martedì 13 ottobre 2009

Ellenizzazione del cristianesimo IV

Proseguo lentamente l'ascolto degli interventi della settimana biblica italiana 2009, dedicata al tema dell'ellenizzazione del cristianesimo. Questa volta tocca al prof. Claudio Gianotto, dell'Universita' di Torino, che presenta un argomento da lui molto studiato negli ultimi anni: la figura di Giacomo, il fratello del Signore.
Questo personaggio sara' probabilmente ignoto alla maggioranza dei lettori italiani, perche' il dogma cattolico della verginita' di Maria ha fatto si' che la sua esistenza sia stata praticamente dimenticata nel nostro paese. In realta', pero', Giacomo e' esistito eccome e certamente era il fratello di Gesu' di Nazaret (probabilmente anche lui figlio di Giuseppe e Maria): e' interessante notare che Giacomo e' sparito quasi completamente dai Vangeli canonici. L'unico passo in cui egli e' ricordato e' Mc 6:3, in cui compare all'inizio di una lista di fratelli di Gesu' ben noti a Nazaret (si noti che nei passi paralleli tanto Matteo quanto Luca hanno opportunamente eliminato questo riferimento). Si deve anche dire che Giacomo deve essere divenuto una figura di tutto rispetto nella comunita' cristiana di Gerusalemme dopo la morte di Gesu': per esempio, negli Atti degli apostoli (capitolo 15), quando Paolo va a Gerusalemme per partecipare al cosiddetto "concilio apostolico", chi parla per tutti e in effetti prende le decisioni e' appunto Giacomo.
Ovviamente, Giacomo ha lasciato il suo segno anche nel Nuovo Testamento: fra le lettere cosiddette "cattoliche" ce n'e' infatti una attribuita proprio a Giacomo. Questo scritto e' sempre stato poco studiato, soprattutto in ambito protestante, perche' Lutero l'aveva definita "una lettera di paglia". Il grande riformatore se la prendeva perche' Giacomo si oppone chiaramente a Paolo e al fatto che Paolo insegnasse ad abbandonare la Legge mosaica (si prenda, ad esempio, il versetto 18 del capitolo 2: "Tu hai la fede e io le opere: mostrami la tua fede senza le opere e io con le mie opere ti mostrero' la mia fede"). Oggi che gli studiosi hanno abbandonato alcuni pregiudizi e che non si pensa piu' che Paolo abbia detto la parola definitva sul cristianesimo, la lettera di Giacomo e' tornata al centro dell'attenzione e gli sviluppi sono molto interessanti. Di sicuro, e' un testo che da' fastidio a chi oppone ellenizzazione e rispetto della Legge ebraica: Giacomo infatti scrive un greco migliore di quasi tutti gli altri autori del Nuovo Testamento, ma comunque rimane assolutamente osservante.

3 commenti:

luca ha detto...

e bravo Giacomo! ma come è possibile che oggi non si parli piu dei desposinoi? ci da fastidio che fossero loro a guidare la chiesa di Gerusalemme almeno fino al (o quasi) 135? eheheh
un caro saluto

Elijah Six ha detto...

In realtà non solo Martin Luther ha avuto dubbi sulla Lettera di Giacomo. Come scordarsi del fatto che nel canone muratoriano (ca. 200 d.C.) tale lettera è assente, come anche negli scritti di Tertulliano, mentre Eusebio di Cesarea fa presente come essa venga considerata di norma uno scritto pseudoepigrafico (come in realtà anche la maggior parte degli studiosi al giorno d'oggi - questo è almeno quanto riportano ad esempio Udo Schnelle nella sua "Einleitung in das Neue Testament" o Hans Conzelmann e Andreas Lindemann nel "Arbeitsbuch zum Neuen Testament").

Giovanni Bazzana ha detto...

Giusto, con una piccola precisazione: oggi la maggioranza degli studiosi considera pseudepigrafici la maggior parte degli scritti del Nuovo Testamento (in pratica tutti tranne alcune lettere di Paolo).