sabato 15 agosto 2009

Anticristo II

Come abbiamo visto in precedenza, l'autore dell'Apocalisse ricombina elementi tratti dalle antiche profezie, ma la sua attivita' letteraria non si ferma qui. E' molto importante notare che, nell'intenzione dello scrittore apocalittico, le profezie si sono compiute nel momento storico in cui egli vive e scrive la sua opera.
Questo e' vero anche nel caso della figura dell'Anticristo e ve ne propongo alcuni esempi:
1. Proprio all'inizio del capitolo 13 si dice che l'Anticristo e' una bestia "che viene dal mare": perche' questo elemento? Il mare identifica la bestia come una rappresentazione simbolica del potere imperiale di Roma: l'Apocalisse e' stata scritta nella provincia romana d'Asia (la parte piu' occidentale dell'odierna Turchia) e infatti noi sappiamo che ogni anno il governatore, il proconsole d'Asia, giungeva nella sua capitale, Efeso, in nave e, quindi, dal mare.
2. Le sette teste della bestia sono un indizio di grande importanza per la datazione dell'Apocalisse, perche' in 17:9 ci viene detto che esse rappresentano "sette colli" su cui siede la prostituta (un riferimento molto chiaro a Roma) e "sette re", di cui il sesto e' attualmente in vita, mentre i precedenti cinque sono morti. Se si contano gli imperatori romani a partire da Cesare (come si faceva nell'antichita': si pensi alle "Vite dei dodici Cesari" di Svetonio) si vede che il sesto e' Nerone, famoso per aver perseguitato duramente i cristiani. E' per questo motivo che l'Apocalisse viene da alcuni studiosi datata all'epoca neroniana: diciamo gli anni 60 del primo secolo.
3. Per finire, in 13:8, al culmine del potere della bestia, si dice che essa viene adorata dagli abitanti della terra. Molti vedono qui un riferimento alla pretesa degli imperatori di venire adorati come dei: l'Apocalisse polemizza anche altrove contro questa pratica che incomincia a diffondersi in Oriente proprio alla fine del primo secolo.
Da questi cenni si deduce che l'autore dell'Apocalisse non prevede un futuro nebuloso e lontano, ma intende descrivere simbolicamente le ingiustizie che vengono ogni giorno compiute dall'imperialismo romano.

3 commenti:

Paolo ha detto...

Caro Bazza,
come al solito mi manca il background e quindi, un po' in modo naive, mi rifaccio solo al testo dell'apocalisse, ignorando tanti che su tale testo hanno scritto.

Anche se di tanto in tanto l'anticristo è stato identificato in Diocleziano, Lutero, berlusconi, visto che nulla è però successo (ma ribadisco che i cristiani dell'origine si aspettavano di vedere i 10 corni sbucare dal mare da un momento all'altro... se si leggono le lettere ai Tessalonicesi... o Paolo o il Signore: uno tra i due si è sbagliato ), mi pare che ora si dica: mmm... vediamo di reinterpretare il tutto in modo che abbia un significato, ma sì dai, è un testo di critica politica.

però: se volessi descrivere le cose come stanno, lanciando una feroce critica al potere costituito, non inizierei con 1.1 "le cose che devono avvenire fra breve". o come in 4.1... e dai! come ho già avuto modo di dire, a Patmos cresceva l'hashish.

Io personalmente preferisco vederci la famosa interpretazione dei VI VI VI in WWW.

ciao!
P

Giovanni Bazzana ha detto...

Caro Paolo, sono d'accordo in tutto e in particolare quando dici che l'Apocalisse aveva (e ha, a quanto pare) certo bisogno di essere reinterpretata ogni volta che mutavano le condizioni storiche. Sul fatto che la critica politica sia una giustapposizione, direi che rimango dell'idea che l'autore ha probabilmente inteso dare all'opera un senso (teologico-)politico come anche nel caso di molti altri scritti apocalittici: naturalmente bisogna essere consapevoli del fatto che, all'origine, questi scritti erano diretti a un numero piccolissimo di lettori. Quindi, direi una setta di visionari un po' squilibrati e ferocemente ostili a chi deteneva il potere.

Bruno ha detto...

Gentile Bazzana, il riferimento a Roma, da quel (poco) che so, non è così unanime nel parere degli studiosi. Molti ritengono problematica l'identificazione con la città eterna e propendono per associare il riferimento a Babilonia. Che ci sia una chiave di lettura storica è fuori di dubbio, ma quanto la nostra interpretazione romanocentrica poggia su fondamenta solide?