene a casa a fare la calzetta, dato anche il carattere performativo del linguaggio, mi sembra che alla fine i risultati della "correttezza" politica non possano essere altro che buoni.
Saluti.

Giovanni Bazzana ha detto...

Caro anonimo #7,
sono stato tentato di risponderti in un modo piu' aspro, ma, prima di giungere a conclusioni affrettate, lascia che ti faccia io una domanda: in linea teorica sarei anche disposto a sottoscrivere la ricostruzione storica che prsenti nel P.S. (se credessi che il Vangelo di Giovanni e' stato scritto alla fine del I secolo), ma, alla luce proprio del P.S., ritieni che l'anti-giudaismo di Giovanni faccia parte dei "fondamentali del credo" ortodosso o pensi che sia un frutto transitorio di una certa congiuntura storica?
Grazie del tuo commento.

P.S. Comunque, come scrivevo sopra, mettersi al passo coi tempi e scendere a patti con le convenzioni sociali e' quello che hanno fatto tutti i teologi ed esegeti da Paolo in poi e quindi non mi sembra ci sia proprio niente di cui scandalizzarsi.

Anonimo ha detto...

"Ritieni che l'anti-giudaismo di Giovanni faccia parte dei 'fondamentali del credo' ortodosso o pensi che sia un frutto transitorio di una certa congiuntura storica?"
Da che prospettiva vuoi che ti risponda?
Dipende sempre tutto dalla propria prospettiva. Pure le ricostruzioni storiche variano a differenza della prospettiva che si decide di prendere (ritengo impossibile fare storia senza una propria prospettiva - cattolica, protestante, atea, ecc.).
"Mettersi al passo coi tempi [è normale]"
Non se questo ti porta a negare lo scandalo diffamatorio della croce (Basilide negava l'assai scomodo fatto che Gesù fosse morto alla croce, sostenendo che Simone di Cirene era morto al posto suo [sic!]), o se questo ti porta a negare qualsiasi evento soprannaturale (Bultmann col suo programma di demitizzazione voleva rendere il messaggio del NT accessibile e digeribile per le persone moderne, arrivando a sostenere che Gesù è risorto esclusivamente nel kerygma - nell'annuncio della comunità cristiana -, cioè solo in senso letterale [sic!]). Ti rendi conto di dove si è arrivati solo per restare al passo coi tempi, per accontentare i capricci della gente moderna, la loro visione del mondo?
Cercando di tornare in tema: al giorno d'oggi se uno storico cerca di argomentare in modo serio e giudizioso il coinvolgimento di determinati giudei (aristocrazia) durante il processo e la morte di Gesù, viene bollato e considerato come un antisemita (questo è il rischio). Siamo arrivati al punto di non potere più fare storia in modo serio, e questo è un problema.

Giovanni Bazzana ha detto...

Caro/a anonimo/a #10,
sono contento di non essermi fatto trascinare dall'istinto e ti ringrazio molto per la tua risposta.
Ritengo che tu abbia ragione quando dici che non si puo' evitare di osservare i fenomeni da una certa prospettiva, ma non capisco ancora bene come concili questa osservazione con il tuo rammarico conclusivo sul fatto che si e' arrivati "al punto di non potere piu' fare storia in modo serio".
In base a quale principio si giudica se una certa storia segue una metodologia piu' o meno "seria" di un'altra?
Per quanto mi riguarda, penso di lavorare in modo "serio" quando mi preoccupo e mi assumo la responsabilita' dell'incidenza che le mie interpretazioni possono avere nella vita delle persone. Nel caso particolare, credo che sia molto difficile ricavare anti-semitismo dal fatto di riconoscere che le autorita' di Gerusalemme hanno avuto parte nella condanna di Gesu'. Tuttavia, se uno studioso mi prende tutto il Vangelo di Giovanni e in ogni passo in cui trova la parola greca Ioudaioi mi traduce con "le autorita' di Gerusalemme", mi viene il pensiero che il tizio in questione stia nascondendo qualcosa. E (credo che anche tu converrai su questo) mi pare che la funzione della ricerca storica sia quella di scoprire le cose e non di spostare sotto il tappeto quelle che danno un po' fastidio.
In questa prospettiva penso che si debba guardare anche al contributo di Bultmann: tutto il suo lavoro e' stato guidato dallo sforzo, molto pastorale (d'altra parte era un uomo di chiesa), di rendere accessibili i concetti della rivelazione cristiana che chiaramente sono troppo distanti dalla cultura contemporanea. Oggi giudichiamo il suo tentativo negativamente (in particolare, come dici tu, perche' aveva un'idea dell'essere umano troppo scientista e positivista), ma rimane vero il fatto che ha messo il dito nella piaga.
Lo ribadisco: le categorie devono essere rinnovate, altrimenti rimangono per forza incomprensibili. Ti faccio un contro-esempio che viene da un ambito del tutto opposto a quello di Bultmann e che si lega a una lettura che sto facendo in questi giorni. C.S. Lewis mi pare abbia scritto un libro (Le cronache di Narnia) tutto basato sul concetto del sacrificio espiatorio di Cristo, ma si rendeva ben conto anche lui che un'idea del genere e' del tutto incomprensibile, se non perfino ripugnante, per l'essere umano moderno. E infatti anche C.S. Lewis per raccontare questa cosa l'ha trasformata in un mito, ci ha messo animali che agiscono come uomini, l'ha dovuta allontanare dall'esperienza della vita quotidiana, altrimenti nessuno l'avrebbe letta o apprezzata.
Saluti.

GRECO ha detto...

Vorrei fare solo un appunto sulla sopraccitata situazione storica a cavallo tra la fine del 1 secolo e l'inizio del 2 e sul rapporto conflittuale tra cristiani ed ebrei.Gesu' pensava che il regno di Dio si sarebbe manifestato in tempi brevi;lo stesso San Paolo affermava che era piu vicino il tempo dell'avvento del regno del tempo della dipartita terrena del Cristo.Purtroppo pero' il tempo passava e il regno non arrivava;occorreva trasformare una corrente religiosa nascente di carattere escatologico in una religione ben definita e con una sua identita ben precisa.Il fatto che il suo Dio-uomo era stato messo in croce dai romani non avrebbe certo aiutato la sopravvivenza del cristianesimo in un impero che aveva si un forte carattere sincretista ma che,come dimostrera'la successiva distruzione del tempio ebraico,non accettava ribellioni o disobbedienze civili.Questa esigenza di dimostrare la non pericolosita' della nuova religione,secondo il mio punto di vista,ha reso necessario addossare le colpe del deicidio alle autorita' ebraiche.Quali poi siano state le conseguenze di questo gesto sono poi sotto gli occhi di tutti purtroppo......

Giovanni Bazzana ha detto...

Caro Greco,
grazie dell'osservazione che riassume in modo molto preciso ed efficace quello che in sostanza pensa la maggioranza degli studiosi.
Se posso aggiungere una postilla personale, direi che la cosa mi sembrerebbe ancor piu' convincente se si spostasse la ricostruzione storica e con essa anche la datazione del Vangelo di Giovanni alla meta' del II secolo. In fondo, questa preoccupazione di non inquietare i Romani si capirebbe ancora meglio dopo la rivolta di Bar Kokhba e soprattutto quando il cristianesimo comincia davvero ad attirare l'attenzione delle autorita' (cosa che mi pare non accada nel I secolo).

Greco ha detto...

Quindi lei professore ritiene che non la prima ma la terza guerra giudaica rappresenti il momento del definitivo distacco della nascente religione cristiana dal tronco originario dell'ebraismo;ossia il momento dopo il quale la corrente che prendera il sopravvento sara' quella greco-cristiana a scapito di quella giudeo-cristiana?

Giovanni Bazzana ha detto...

Caro Greco,
direi di si': ormai mi pare che il consenso della maggioranza degli studiosi si sia decisamente spostato dal 70 al 132-136 per dare una datazione al fenomeno a cui lei fa riferimento.
In effetti, pero', e' bene ricordare che, come dice lei, si tratta di un prendere il sopravvento e una cosa del genere si deve essere verificata solo in un arco di tempo molto lungo e con differenze anche notevoli da un ambito geografico all'altro. Di un "definitivo distacco" si puo' parlare, secondo me, solo dopo Costantino.
Grazie della bella domanda.