giovedì 25 febbraio 2010

Cannibalismo e la carne di Cristo

Un altro luogo del Vangelo di Giovanni su cui si e' storicamente molto discusso e' il capitolo 6: nella seconda parte Gesu' si presenta come "pane di vita". Questa autodesignazione e' stata presa dagli esegeti in due modi opposti: per alcuni si tratta di una semplice metafora, che rimanda al significato spirituale per cui si deve essere in comunione di fede con Cristo per ottenere la vita eterna. Per altri, per lo piu' cattolici, si tratta di uno dei molti riferimenti di Giovanni ai sacramenti, soprattutto perche', ai vv. 51-58, il discorso si fa assai concreto con Gesu' che dice molto esplicitamente che chi vuole salvarsi deve mangiare la sua carne e bere il suo sangue. Affermazioni del genere creano ovviamente grande scompiglio fra gli ascoltatori (sono Ebrei e quindi per loro il sangue e' quanto di piu' impuro si possa pensare), ma e' curioso notare che, fra gli esegeti impegnati a discutere sulla presenza o meno dei sacramenti, nessuno mai guarda all'elefante nella stanza: Gesu' incita al cannibalismo!
Si capisce che la cosa crei un certo imbarazzo agli studiosi cristiani, ma per caso ho trovato un articolo di Albert Harrill (apparso nel 2008 sul Journal of Biblical Literature) che mette tutto perfettamente nel suo contesto. Harrill ha osservato che il cannibalismo e' un topos che gli autori antichi usano spesso e volentieri (si pensi a Sallustio quando descrive la congiura di Catilina o Livio per i Baccanali) per attaccare dei nemici dimostrando che non sono nemmeno umani e che si mettono contro la civilta' stessa, dal momento che mangiano i loro fratelli. Non dovrebbe stupire questa osservazione perche' e' evidente la continuita' con cui questo giochetto retorico e' stato usato nella storia (per gli Ebrei da parte dei cattolici e piu' recentemente nella lotta politica contro i comunisti).
E' interessante come il Gesu' di Giovanni ribalta il procedimento: e' lui stesso ad affermare di essere un cannibale e non ci si puo' sorprendere che la reazione, anche di alcuni dei suoi discepoli, sia quella di allontanarsi inorriditi. Il topos e' lo stesso ma usato in modo inverso, per far scappare quelli che non sono veramente fedeli alla setta fino in fondo: anche questo e' coerente con tutto il resto del Vangelo, in cui il gruppo dei fedeli di Cristo e' sempre una fazione perseguitata e allontanata dalla maggioranza che non riesce a capire le parole di Gesu' e a vedere la sua gloria divina. Sono meccanismi che si vedono continuamente all'opera anche nella formazione e nell'evoluzione delle sette religiose nel mondo contemporaneo.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Non credo che il ribaltamento del topos serva solo a far scappare i fedeli poco tali, ma sottolinea anche la rottura totale con la tradizione. Cristo era un vero rivoluzionario! Hasta siempre
Luigi

Giovanni Bazzana ha detto...

Caro Luigi,
grazie del commento: solamente, non sono molto sicuro ci sia qualcosa di storico in questo racconto di Giovanni.
Per quanto riguarda il Gesu' "storico" ultimamente mi sento piu' incline a considerarlo non tanto un rivoluzionario (alla Che credo che tu intenda) quanto un irregolare, un asociale, un "queer", insomma.
Giovanni Bazzana

Anonimo ha detto...

Non capisco come uno che dia da mangiare sé stesso possa essere a sua volta un cannibale.

Yuppi

Giovanni Bazzana ha detto...

Caro/a Yuppi,
grazie dell'osservazione, ma mi sembra che se uno dice ai suoi discepoli di mangiare la sua carne e bere il suo sangue se vogliono avere la vita eterna possa qualificarsi almeno come uno che "incita" al cannibalismo, no?