domenica 20 settembre 2009

La questione dei cibi III

Ho gia' avuto modo di scrivere che le informazioni che possediamo sul momento in cui i cristiani smisero di osservare le norme dietetiche giudaiche sono assai frammentarie. Fra i testi del Nuovo Testamento, gia' i piu' antichi, vale a dire le lettere di Paolo (scritte negli anni 50 e 60 del primo secolo), sembrano dare la cosa per avvenuta, anzi l'apostolo dei Gentili reclama per se' il privilegio di aver introdotto per primo questa innovazione nel suo annuncio del Vangelo. Ovviamente, questa scelta di non seguire piu' la legge mosaica (anche in altri aspetti, come, ad esempio, quello della circoncisione) e' fonte di contrasti e infatti gran parte delle lettere paoline e' occupata da dibattiti e polemiche riguardanti la questione di cui stiamo parlando.
In una delle missive piu' infiammate, la Lettera ai Galati, Paolo racconta di essersi recato a Gerusalemme per discutere con gli apostoli e gli altri capi della chiesa i contenuti del suo insegnamento missionario (2:1-10). Secondo questa relazione, a Paolo non fu imposto di cambiare il suo annuncio. Paolo prosegue poi raccontando come un po' di tempo dopo, ad Antiochia, egli si fosse aspramente scontrato con Pietro, che aveva deciso di non mangiare piu' con i Gentili convertiti al cristianesimo, probabilmente perche' costoro non rispettavano le regole dietetiche della Legge, come insegnava anche Paolo (2:11-14). Pare che, dopo questo scontro, la comunita' di Antiochia, una delle piu' importanti nella chiesa antica, fosse passata dalla parte di Pietro, perche' Luca negli Atti degli Apostoli ci racconta che Paolo non sarebbe piu' tornato a visitare quella citta'. E' interessante notare che Paolo, proprio raccontando del suo faccia a faccia con Pietro, usa per la prima volta il termine "giudaismo" e, a parere di molti, inventa una nuova religione e con essa la distinzione fra ebrei e cristiani.
La stessa storia viene raccontata di nuovo in un testo piu' tardo, gli Atti degli Apostoli, nel capitolo 15. Qui non troviamo niente di storico, ma la rielaborazione teologica dell'autore che scrive all'inizio del secondo secolo. Per l'autore degli Atti la storia della chiesa deve seguire uno schema di totale accordo fra tutti i personaggi principali diretti e ispirati dallo Spirito di Dio. Cosi' e' anche per l'incontro di Gerusalemme che diventa un vero e proprio "concilio" in cui Paolo, Pietro e Giacomo si trovano a discutere e finiscono per accordarsi sul fatto che alcune regole dietetiche di base debbano essere seguite da tutti. Esattamente il contrario di quello che Paolo aveva raccontato nella Lettera ai Galati.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Caro prof. Bazzana,
consultando gli Atti, circa l'argomento dei cibi mi ha incuriosito il Cap. 10. Pietro ( forse per dissociarsi dalla legge mosaica) ha la sua visione/rivelazione (tovaglia...)e si giustifica di non aver mai trsgredito la legge circa i cibi impuri ecc. Per far tornare i conti anche Cornelio ha la sua visione/rivelazione.
L'autore degli Atti è stato forse influenzato dal libro dell'Apocalisse di Giovanni? C'è qualche analogia o mi sbaglio alla grande?
Cordialità... G. Nicora