domenica 20 dicembre 2009

Steve Mason o del metodo storico

Sto leggiucchiando una nuova raccolta di saggi di Steve Mason da poco pubblicata con il titolo "Josephus, Judea, and Christian Origins: Method and Categories - Giuseppe, Giudea e le origini cristiane: metodo e categorie". Mason e' uno dei piu' importanti esperti mondiali sull'opera di Giuseppe Flavio, l'autore ebreo che racconta la storia della Terra d'Israele nel primo secolo nelle sue opere sulla guerra giudaica del 66-70. Devo dire che il libro contiene una serie di saggi di qualita' metodologica elevatissima: molti degli scritti raccolti qui aprono squarci di grande interesse su temi discussi non solo nella ricerca sulla storia giudaica del I secolo, ma anche sul cristianesimo delle origini.
Mi limitero' a dire qualcosa sul primo capitolo, che mi ha dato lo spunto per alcune riflessioni piu' generali sul metodo storico e sull'uso che ne dovremmo fare. Mason discute come l'opera di Giuseppe e' stata utilizzata per ricostruire la storia d'Israele nel primo secolo: siccome quella di Giuseppe e' l'unica testimonianza che possediamo su quel periodo storico e su quel luogo geografico, tutto quello che egli dice e' stato accolto in maniera del tutto acritica e in pratica molti dei lavori, anche scientifici, non sono altro che parafrasi del suo racconto. Ma come facciamo a sapere quando Giuseppe e' affidabile? Affidarsi semplicemente alla sua autorita', perche' siamo convinti che, piu' o meno, non possa inventarsi quello che scrive, non puo' essere un criterio valido: l'unica soluzione e' trovare altre testimonianze che siano indipendenti e che possano confermare o smentire quello che ci dice Giuseppe.
La proposta di Mason e' assai rigorosa e mi sembra possa essere adattata con profitto anche allo studio storico-critico del Nuovo Testamento: uno storico valido dovrebbe sottoporre tutto quello che ci dicono gli autori del NT alla stessa prova, confrontando ogni affermazione con fonti indipendenti. Se queste ultime mancano, allora lo storico dovrebbe saggiamente riconoscere che alcuni eventi raccontati nel NT non possono essere indagati storicamente e quindi non sono eventi storici (almeno finche' non si scopriranno nuove testimonianze). Assolutamente importante e' riconoscere anche che la ricerca storica degna di questo nome procede con un metodo fondato su un approccio scettico che e' esattamente l'opposto di quello "teologico": quest'ultimo parte dal presupposto che gli autori del NT possiedano una "autorita'" che non permette di dubitare di quello che ci hanno raccontato, perche' essi, divinamente ispirati, non potevano mentire.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Paragonare Giuseppe Flavio al Nuovo Testamento è un po' azzardato, visto che nel NT troviamo fonti indipendenti tra di loro (Paolo, Marco, Q, Giovanni - concedimelo -, ecc.). Il tuo discorso può essere condivisibile quando abbiamo a che fare con del materiale peculiare (Sondergut), anche se io personalmente non condivido troppo il minimal approach. Non dico che si debba essere per un maximal approach, ma forse una via di mezzo non sarebbe male.
Condivido comunque il fatto che bisogna essere critici di fronte a Giuseppe Flavio e non prendere tutto per oro colato.
Elijah Six

Giovanni Bazzana ha detto...

Caro Elijah,
sono d'accordo quando dici che il NT, qualche volta, contiene al suo interno fonti indipendenti tra di loro (il che da solo ovviamente non garantisce che si tratti di tradizioni storicamente affidabili): quando scrivevo stavo pensando soprattutto alla storia delle primissime comunita' cristiane, che ci viene raccontata solo dagli Atti degli apostoli.
Non sono d'accordo quando cerchi una terza via tra minimo e massimo: penso che muoversi in quella direzione diventi metodologicamente un'operazione molto rischiosa.