sabato 26 dicembre 2009

Natale tra storia e teologia

Negli ultimi giorni ho ripensato un po' al rapporto, sempre un po' problematico, fra storia e teologia e mi e' sembrato che la lettura evangelica della Messa di Natale (l'inizio del capitolo 2 del Vangelo di Luca) abbia offerto un buon punto di partenza per una riflessione dedicata a questo tema. Il racconto della nascita di Gesu' mescola arditamente la "storia" e la descrizione dell'evento religioso, ma cosa puo' dire o non dire la ricerca storica su un testo come questo?
Anzitutto, c'e' la famigerata questione del censimento al versetto 2: non staro' a tornare su questo argomento, perche' se ne e' gia' parlato piu' volte in questo blog. L'autore del Vangelo, dal punto di vista storico, ha preso lucciole per lanterne e ha indentificato in maniera errata la nascita di Gesu' con un censimento della provincia romana di Siria che si e' svolto nel 6 della nostra era. La ricerca storica, con un buon numero di solide testimonianze esterne, puo' stabilire con una certa sicurezza che si e' trattato di un errore.
Ma perche' Luca ha voluto mettere la nascita di Gesu' in questo contesto? Un po' di tempo fa, Benedetto XVI ha commentato un altro passo di Luca (l'inizio del capitolo 3 e dell'attivita' pubblica di Gesu') in cui l'evengelista da' ancora una volta un'abbondante serie di indicazioni cronologiche: secondo il Papa, in questo modo Luca vorrebbe dimostrare che Gesu' e' un personaggio storico, che si inserisce pienamente nel contesto generale della storia del mondo. E' questa un'affermazione su cui lo storico puo' esprimere un giudizio? Certamente si'. L'analisi del testo di Luca fa capire che quella era l'intenzione dell'evengelista e che questo era il messaggio che intendeva comunicare (anche se qualche volta, nel fare questo, sbagliava a dare i dati cronologici).
Ma allora lo storico puo' sindacare su tutto? No, perche' va riconosciuto che la ricerca storica non e' l'unica depositaria della verita' (ammesso che esista). E' chiaro che tanto per Luca quanto per Benedetto XVI e' importante dire che Gesu' e' stato un personaggio storico, perche' loro credono che Gesu' fosse un essere divino e che nella sua nascita e nella sua predicazione il soprannaturale si e' manifestato nella storia. Su questo lo storico non puo' dire niente: il soprannaturale cade per definizione fuori dai limiti dell'indagine storica. Sono solo i teologi e, direi, le coscienze dei singoli credenti che devono dire se questo messaggio di Luca corrisponde a verita' oppore no.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Il problema secondo il mio umile parere verte sulla distinzione tra naturale e soprannaturale. Che cos'è per voi il soprannaturale? Cosa il naturale? Sono le nostre categorie a farci distinguere con perentoria - ahimè - decisione tra l'uno e l'altro. In realtà Cristo è la più naturale delle manifestazioni. Da questo punto di vista il Santo Padre senz'altro non spinge verso la soluzione storica dell'enigma (ma quale enigma?) che lei sopra esplica: Cristo è perchè è il suo Regno. Ogni forma di dimostrazione della sua storicità o meno mi sembra inutile, oltre che in odor di blasfemia. don Eusebio

Giovanni Bazzana ha detto...

Caro don Eusebio,
vediamo se ho capito bene: sono d'accordo che il punto sia la distinzione fra le categorie di "naturale" e "soprannaturale" e anche che queste categorie siano nostre formulazioni (d'altra parte, non saprei come fare a esprimermi o a comprendere i fenomeni se non formulando categorie).
In sostanza, pero', non vedo come lei possa affermare che l'evento Cristo (espressione con cui, immagino, lei intenda riferirsi all'incarnazione del divino nell'umano) sia "la piu' naturale delle manifestazioni": la stessa dottrina cristiana identifica questo evento come "miracolo" o "mistero" e il fatto stesso che questa unione di divino e umano si sia verificata una sola volta nell'intera storia dell'umanita' la qualifica decisamente come qualcosa di non "naturale".
E' proprio questo il motivo per cui concordo con la sua conclusione: la storia non puo' e non deve dimostrare o confutare l'evento Cristo (non perche' la cosa sia inutile o blasfema, ma perche' epistemologicamente impossibile): invece la storia puo' e deve accertare se chi ha proclamato o proclama l'evento Cristo crede che questo sia stato un evento storico.
Grazie per l'interessante commento.

Anonimo ha detto...

Caro Bazzana, condivido appieno la sua conclusione, che trovo finalmente sensibile e ispirata. Non sono invece d'accordo sul mistero di Cristo. Mi spiego: l'incarnazione di Cristo è naturale, anche se non umana. Cristo si fa uomo e agli uomini la sua epifania appare come sovrannaturale, al di sopra delle categorie, per usare le sue stesse argomentazioni. Ma ciò che per l'uomo non è e non sembra naturale non vale per il Divino. Che tutto può e tutto comprende ed è, quindi, perfettamente naturale per se stesso. La saluto e la benedico, don Eusebio

Giovanni Bazzana ha detto...

Caro don Eusebio,
la ringrazio, ma mi sembrava di aver sempre detto la stessa cosa.
In ogni caso, penso che guardare agli eventi dal punto di vista di Dio sia cosa assai unica e probabilmente da ottenersi grazie ad una rivelazione piu' che ad uno studio storico. Mi farebbe molta paura se uno storico tentasse di parlarmi della storia del cristianesimo giudicando dal punto di vista di Dio.
Saluti anche da parte mia e auguri per il nuovo anno.