giovedì 4 marzo 2010

Il donatismo secondo Maureen Tilley

Devo scusarmi per non aver scritto niente per alcuni giorni, ma la settimana scorsa e' stata piu' impegnativa di quanto mi sarei aspettato: quest'anno, come ultimo arrivato nella mia scuola, mi e' toccato di far parte della commissione che si occupa dell'ammissione dei nuovi studenti e quindi ho dovuto sorbirmi quasi dieci ore di riunioni in tre giorni.
Adesso che ho finalmente tempo di riprendere a scrivere devo sdebitarmi di una promessa fatta ad un amico italiano. Giovedi' scorso, ad un gruppo di lavoro che si riunisce circa una volta al mese e che si chiama abbastanza pomposamente Patristica Bostoniensia e' intervenuta Maureen Tilley, che insegna alla prestigiosa Fordham University ed e' la massima esperta nordamericana di "donatismo". Quest'ultima e' un'eresia nata nell'Africa romana alla fine della persecuzione di Diocleziano, nei primi anni del quarto secolo: l'iniziatore sarebbe stato un certo Donato, un vescovo che si sarebbe rifiutato di riconoscere l'autorita' di altri vescovi che durante la persecuzione erano venuti a patti con i persecutori, in particolare consegnando (traditores) loro i libri sacri. I donatisti formarono una chiesa parallela che rifiutava perfino il nome di "cristiani" a coloro che non avevano uno standard morale adeguato. I donatisti rimasero per quasi un secolo la maggioranza del cristianesimo africano, finche' Agostino, compiendo una delle azioni piu' scellerate e nefaste della storia, non chiese l'aiuto dell'autorita' imperiale teorizzando che Dio avrebbe consentito anche l'uso della forza quando si trattava di "convertire" gli eretici all'ortodossia.
Tilley non ha detto niente di particolarmente nuovo sull'argomento, ma gran parte della sua lezione e' stata dedicata a dimostrare che la storia della ricerca ha sempre "essenzializzato" il donatismo, di solito rappresentandolo come un movimento monolitico e conservatore, incapace di aggiornarsi alla novita' del cristianesimo imperiale del dopo Costantino. In realta', come ogni altro gruppo religioso la cui storia e' durata per piu' secoli anche il donatismo ha vissuto evoluzioni e mutamenti dottrinali di cui e' rimasta traccia nelle fonti.
Abbastanza interessante e' stato apprendere cosa ha spinto Tilley a studiare il donatismo, un oggetto di ricerca molto insolito qui in Nord America: Tilley, che e' cattolica, ha detto che, all'indomani delle riforme del Vaticano II, le pareva utile vedere cosa la chiesa cattolica aveva perso condannando il donatismo. Agostino e gli altri anti-donatisti, per combattare il rigorismo dei loro avversari, dovettero infatti gettare le basi della dottrina per cui la validita' dei sacramenti non dipende dalla moralita' di chi li celebra, ma dall'esattezza con cui viene compiuto il rito. Una soluzione del genere ha provocato, anche in tempi molto recenti, non poche storture: per esempio, in molti dei casi di pedofilia del clero americano, i responsabili di questi delitti gravissimi sono stati giustificati e difesi perfino dai parrocchiani con la motivazioni che le loro liturgie erano grandi "fonti di ispirazione" per la precisione con cui venivano celebrate.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

oh, finalmente ti risento... e proprio sulla Tilley, mi fa piacere.
Dunque dunque... Beh, in primis: "eresia", a parte le precauzioni che l'uso del termine deve sempre comportare, viene applicato al donatismo proprio da Agostino: è l'escamotage attraverso il quale sollecitare al bigotto e stupido Onorio, erede in occidente del trono che fu del padre Teodosio, l'impiego della legislazione antiereticale anche contro i donatisti, fino ad allora confinati nell'equivoco e mutevole stato di "scismatici". Differenza non da poco: anche i polemisti cattolici riconoscevano una sostanziale convergenza sul piano teologico, e una frattura profonda solo su quello "disciplinare". Poi Agostino, con uno dei trucchi avvocateschi di cui era maestro, si appellò all'equivalenza di uno "scisma inveterato" all'eresia, l'imperatore accolse il sofisma e il cerchio si chiuse.
Diversa invece la questione dell'evoluzione del pensiero donatista: Tilley ha ragione nel lamentare l'"essenzializzazione" del donatismo anche nella ricerca moderna, e torto nel pensare che questa "essenzializzazione" abbia fissato il donatismo in una specie di polaroid del big bang iniziale. L'istantanea che tocca rimuovere non è datata al 311 (o 305, come vorrebbero alcuni)dell'era volgare, ma tra il 395 e il 411. In altri termini, la fissazione avviene attorno all'immagine che Agostino offre del donatismo... ma di questo, ovviamente, non si può discettare nella concisione caratteristica di un post.
Infine, una considerazione "inattuale": con tutta la scarsa simpatia che provo per Agostino, sono convinto che la sua elaborazione sulla validità dei sacramenti fosse la giusta soluzione al problema. è una considerazione di derivazione giuridica, come del resto buona parte delle soluzioni ecclesiologiche: la decadenza di un giudice o di un imperatore non può comportare l'automatica rimessa in discussione di tutti i suoi atti istituzionali, pena il collasso di tutto il sistema. Allo stesso modo, quale potrebbe essere la posizione di quei fedeli che, passati attraverso la mediazione istituzionale di un sacerdote, vedessero rimessa in discussione l'efficacia dei sacramenti ricevuti a causa della successiva scoperta dell'indegnità del ministro? e cosa accadrebbe di tutti coloro che, non informati della decadenza del ministro in questione, non potessero accedere al rinnovamento dei sacramenti? quanto ai moderni parrocchiani e alla loro aberrante difesa di ministri pedofili: beh, per chi scrive dall'Italia, non è difficile comprendere quali meccanismi scattino in questi casi...
Alla prossima, mio caro Giovanni
Alessandro

Giovanni Bazzana ha detto...

Caro Alessandro,
benvenuto al commento e grazie per la accurata risposta: non avevo dubbi sul fatto che un post sul donatismo avrebbe toccato le tue corde piu' nascoste.
Solo una piccola precisazione sul discorso della Tilley, che credo di non aver esposto in maniera del tutto accurata: in effetti, anche lei ritiene sbagliato fissare il donatismo nei suoi due periodi all'inizio del IV e all'inizio del V (anche se questi sono i due momenti per cui abbiamo piu' documentazione). Ha esplicitamente detto che le interessa studiare proprio la "zona grigia" che abbraccia i decenni di intervallo.
Una sola parola sulle considerazioni finali che toccano l'attualita': potrei anche accettare, in linea di principio, una definizione meramente burocratica del ministero ecclesiastico, ma devi ammettere che non c'e' solo questo. Ci sono anche quelli come Ratzinger (appena pochi giorni fa) che dicono che chi riceve il sacramento dell'ordine diventa "ontologicamente" diverso e a quel punto una visione solamente giuridica diventa del tutto impraticabile, con le conseguenze che abbiamo sotto gli occhi.
Grazie e un abbraccio.