giovedì 18 febbraio 2010

Il "mistero" della Samaritana

Rileggendo un paio di cose sul famoso capitolo 4 di Giovanni, in cui Gesu' ha un lungo colloquio con una anonima donna di Samaria, sono stato colpito dalla violenza misogina che si puo' trovare in quasi tutte le esegesi, non solo antiche. Il passo piu' delicato si trova ai versetti 16-18, in cui Gesu' domanda alla donna di andare a chiamare suo marito e lei replica di non avere marito: Gesu', profeticamente, le rivela che lei non ha marito perche' ne ha avuto cinque diversi in precedenza e ora vive con un uomo con cui non e' regolarmente sposata.
La situazione personale della Samaritana e' quanto meno misteriosa e naturalmente ha invitato gli interpreti a fare speculazioni su quello che ci starebbe dietro. E' strabiliante notare che quasi tutti, dimostrando una buona dose di ostilita' nei confronti delle donne e anche una certa morbosa attrazione verso l'illecito, hanno inserito particolari negativi spesso accennando all'estremo appetito sessuale di questa signora: qualcuno dice persino che la donna se ne andrebbe al pozzo a mezzogiorno (v. 6) e non nelle ore piu' fresche della sera o della mattina per evitare di incontrare altre persone che l'avrebbero disprezzata a causa della sua condotta di vita immorale! Le ragioni di queste reazioni sono note a tutti: gli interpreti sono sempre stati quasi tutti uomini e provenienti da societa' del tutto patriarcali.
Negli anni '90 esegete femministe (ad esempio, L. Schotroff) hanno cominciato a proporre un ribaltamento dell'approccio tradizionale: perche' non mettersi una volta tanto dalla parte della donna e immaginare una soluzione positiva? In effetti, si potrebbero trovare molte ragioni per questa successione di cinque matrimoni senza implicare una colpa della Samaritana (abbandoni da parte dei mariti, vedovanze, eccetera). Ancor piu' importante e' ricordare che in una societa' come quella del tempo di Gesu' una donna, anche se lo avesse voluto, non avrebbe mai potuto vivere da sola. Chi ci dice che la Samaritana (come molte altre prima e dopo di lei) non si imprigionata, magari per proteggere dei figli, in una relazione con un uomo che non la vuole sposare, ma da cui non puo' comunque allontanarsi se vuole mantenere una sicurezza sociale ed economica?
Non pretendo di affermare che questa seconda ipotesi sia piu' plausibile o piu' "scientifica" dell'altra, ma mette bene in evidenza il problema ermeneutico che ci si trova davanti quando si legge un testo e si e' per forza obbligati a integrare le informazioni che esso ci da'. Su quale base si affettua la scelta: in fondo solo su basi morali, preferendo l'interpretazione che tutela di piu' la dignita' degli esseri umani.

4 commenti:

Ainur ha detto...

Buona sera, io credo che non ci si debba mettere dalla parte di nessuno se non da quella del testo e la signora che vuole mettersi dalla parte delle donne effettua un'operazione ideologica, non scientifica. Io credo che la domanda da porsi sia se all'epoca in cui l'Autore ha scritto questo episodio, una donna che avesse avuto cinque mariti più nu convivente fosse o meno considerata una donna discutibile e, soprattutto, se lui la considerasse tale.
Un saluto

Giovanni Bazzana ha detto...

Caro Giovanni,
grazie dell'osservazione, ma non sono d'accordo sulla possibilita' di avere l'atteggiamento "scientifico" da te richiesto.
Come dice un professore di mia moglie, "non si puo' entrare nella testa delle persone" quando le si incontra adesso, figurarsi quando sono morte e sepolte da quasi duemila anni. Cosa pensava l'Autore del Vangelo? Lui non lo dice direttamente e se guardiamo il contesto troveremo gente che elogia le donne che hanno piu' relazioni (Ovidio, Aristofane?) e altri che le considerano "donnacce" (Catone, Tertulliano). Ancora una volta non ci resta che scegliere per integrare quello che il testo non contiene.
In effetti, "mettersi dalla parte del testo" e' impossibile perche' il "testo" non esiste finche' non ci mettiamo gli occhi addosso con i nostri preguidizi e le nostre preferenze: un po' come quelle particelle che hanno posizione indeterminata, finche' un fisico non le osserva e allora (bam!) sono incasellate.
Un saluto anche a te.

Ainur ha detto...

Ciao omonimo, se quanto scrivi è vero e cioè che è impossibile mettersi dalla parte del testo per cercare di capire cosa realmente intendesse l'autore, la conseguenza inevitabile di questo è che possiamo far dire al testo quello che vogliamo; quando parlo di contesto penso all'ambiente culturale dello scrivente, alla sua epoca. Tu citi quattro autori troppo lontani tra loro per cultura e per distanza cronologica che non possono essere esempi di differenze culturali: tra Aristofane che è del V secolo a.C. a Tertulliano che è della seconda metà del secondo secolo, è ovvio che ci siano delle differenze! Sarebbe da capire se l'Autore del Vangelo sia più vicino al primo o al secondo come cultura. Se poi trovassimo qualche traccia della cultura del luogo e del tempo in cui ha scritto avremo risolto il problema. Saluti!

Giovanni Bazzana ha detto...

Caro omonimo,
i nomi degli autori erano scelti a caso, ma sono certo che se anche restringessimo il campo non potremmo mai raggiungere un accordo: pensa che gli storici si dividono tuttora in modo aspro per stabilire se la Galilea al tempo di Gesu' avesse o no subito influssi greci (e dire che e' una delle regioni piu' studiate al mondo dal punto di vista archeologico e storico)!
La conclusione e' proprio quella che paventi tu: ai testi possiamo fare dire qualunque cosa vogliamo. La storia dell'interpretazione della Bibbia lo dimostra senza ombra di dubbio (anche se questo non vuol dire che tutte le interpretazioni sono uguali).